Per questo in televisione e sui giornali viene squadernata una straordinaria impalcatura di menzogne a tutti i livelli per confondere l’opinione pubblica e lubrificarla per gli atti contro natura sociale che si preparano. Tuttavia, al contrario di molti, ho poche speranze che Atene riesca davvero a immaginare e quindi a organizzare un’uscita dalla moneta unica e dalle pastoie eurofile perché sostanzialmente la posizione greca, anzi di una metà abbondante di Syriza è in qualche modo non contraria, ma speculare a quella di Bruxelles. Se è vero che la Ue si è in pratica rifiutata di aiutare la Grecia, pensando di poter far vincere il dogma dell’ irreversibilità dell’euro attraverso la salvifica austerità, il documento di Salonicco, su cui si è poi basata la campagna elettorale dell’ensemble riunito da Tsipras, si basa sulla tesi assurda di poter tenere l’euro rifiutando l’austerità. Si tratta di due paradossi che si fondano su un errore di fondo, ma soprattutto su un equivoco più o meno consapevole a seconda dei casi: l’esistenza di una moneta unica, quella che da sola, per forza di trascinamento avrebbe dovuto completare la costruzione europea in senso federale. Sarebbe stata la strada sbagliata in ogni caso, ma in realtà la non esistenza di una banca di ultima istanza, di regole di trasferimento fra Paesi oltreché le regole rigide di Maastricht che di fatto costituisce un trattato fra stati ognuno dei quali privato di sovranità monetaria, rivelano che non esiste alcuna moneta unica, ma bensì un sistema di cambi fissi celato sotto le spoglie di una circolazione comune e dominato dal sistema bancario e finanziario. E’ abbastanza evidente che l’austerità e la sua visione politica non sono che il correlato di questa situazione.
Così temo che in una qualunque soluzione di compromesso che non contempli la rottura radicale con questo paradigma ci saranno solo due perdenti: i cittadini, greci e non, che subiranno ulteriori impoverimenti e rapine di welfare e diritti e l’Europa stessa che diventerà una pedina marginale dell’impero.