Vincenzo: “La tromba mi ha salvato”

Creato il 09 febbraio 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

Nove anni fa i medici con lui furono impietosi. Gli dissero che sarebbe rimasto per sempre immobile a letto e avrebbe usato un respiratore artificiale.

Alla faccia di quella diagnosi senza speranza, Vincenzo Deluci, nato nel ’74 a Fasano, in provincia di Brindisi, non è mai rimasto a letto, un po’ di autonomia se l’è conquistata e di fiato ne ha talmente tanto, che si è rimesso a suonare la tromba. La sua adorata tromba, quella che in passato gli ha permesso di collaborare con artisti internazionali del calibro di: Bob Moover sassofonista di Chet Baker, Tony Scott, leggendario clarinettista, amico di Billie Holiday e Charlie Parker, Bruno Tommaso, Roberto Gatto, Rita Marcotulli, Paolo Fresu,  Gianluca Trovesi, Vinicio Capossela, Sergio Caputo, Lucio Dalla, Avion Travel e Teresa. De Sio.

“Ho ripreso – dice – e così mi sento vivo, completamente indipendente. Solo suonare mi fa vibrare ancora”.

L’amore per la musica, che ha da quando aveva tre anni (dal giorno in cui chiese ai suoi genitori di comprare una tromba di plastica rossa in un negozio di giocattoli), l’ha salvato.

“Poter di nuovo tenerla in qualche modo tra le mani – afferma – e prestarle la mia voce, mi permette ancora di sognare. Suonavo e suono per passione. Ho cominciato a prendere lezioni da uno zio trombettista all’età di quattro anni. E’ passato tanto tempo, ma le emozioni sono sempre forti. Prima del mio incidente automobilistico, insegnavo musica in una scuola media inferiore e tromba jazz al conservatorio di Bari.

Nell’ottobre del 2004, intorno alle 2 di notte, stavo rientrando a casa dopo aver tenuto un concerto, con il mio trio, in un teatro di Maglie (Le), quando un’auto sulla statale ci tagliò la strada. L’autista non scese neanche per vedere cosa fosse accaduto. Per fortuna arrivarono subito i soccorsi, chiamati dai musicisti del mio gruppo, che erano con la loro auto dietro la mia e che si accorsero subito della gravità dell’incidente. Uno choc difficile da descrivere.  Ero un trentenne, con tutta la vita davanti. Sogni spezzati in un solo attimo, e non ne avevo colpa. Mi resi conto subito dei danni fisici che avevo subito. Ero lucido. Solo un sonnellino in ambulanza nel trasporto all’ospedale e come in un flash vidi tutta la vita diversa, che avrei dovuto vivere da quel momento.

In tutto questo ho avuto tante delusioni. Per qualcuno la porta è sempre aperta. Di amici ne ho trovati tantissimi. Ne ho persi altrettanti, ma penso sia il corso della vita, non credo sia stato l’incidente. Oggi ho una vita piena d’impegni. Da tetraplegico, però, sono diventato lento come una lumaca. Continuo a lavorare, suonare, comporre, registrare, ascoltare. E poi ci sono gli esercizi che devo fare ogni giorno con la fisioterapista e da solo”.

Ma Vincenzo non è mai caduto in depressione, grazie all’amore della sua famiglia e alla musica.

“Dopo l’incidente – chiarisce – i medici furono netti. Non mi sarei potuto staccare né dal letto, né dal respiratore artificiale, a causa dell’alta lesione del midollo. Ma io sono vivo, sono, sì, su una carrozzina, ma vivo e suono. E questo è ciò che conta”.

Vincenzo suona grazie ad una tromba particolare, con la coulisse, una slide trumpet, adattata ai movimenti residui del suo fisico,  cioè avambraccio sinistro, collo e testa. Ad idearla è stato un suo amico, trombettista,  Giuliano Di Cesare, con cui un anno fa ha dato vita ad un’associazione: AccordiAbili, www.accordiabili.it .

“La musica – aggiunge – per me è tutto. E’ il mio mondo. Mi fa stare bene, male, mi dà speranza, felicità, tristezza. Suonare è come vivere una storia d’amore. Ci sono alti e bassi. Solo che la musica non potrà mai tradirti”.

Tre anni fa Vincenzo è tornato a suonare in pubblico nelle viscere della terra, cioè nelle grotte di Castellana, nel Barese, “dove – spiega – ho portato in scena VianDante paradiso/inferno andata e ritorno, un’ opera musicale scritta da me con un puntatore ottico, che utilizzo per scrivere al pc, visto che non posso più usare le dita della mano. Varie estrapolazioni dai Canti della Divina Commedia. Tra le voci recitanti, quella di Peppe Servillo e degli Avion Travel. L’opera è stata incisa su cd ed è in vendita nei negozi di musica. Un altro lavoro discografico in fase di chiusura in questi giorni, è Altre Destinazioni, uno spettacolo teatro – musicale, messo in scena circa un anno fa dal trio viaggio: Vincenzo alla slide trumpet ed electronics, Camiolo Pace al contrabbasso e Raffaella Piccoli, voce recitante. “Con noi – fa sapere – Giuliano Di Cesare alle video installazioni, Gabin D’abirè voce africana e Nando Di Modugno alla chitarra. Le musiche le ho scritte quasi tutte io. Ce n’è una di Raffaella Piccoli. Il progetto è una storia inventata, o meglio rielaborata, attraverso uno dei miei tanti sogni. Al centro il suono di una campana ed un tappeto volante sonoro. Ma non voglio rivelare altri particolari”.

Lo standard jazz e il musicista che ama di più? “Il brano che più mi piace – risponde – è My Funny Valentine. Lo suonavo in ogni concerto e quando ne ho l’occasione continuo a farlo. Il musicista che mi piace di più, anche per tutte le evoluzioni che ha avuto, è Miles Davis. Adoro anche la cantante afroamericana Cassandra Wilson, con cui ho avuto la fortuna di suonare un brano in una jam session in un locale a New York, il giorno di San Valentino”.

Si sente un tipo tosto? “No – dice –  forse più una capa tosta. Devo riuscire a fare sempre quello che mi passa per la testa. Cado, però, di fronte all’indifferenza e all’insensibilità”.

Se qualcuno le chiedesse come si fa a non mollare, cosa direbbe? “Premetto che non so dare consigli – replica – posso dire cosa ho fatto o faccio per farmene una ragione. Beh, prima di tutto, non piango, anche perché non potrei asciugarmi le lacrime. Le mie mani non arrivano sopra gli occhi. Poi ascolto moltissima musica e mi faccio delle domande. A volte ci metto giorni a darmi una risposta. Ma l’uscita riesco a trovarla, anche perché, se mi deprimo, chi può aiutarmi? Non cambierebbe niente. Ho sempre i miei splendidi genitori, che in ogni momento mi prestano le gambe e le mani per vestirmi, lavarmi e mangiare. Quando sto per sprofondare ascolto Miles Davis e ricomincio”.

                                                                                                                          Cinzia Ficco


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