Virgilio e Leopardi: destini incrociati sulle colline di Napoli

Creato il 27 maggio 2015 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Il passeggiatore a spasso per Napoli che esca senza fretta dalla storica stazione ferroviaria e metropolitana di Mergellina, situata a ridosso della parte finale del Lungomare Caracciolo che tocca le pendici di Posillipo, si imbatterà dopo pochi metri in un cartello che gli promette la visita in contemporanea delle tombe di ben due sommi poeti, appartenenti ad epoche lontane tra loro: Publio Virgilio Marone e Giacomo Leopardi.

Egli forse saprà, se bene informato, che entrambi trascorsero a Napoli i loro ultimi anni; ciò nonostante, comunque lo sorprenderà andare alla scoperta del misconosciuto luogo della loro comune sepoltura.

Si tratta di un delizioso giardino botanico, rigorosamente modellato con gli esemplari vegetali nominati nelle Bucoliche, che si estende su più livelli lungo il costone tufaceo che, nella Neapolis romana imperiale, delimitava l'estremità settentrionale del nucleo abitato con le sue vaste cavità cavernose (di qui appunto i sopravvissuti toponimi di "Piedigrotta" per questo rione e "Fuorigrotta" per il quartiere appena oltre la città alta del Vomero). Qui si ergeva l' antica cripta funeraria della quale vediamo oggi il rudere: eretta lungo la via per Pozzuoli, essa divenne presto meta di pellegrinaggi motivati dalla credenza che ospitasse i resti mortali del padre dell'Eneide. E sempre qui furono ricoverate, dall'amico Antonio Ranieri, le spoglie di Leopardi, sottratte alle fosse comuni del colera e successivamente alloggiate, per volontà sabaudo-umbertina, in un mausoleo elevato a monumento nazionale.

Dunque riposano insieme, due uomini così diversi, eppure assimilati e uniti dal loro cruciale comune contributo alla formazione della coscienza nazionale italica. Come è del resto giusto che giacciano entrambi proprio qui, perché legarono a stretto filo le loro sorti a quella di questa città: se il Mantovano è, come è noto, una delle maggiori icone favolistiche partenopee, nella fantasiosa, stregonesca rappresentazione del personaggio di Virgilio Mago che ne elaborò il Settecento napoletano, nondimeno il Recanatese, con la sua celebre "Ginestra", ha consegnato al nostro immaginario un altro degli scenari tipici di questa terra, quello delle rocce aride dello " Sterminator Vesevo ".

Anche la paradisiaca veduta che si offre una volta guadagnata la terrazza in cima al giardino sembra suggerire queste stesse assonanze, con tutto lo splendido Golfo di Napoli sotto i nostri occhi, cinto all'orizzonte dal caratteristico profilo del vulcano di leopardiana memoria, e punteggiato nel mezzo dalla sagoma di un castello che si allunga nel mare placido e azzurro: è Castel dell'Ovo, che la leggenda vuole fulmineamente edificato grazie all'ennesimo sortilegio operato dal potente Virgilio Mago, il quale vi nascose, all'interno di impenetrabili e manco a farlo apposta mai raggiunte segrete, un uovo che avrebbe segnato la fine di Napoli ove si fosse malauguratamente rotto.

Ma dopo tanti secoli, in un posto così, in una giornata così, con un panorama così, questo appare oramai un evento decisamente improbabile!

CampaniaLeopardiNapolitombeVirgilio

A proposito dell'autore

Post correlati


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :