Vincenzi e Genova

Creato il 06 novembre 2011 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su novembre 6, 2011

di Domenico Lombardini

Allora, riassumiamo. Qui a Genova, a detta della sindaca (già in questa autodenominazione sulla cartellonistica cittadina vi è il sintomo di qualche stortura caratteriale: perché mai enfatizzare il fatto sono-donna-e-sindaco? I risultati del femminismo e del post-femminismo sono sotto gli occhi di tutti, solo i ciechi non vedono), c’è stato un evento straordinario non prevedibile. Poi rivendica il fatto che, in quanto vigente l’Allerta 2 già da ieri, era implicito, a suo dire, che la gente fosse al corrente della gravità della situazione. Quindi, si aveva precognizione della gravità della cosa o no? Decidiamoci. Tuttavia, non sono state chiuse le scuole le quali, come ben sappiamo, mobilitano molta parte delle automobili a Genova, per il trasporto dei bambini. E non dimentichiamo che ieri Genova era piena di automobili, la gente lavorava, i bambini e i ragazzi andavano a scuola come in un qualsiasi giorno della settimana. Quante volte si è abusato dell’Allerta 2 a Genova? Se tu emetti un numero di Allerte 2, una dietro l’altra, e poi non succede mai niente di grave, il cittadino capisce che l’allerta in questione non è poi così grave. Ciò è del tutto normale. Poi Vincenzi mi viene a dire che “allora, insomma, se i cittadini non capiscono che, da un po’ a questa parte per motivi metereologici (sic), Allerta 2 significa non uscire da casa, io non posso farci niente”. Vincenzi si è sentita subito accerchiata. Non che lo fosse: la gente, e i giornalisti, avevano altro da fare. Non fosse la sua cattiva coscienza a parlare per lei, a indurla a difendersi senza che vi fosse ancora alcun tipo di aggressione nei suoi confronti? Se il messaggio doveva essere non uscire da casa, sindaca Vincenzi, dovevi dirlo chiaramente, non tirarlo fuori ex post a morti fatti. Ora è facile, ipocrita e stupido dire “la gente non ha capito”, “la gente è incosciente ad andare in giro”. Non hai voluto allarmare i cittadini (in questo modo, intendiamoci, non prendendo nessuna decisione, non assumendo nessuna responsabilità)? Allora si sarebbe potuto optare per il compromesso: la chiusura delle scuole. In questo modo la cittadinanza sarebbe stata edotta sulla gravità potenziale dell’evento. La verità è più semplice, come il solito: lei, cara sindaca di Genova (spero dimissionaria per come ha gestito questa catastrofe; e per gestire intendo non solo le sue capacità organizzative (dimostratasi nulle), ma anche quelle attinenti alle sue doti caratteriali ed empatiche), non era al corrente della gravità degli eventi, non era più cosciente del cittadino medio, ma piuttosto di riconoscersi una responsabilità (anche ingiustamente, come ogni uomo-donna di potere dovrebbe tuttavia fare), ha scaricato il barile sul popolo cane che non capisce un cazzo. È riuscita pure a dire che il provvedimento di tenere aperte le scuole è stato “provvidenziale”, con un meccanismo psicologico ben individuabile nel difendersi subito laddove si è più vulnerabili, salvo in questo modo mostrare apertamente non solo la propria coscienza sporca, ma anche la superbia di non riuscire a dire di essere stati impotenti davanti a ciò che è accaduto.
Ora Genova, sfigurata e in certe zone mezza distrutta, si chiede perché deve subire tutto ciò, se ogni anno viene letteralmente crivellata di lavori pubblici, pochi dei quali, tuttavia, per “la messa in sicurezza del territorio”.


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