Scendo dalla metropolitana e mi dirigo verso la stazione Ostiense. Salgo le scale e mentre esco dai tornelli un ragazzo con sigaretta accessa in bocca, Samsung Galaxy in mano e cuffie alle orecchie con nonchalanche scavalca il tornello e va per prendere il treno. Lo fermo e lui con fare stufato si toglie le cuffie per sentire cosa avevo da dirgli.
Gli dico: "hai la sigaretta accessa e non paghi il biglietto, hai bisogno di qualcos'altro?".
Lui mi risponde: "non si può fumare? qui è tutto aperto?".
Io gli indico il cartello "divieto di fumare" distante meno di due metri e lui: "ah non lo sapevo, è tutto aperto". Ribadito più volte "che è tutto aperto" passiamo all'argomento biglietto. "E il biglietto?" gli faccio. Lui: "su quello c'hai ragione infatti non ti ho detto niente, ma non ho i soldi per farlo".
Ragazzo vestito di tutto punto con cellulare in mano che ha i soldi per le sigarette ma non per il biglietto... Non voglio perdere altro tempo e lo accompagno fuori dai tornelli con me.
Lui si avvia verso l'uscita esterna che da verso via delle Cave Ardeatine e io verso il sottopassaggio e i tapis roulant che portano alla stazione Ostiense. Mi giro per vedere se mi prende per il culo subito, certo che lo avrebbe fatto quando non ero più a vista, e noto che si è messo a chiacchierare amabilmente con un vigilante che sta fumando. Si stanno finendo la sigaretta insieme. Sottolineo che vista la posizione del vigilante è impossibile che non abbia assistito al siparietto che si è consumato poco prima. Cerco in tutti i modi di desistere dal fatto di tornare indietro e dirgli qualcosa ma purtroppo non resisto e ci torno.
Non riesco ad esordire in maniera differente da un "ma te qua che ci stai a fare" rivolto al vigilante fumatore e mentre gli dico questo noto il simbolo ITALPOL sulla camicia. Lui mi risponde: "ma lui è un italiano e io gli stringo pure la mano", indicando il ragazzo che aveva scavalcato poco prima . Ha detto proprio così. Testuali parole. Io sconvolto gli faccio: "ma ti rendi conto di che cazzo hai detto?".
Lui ci mette il carico: "entrano cento stranieri e ti pare che vado a fermare l'italiano?".
Io: "a lui gli stringi la mano e agli stranieri che gli fai?".
Lui: "niente".
Io: "non gli dici niente?".
Lui. "no, niente".
Così. Niente. N-i-e-n-t-e.
Inizia poi la solita tiritera con una sfilza di "non è di mia competenza", "non li posso fermare", "non posso fare niente", "se li fermo non ho nessun potere e poi mi mandano a fanculo", "se fermo un minorenne passo i guai" ecc...
Sta di fatto che io quel ragazzo, che nel frattempo si è volatilizzato non dopo aver spento il mozziccone per terra, l'ho fermato, gli ho chiesto del biglietto, lui ha ammesso di non averlo ed è uscito senza problemi. Tutte cose che il nostro vigilante armato dell'ITALPOL non può fare.
Io invece a quanto pare si.
A sentire tutta questa serie di stronzate ma soprattutto quel "gli stringo pure la mano" che lui ribadisce più e più volte si alzano un po' i toni e diverse persone si fermano a guardare. Nessuno dice nulla.
Alla fine lui mi fa: "tu oggi hai lavorato?".
Io: "no perché sono in cassaintegrazione e da quello che vedo non hai lavorato neanche tu".
Lui: "io è da stamattina che sto qua".
Sì, a guardare gli stranieri mentre scavalcano i tornelli senza fare nulla e a riconoscere gli italiani che fanno la stessa cosa per stringergli la mano. Me ne vado e mi urla: "vattene a casa a studiare la legge".
Sì, me ne vado a casa, è meglio, e lo faccio con la sempre più convinta consapevolezza che questa città è finita.
Lettera firmata