È scaduta alle 15:00 di oggi la possibilità di partecipare e di votare le recensioni partecipanti al Contest “Natale con Rupe Mutevole Edizioni”. Il Contest è stato promosso dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni in collaborazione con noi di Oubliette Magazine.
Il Contest ha avuto inizio il 10 novembre 2014 e dava la possibilità di partecipare gratuitamente con una mini recensione, di massimo 300 parole, di un libro a scelta di qualsiasi casa editrice italiana. Il bando prevedeva la partecipazione sul social network Facebook attraverso la Pagina Fan Ufficio Stampa Rupe Mutevole.
Un Contest di invito non solo alla lettura ma al cimentarsi nel recensire un libro, nell’esporre brevemente il proprio pensiero. Il premio prevedeva:
1° classificato: tre libri a scelta fra tutto il catalogo di Rupe Mutevole Edizioni
2° classificato: due libri a scelta fra tutto il catalogo di Rupe Mutevole Edizioni
3° classificato: un libro a scelta fra tutto il catalogo di Rupe Mutevole Edizioni
4° classificato: un libro a scelta fra tutto il catalogo di Rupe Mutevole Edizioni
5° classificato: un libro a scelta fra tutto il catalogo di Rupe Mutevole Edizioni
Con 132 voti Bernadette Amante e la sua recensione del libro “Liceali. L’insegnante va a scuola” dell’autrice Francesca Luzzio si è aggiudicata il primo posto del Contest. Il secondo classificato con 126 voti è Andrea Broggi con “Stanza 411” di Simona Vinci. Adua Biagioli si è aggiudicata il terzo posto con 79 voti partecipando con la recensione “Ingollare senza affogare” di Paola Pellegrini. Quarto posto con 59 voti per Rebecca Mais ed il suo “Ancora un’altra cosa” di Saula Astesano. Quinto posto per Teresa De Salvatore con 50 voti e con la recensione “El specialista de Barcellona” di Aldo Busi.
Di seguito i nominativi di tutti i partecipanti del Contest “Natale con Rupe Mutevole Edizioni”: Valentina Orsini, Simone Turri, Giovanna Albi, Antonio Pittau, Daniela Schirru, Clara Cecchi, Irene Gianeselli, Luca Gamberini, Rosario Tomarchio, Maila Daniela Tritto, Ivano Nanni, Gabriella Becherelli, Maurizio Coscia, Luigi Gatti.
VINCITORI
1° classificato: Bernadette Amante con “Liceali. L’insegnante va a scuola” di Francesca Luzzio
Dentro la scuola c’è qualcosa che va oltre lo studio, c’è l’amicizia, c’è l’amore, c’è la vita e poi ci sono i professori, chiamati dai giovani d’oggi semplicemente prof. Ma chi sono davvero i prof? Per la maggior parte degli studenti sono persone che danno voti in cambio di studio, esseri soprannaturali, persone senza cuore, altri addirittura pensano che vogliano il loro male. Questi studenti si sbagliano… Gli insegnanti non ci danno un voto negativo perché gli piace ma per farci capire quanto impegno abbiamo messo nel compito affidatoci; fanno ore di lezioni, ripetendoci decine di volte gli stessi argomenti finché non li abbiamo davvero capiti, perché amano ciò che insegnano, perché vogliono trasmetterci il loro sapere, perché vogliono prepararci al futuro. Il libro “Liceali. L’insegnante va a scuola”, attraverso un insieme di prosa e poesia, ci fa capire cosa sente l’insegnante, quali emozioni prova, cosa vede negli occhi dei suoi alunni. Francesca Luzzio ci mostra il cuore dei prof, toglie la loro maschera, ci fa capire la loro sofferenza di fronte a studenti che mostrano indifferenza nei loro confronti, ci fa osservare la situazione dal punto di vista degli insegnanti, anche loro il primo giorno di scuola sono emozionati, anche loro sono stati studenti, anche loro sono stati seduti in quei banchi. Questi racconti, sono lezioni di vita per gli adolescenti, ma, agli insegnamenti dati agli studenti, vanno ricordati anche quelli dati ai genitori, a questo punto è giusto citare il racconto “Invadenza”. Ai racconti si aggiungono poi delle poesie che fanno riflettere sugli atteggiamenti degli adolescenti d’oggi riguardo l’insegnante e la loro stessa vita. Paura, coraggio, sofferenza, amore sono solo alcuni degli ingredienti di cui è composto questo libro, assolutamente da leggere, rivolto a tutti, adolescenti, genitori, insegnanti…
2° classificato: Andrea Broggi con “Stanza 411” di Simona Vinci
