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Vincenzo Bucca un altro eroe castellammarese misconosciuto in patria

Creato il 29 novembre 2014 da Diarioelettorale

Mi sono soffermato già qui sul come e sul perchè della rimozione dell’eroe, del “non uguale” nella società conformista e di come tale sia la società castellammarese.
Francamente non so’ se anche nel caso di Vincenzo Bucca sia accaduta la medesima cosa o se la sua nascita a Castellammare del Golfo nel 1895 sia stata solo un accidente da cui si sia liberato ben presto per crescere e formarsi in luoghi lontani. Si noti che il nostro muore nell’agosto del 1914, quando non aveva ancora compiuto venti anni, e che nel frattempo aveva avuto modo di fare politica e diventare Segretario Nazionale dei Giovani Repubblicani. 

Gli storici del luogo, con la consueta onestà intellettuale, son certo, non ci faranno mancare particolari ed aneddoti sulla infanzia, i giochi, le piccole incombenze quotidiane, per come accaduto già in passato nel caso di altri soggetti entrati loro malgrado nella storia di questa cittadina.

Dopo avere appreso quindi dell’esistenza di un altro eroe castellammarese diventa doveroso portare a conoscenza dei nostri amabili lettori della vicenda de “I sette di Babina Glava” (Montenegro) dal luogo in cui morirono non tutti, per fortuna dei sopravvissuti, il 20 agosto 1914, o della vicenda de “I primissimi” come li definisce un documentario di RAISTORIA, ovvero coloro che partirono volontari prima che l’Italia entrasse in guerra nella Prima Guerra Mondiale.

Erano costoro, Vincenzo Bucca (viene indicato in genere come di Palermo o siciliano ma sappiamo ora essere nato a Castellammare del Golfo), Cesare Colizza e il fratello maggiore Ugo (entrambi di Marino), Francesco Conforti (salernitano), Mario Corvisieri (romano di Castel Madama), Nicola Goretti (di Sutri) ed Arturo Reali (di Marino).

Erano repubblicani e garibaldini, persone che: “consideravano loro dovere combattere al fianco del più debole, la cui libertà è posta in pericolo”.
Vincenzo Bucca quando si imbarca in questa avventura era già il Segretario Nazionale dei Giovani Repubblicani, e frequentava spesso i Castelli romani ed in particolare Genzano e Marino, così quando l’Austria-Ungheria invade la Serbia in conseguenza dell’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este (28 giugno 1914), i sette raccolgono l’appello di Ricciotti Garibaldi (figlio dell’Eroe dei due mondi) a mobilitarsi per la Serbia e partono per difendere la giovane nazione slava dall’aggressione del potente impero asburgico.

” Erano repubblicani? Erano anarchici?” – commentò un foglio repubblicano qualche tempo dopo – Non importa sapere: erano italiani e seguivano una tradizione che è gloria d’Italia: quella garibaldina. Con loro, tutti militanti del PRI, si trovava in effetti anche l’anarchico Cesare Colizza, di Marino Laziale, un veterano della camicia rossa (aveva preso parte come ufficiale alla seconda spedizione garibaldina in Grecia, nel 1912, combattendo a Drisko).

Il gruppo di garibaldini parte da Roma separatamente per incontrarsi il 31 luglio 1914 a Bari, imbarcarsi sul “Miksale” fingendosi “turisti americani” il 2 fecero scalo a Corfù; la mattina successiva Patrasso e il Pireo quindi, nel pomeriggio, Atene, qui si presentano alle autorità serbe, che forniscono loro un lasciapassare.
Pur sconsigliati da Ricciotti Garibaldi arrivano in Serbia il 10 agosto.
Qui si arruolano come soldati semplici nella bande di volontari dell’esercito serbo.
Schierati sul fronte montenegrino, affrontano gli austro-ungarici il 20 agosto 1914 sulle alture vicino Visegrád, al confine con la Bosnia, nell’ambito della battaglia del Monte Zer.
In particolare il gruppo italiano tenta un’avanzata approfittando di un momento di disorganizzazione dell’esercito asburgico, ma i sette restano isolati in mezzo alle linee nemiche; nello scontro per disimpegnarsi dall’accerchiamento muoiono Francesco Conforti, Vincenzo Bucca, Mario Corvisieri e Nicola Goretti, oltre a Cesare Colizza, che viene colpito mentre “eretto in tutta la persona grida: Viva l’Italia!”.
Ferito a morte, Cesare ordina al fratello Ugo e all’altro marinese, Arturo Reali, di lasciarlo lì e ritirarsi dietro le linee serbe.
Pare che le sue ultime parole prima di morire siano state: “Abbasso l’Austria”.

