A me già delizia quel piccolo e sbarazzino neologismo – “suppergiù” – che è così prossimo al linguaggio e alla vivacità dei bambini…
Il racconto poi segue in piena linea, perfettamente accordato, con una protagonista pasticciona ma serena, felice e soddisfatta della sua natura, anche quando l’andare controcorrente paga il pegno delle risatine delle compagne, delle prese in giro più o meno dirette, dell’additamento costante.
Ma poco importa! Ciò che conta non sono i risultati ma le buone intenzioni e più che la perfezione vale la fantasia e sopra la precisione c’è sempre l’allegria, così come la gioia e la fiducia nei propri risultati, seppure strampalati, superano di gran lunga la maestria e la rigida ortodossia.
Creatività e sorriso sulle labbra, paiono le parole d’ordine della storia che dimostra perfino che alla lunga questi pagano e che un’opera che a prima vista può sembrare compiuta malamente può riservare poi sorprese e pregi inaspettati.
Violetta è una strega a tutti gli effetti, seppure piccina, e, come le sue compagne, ha il dono della magia. Ma i suoi incantesimi – purtroppo o per fortuna – difettano un po’ di precisione perché la nostra simpaticissima amica quando non ricorda una parola magica, voilà, la inventa e così i risultati finiscono per essere un po’….suppergiù.
Ma Violetta non si perde mai d’animo, anche quando le colleghe la deridono e la sbeffeggiano non smarrisce la serenità e apprezza, uno per uno, tutti i suoi bislacchi risultati.
Un albo indubbiamente generoso, nella molteplicità di aspetti positivi che mostra.
Innanzitutto la qualità del racconto, che risulta lineare e semplice ma divertente, ricco di suspense, compiuto, con uno schema narrativo che segue la struttura classica della fiaba, risolvendola però in un lieto fine per tutti i personaggi, perfino quelli cattivi.
Di libri per bambini interessanti e di pregio ce ne sono tanti, ma talvolta si sacrifica un po’ la qualità della storia alle illustrazioni, che diventano la spina dorsale, e il motivo di valore, dell’opera. Ci si dimentica che i bambini desiderano prima di tutto un bel racconto, in grado di interessarli ed emozionarli, che sappia chiudersi dal punto di vista della narrazione senza lasciare sospesi, che abbia un’introduzione convincente, un climax e un buon finale, senza tralasciare il divertimento.
Credo che qui ci troviamo di fronte ad una storia di questo tipo, in grado di suscitare nei piccoli ascoltatori la richiesta – equivalente ad una promozione a pieni voti dell’opera – “leggila ancora!”.
In secondo luogo, l’albo è portatore di un messaggio, e di un insegnamento, profondamente positivi: se si mette il cuore in ciò che si fa i risultati posso anche apparire “suppergiù” ma non perdono valore, anzi ne acquistano.
Quando un bambino si cimenta in un compito difficilmente l’esito sarà impeccabile e purtroppo ci sarà sempre chi – amico, fratello o compagno di scuola – si mostrerà pronto a sbeffeggiarlo o a far notare l’imprecisione.
E’ importante che i nostri bimbi sappiano che, indipendentemente da cosa possono dire o pensare gli altri, i loro lavori sono importanti e degni di nota e che la qualità non risiede nell’avvicinarsi alla perfezione, ma nella buona volontà, nella creatività, nell’impegno e, perfino, nella rielaborazione personale.
Un monito anche a quei genitori che si mostrano poco indulgenti verso i difetti dei piccoli: prima di sottolineare la macchia d’inchiostro o la pagina del quaderno spiegazzata, prima di criticare una tavola apparecchiata alla rinfusa o un letto rifatto che sembra più sfatto, soffermiamoci a valutare col cuore l’iniziativa e non sempre e soltanto con gli occhi, troppo rigidi, della nostra ragione adulta.
Infondo i bambini sono belli, come Violetta, anche per il loro essere “suppergiù” e forse guadagneremmo in salute anche noi, a saperlo essere un po’ di più.
Un rapporto testo-immagine classico, così come il corredo figurativo scelto, in piena linea con l’immaginario consueto su streghe, boschi, magie e giganti. Pipistrelli, quindi, e lune piene, e grandi tronchi dalle chiome scure e catapecchie, nasoni e cappellacci…ma il tutto addolcito da un tratto morbido e bonario che più che spaventoso rende il libro allegro e, sottilmente, tenero.
(età consigliata: dai 4 anni)
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