Parlare di questo libro mi è davvero difficile. È il suo aver invaso la mia sfera sentimentale, a rendermi complicata la stesura di una qualsivoglia recensione, un esercizio che ha bisogno di chiarezza logica, di attitudine all’attenzione per i particolari, presenza. Invece questo libro mi ha tolto tutto già con la copertina; quella silhouette di donna così eterea da essere quasi trasparente, come se lei fosse relativamente importante, come se il focus non fosse lei, ma la stanza. Una fotografia persistente nella lettura e nella mia memoria. Stanza 411 è un libro d’amore. Credo simile a nessuno tra quelli a cui siete abituati. E’ come se vi entrasse un coltello nel petto e la sua punta cercasse la vostra vulnerabilità, trovandola senza alcun indugio. È una storia d’amore raccontata in prima persona. Ma è priva di nomi. Non sono importanti. Le sue pagine sono come gli occhi di una donna: vivaci, sensibili, ammalianti e crudeli. Non c’è un lieto fine. È una catarsi. È talmente bello da togliere il fiato, una notte d’amore prima del carcere a vita. Questo libro innamora, patologicamente. Ma, come una donna, non è per tutti. La Vinci vive come donna prima che come scrittrice i postumi dei sentimenti che racconta, ne vive i ricordi, l’emozioni, la carnalità. O almeno è così che l’ho percepito. Leggetelo, anzi fateci l’amore. Accarezzatelo, leccatelo, sentitene l’odore come fareste con la pelle della vostra (o del vostro) amante. Badate, amante, non amato. È una relazione che saprete già finita prima ancora di cominciare, non per questo meno dolce, chimerica, avvolgente. È apoteosi e inferno. È una destinazione, non un arrivo. Buona lettura.
3° classificato: Adua Biagioli Spadi con “Ingollare senza affogare” di Paola Pellegrini
Gustavo contempla le sue strade, quelle che neppure lui ancora sa trovare nel suo viaggio, tramite di incontro con Clarissa. Clarissa è in attesa di quell’amore che solo sa cogliere i suoi frutti “già pronti sull’albero della vita”. La storia tra un ragazzo e una ragazza, un uomo e una donna. Tutto parte da una riflessione impreziosita dalla scrittrice con parole che si intercalano nel pensiero: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. La distanza è enorme, viene da pensare che in mezzo ci sia il male. Perché se nel mezzo ci fosse il mare si potrebbe attraversare, nuotarci dentro, mentre se c’è il male possiamo solo sperare di non andarci a cadere dentro per non affogare nelle viscere e nelle tenebre dell’abisso”. E l’attesa è sovrastante, si devono correre dei rischi, fare delle scelte e come ogni donna anche Clarissa attende che sia lui, l’uomo a fare il primo passo, ad agire. Ma i sentimenti rendono sempre gli uomini fragili di fronte alle responsabilità. L’uomo è ricco di fragilità, vi si immerge nelle molteplici paure dell’agire, che spesso lo trovano disarmato e bloccato. “Scappa!” Pensa fra sé e sé Gustavo, “il legame è un vincolo o una liberazione”. Si è parlato della scrittura di Paola Pellegrini, come di una scrittura semplice e al contempo martellante, che incalza senza lasciare respiro, frase dopo frase, in un richiamo di assonanze e rime che riportano il marchio musicale sui testi. Dalla sua scrittura esce ed emerge l’ottima nota evolutiva di cui un brillante incedere serrato tendente alla musicalità della canzone, resa poi interessante dal contesto descritto dalle trame spesso ingarbugliate che la vita ci pone a sciogliere, sa divenire alla fine ironicamente dolce e puntiglioso (…”dietro un telefono che non squilla c’è una stella che non brilla”..). All’interno di questa padronanza scritturale, la scrittrice coglie le riflessioni universali che un uomo e una donna cercano di dare a se stessi per completarsi, per dare un senso compiuto alle loro vite. Talvolta non è semplice e non basta una vita a realizzare se stessi, le proprie ambizioni i propri sogni e i desideri. Spesso, come appunto il citato Demostene sostiene “Nulla è più facile che illuderci perché l’uomo crede vero ciò che desidera”, e la sfida affronta avversità e paure tutte da ingollare, senza per questo alla fine morire.