Il 14 settembre 1914, radicali, repubblicani, socialisti, anarchici, si riuniscono nella “Casa del Popolo” per commemorare i cinque di Babina Glava. I caduti vengono inumati sul posto e i loro nomi sono incisi in una lapide, all’ingresso del cimitero di Belgrado.
I sette di “Babina Glava” vengono insigniti di Medaglia d’Oro al V.M. di Serbia.
Il 9 settembre 1917 una missione militare serba viene in Italia per consegnare le medaglie ai parenti dei cinque caduti e ai due superstiti in una cerimonia solenne a Roma, in Piazza di Siena.

Nella piazza di Marino il 29 luglio 1922 fu posta questa epigrafe:

A – COLIZZA CESARE – BUCCA VINCENZO – CORVISIERI MARIO – CONFORTI FRANCESCO – GORETTI NICOLA – CHE PERPETUANDO IN TEMPI OSCURI – LA FULGIDA TRADIZIONE GARIBALDINA – RACCOGLIEVANO TRA I PRIMI LA SFIDA- LANCIATA DALLA TRACOTANZA ASBURGICA – ED IMMOLAVANO IN SERBIA LA GIOVINEZZA FIORENTE – IN DIFESA DEI POPOLI OPPRESSI – FECONDANDO COL SANGUE – LA RITORNANTE PRIMAVERA ITALICA – CHE SCIOLSE LE ALI DELLA VITTORIA – INCATENATE IN CAMPIDOGLIO – E LE VOLSE AL FATIDICO VOLO VENDICATORE SULLE VIE DI TRENTO E TRIESTE – IL POPOLO DI MARINO – QUESTO MARMO CONSACRA – CADUTI IL 20 AGOSTO 1914 – .

L’eredità morale, politica e civile dei sette tuttavia non mancherà di dar luogo a speculazioni negli anni successivi a quel 20 agosto 1914 in virtù anche del fatto, non secondario, che il sopravvissuto Ugo Colizza indosserà la camicia nera e sarà anche podestà di Marino dal 1923 al 1928.

A questo link un breve documentario di RAISTORIA “I Primissimi” Rai Storia – La Grande Guerra, 100 anni dopo.

La vicenda de “I sette di Babina Glava” è trattata ampiamente nel libro di Antonino Zarcone: “I Precursori – Volontariato democratico italiano nella guerra contro l’Austria: repubblicani, radicali, socialisti, riformisti, anarchici e massoni”.
Qui un resoconto della presentazione del libro presso l’ANPI di Roma.

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Questo il Comunicato Stampa del Comune di Castellammare del Golfo:

È di Castellammare ed è un eroe serbo: il sindaco accoglie lunedì una troupe televisiva serba, accompagnata dagli ufficiali dello Stato Maggiore dell’Esercito.

Il Ministero della Difesa ha autorizzato le riprese dei luoghi dove sono nati sette volontari italiani, morti in Serbia nel combattimento contro gli austriaci.

Un castellammarese eroe nazionale serbo perché morto nel combattimento contro gli austriaci. Ufficiali dello Stato Maggiore dell’Esercito accompagneranno la troupe televisiva della “Zastava film”, casa di produzione cinematografica del Ministero della Difesa serbo, che lunedì alle ore 10, arriverà a Castellammare del Golfo e sarà accolta dal sindaco Nicolò Coppola.

Il Ministero della Difesa, in accordo con il Governo della Serbia, ha autorizzato, infatti, le riprese dei luoghi dove sono nati e vissuti i sette volontari italiani che nel 1914 si sono recati in Serbia per combattere contro gli austriaci. Caduti in combattimento, i sette italiani sono considerati dai Serbi eroi nazionali.

Uno dei sette volontari italiani era di Castellammare del Golfo: Vincenzo Bucca, nato nel 1895.

L’ufficio storico dello Stato Maggiore dell’esercito ha chiesto al sindaco Nicolò Coppola di accompagnare la troupe televisiva serba nella visita del Comune di Castellammare.

«Proposta che ho accettato ben volentieri incaricando anche i nostri uffici di ricercare più dettagliate informazioni richiesteci sul nostro concittadino -afferma il sindaco Nicolò Coppola-. La troupe televisiva effettuerà le riprese dei luoghi legati alla memoria di Vincenzo Bucca, per ricostruirne la vita a Castellammare prima della partenza per il fronte serbo, possibilmente anche tramite testimonianze».

Portavoce del Sindaco: Annalisa Ferrante”


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