4° classificato: Rebecca Mais con “Ancora un’altra cosa” di Saula Astesano
Quanto può essere complicata la vita talvolta? E quanto siamo disposti a fare per andare oltre e trovare almeno un pizzico della tanto agognata felicità? Queste sono le domande che si pone la protagonista di questo romanzo, Ludovica, una giovane ragazza poco più che ventenne la cui esistenza non è stata troppo clemente con lei. La sua fortuna è stata quella di conoscere il Dottor Conio, il suo psicologo di fiducia, che l’ha aiutata e spronata a cambiare radicalmente vita cominciando col trasferirsi in un’altra regione. La nuova vita in Toscana, il nuovo lavoro e le nuove amicizie l’aiuteranno a costruire una nuova Ludovica, non senza difficoltà. A tormentarla vi è inoltre la presenza del suo ex che la maltrattava psicologicamente e fisicamente: liberarsi di lui, dimenticare le esperienze negative e riacquistare fiducia nell’amore sarà il suo compito più arduo. Una storia nella quale tante ragazze si possono rispecchiare, una vicenda che fa comprendere quanto sia necessario prestare attenzione a chi ci sta attorno senza però dimenticare che non siamo soli e che per ognuno di noi vi è qualcuno che ci vuole bene e che ci sta accanto nei momenti più ombrosi e in quelli positivi.
5° classificato: Teresa De Salvatore con “El Especialista de Barcellona” di Aldo Busi
Politica e morale fra Busi e Ruini. Faccenda incasinata. Tempo fa Lilli Gruber, intervistò Ruini e gli chiese (cito a memoria): “Lei 4 anni fa ha scritto che non bisogna attaccare un politico su questioni politiche per motivi politici nel campo della morale personale. Lo direbbe ancora?” E Ruini: “Certamente: non dico che un uomo al potere non debba avere una vita moralmente retta, tutt’altro, dico che quando lo si attacca in questo campo con obiettivi politici la cosa è politicamente negativa.” Pensai: “Ma ci è o ci fa: insomma il nostro benschifato narciso come ha comprato sesso e tenuto subornate/ricattate fanciulle e donnette nella sua vita privata, così ha comprato/ricattato/ipnotizzato tutti quelli con cui ha sgovermato”. Tale e quale. Con lui siamo tutti puttani (non al femminile, perché escluderebbe i maschi, tertium non datur). Ed ecco Busi da “El Especialista de Barcellona”, pag 352: “La gente è per come chiava: se chiava bene è buona, se chiava male è cattiva, e non c’è alcuna differenza tra una lavandaia, un capo spirituale e uno di stato. Dimmi come chiavi e ti dirò chi sei: cosa aspettarmi dalla gestione del focolare domestico o del bene pubblico.” Eccone un altro che scopre l’acqua calda, ma d’altronde non ha temuto di definirsi moralista e sincero ed ecco soddisfatta la moralista cattolica non fondamentalista antiRuinista, ma… mi viene in mente l’espressione “prendere per il c….” che non ha un’accezione positiva. Ma se uno è per come c…..a, come gestirà il bene pubblico? Prendendo per il… e facendosi prendere per il ….? E come faccio io, che puntavo su Niki Vendola? Se Vendola arriva in parlamento, Ruini e Busi cambieranno entrambi parere? Unica via d’uscita: Le donne al potere. Possibilmente omosessuali.
I vincitori saranno contattati per l’invio del premio che riceveranno proprio per Natale.
BUON NATALE A TUTTI GLI AMANTI DELLA LETTURA E SCRITTURA
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