“Allora non occorreva più ch’ella pensasse a qualcun altro. Allora poteva essere se medesima e appartenere a se medesima. Da qualche tempo ella provava spesso il bisogno di riflettere un po’; forse non proprio di riflettere; ma di tacere, di star sola. Allora l’esistenza e l’azione, espansive, luccicanti, vocali, evaporavano in lei; e il senso di sé, in modo quasi augusto, si riduceva a un segreto cuneo d’ombra, a qualcosa di occulto per gli altri. Pur continuando a scalzettare, impettita sulla sedia, ella si sentiva trasformata; e il suo io, scisso da ogni legame, era libero per le più strane avventure”. (V. Woolf – Gita al faro)
Nel viaggio silenzioso della signora Ramsey in “Gita al faro”, Virginia Woolf interpreta una fuga dalle pareti domestiche, in apparente immobilità.
Ma i viaggi interiori con cui poi riempie le pagine che ci ha lasciato, sono molteplici. Virginia Woolf si muove sempre su diversi piani, sia nella riflessione che nella scrittura, offrendoci numerose chiavi di lettura.
Con lo spessore e la lucidità analitica che l’hanno caratterizzata, la Woolf nel 1937/38, scrive un saggio molto profondo: “Le tre ghinee”, in cui immagina di rispondere a un fittizio interlocutore in merito a una richiesta di denaro per tre cause: la prevenzione della guerra (ormai alle porte), un’università femminile e un’assistenza alle donne che vogliono esercitare una professione. Ciò per dimostrare come ognuna delle tre cause siano fondamentalmente essenziali e concatenanti l’una all’altra.
L’idea le nacque da un episodio che la ferì profondamente: “Fu invitata, in quanto intellettuale accreditata, a partecipare ad un comitato di impegno sociale e politico contro il profilarsi dei movimenti politici che avrebbero portato alla guerra”.
Lei, pur con la timidezza che la contraddistingueva e che la faceva sempre sentire “inadeguata”, avrebbe sicuramente aderito… ma quando venne a sapere che sarebbe stata l’unica rappresentante di sesso femminile, dato che le donne, non erano ammesse in quanto considerate un elemento di disturbo, rifiutò, e si accinse a scrivere in merito a come potesse essere richiesto sostegno e contributo, in così alte e nobili cause, proprio a lei, una donna intellettuale, disconoscendo l’identità di genere a cui apparteneva.
Nell’immaginaria risposta, in cui una ghinea dovrebbe essere corrisposta all’istruzione, Virginia si sofferma sulla realtà delle donne, a cui l’istruzione dei College viene negata, in quanto ogni sforzo economico della famiglia viene dirottato per quella dei figli maschi, lasciando alle figlie la possibilità al massimo, di usufruire di qualche lezione concessa da qualche istitutrice di tanto in tanto.
Citando nel libro della Woolf le parole di Mary Kingsley, troviamo: “L’unica istruzione a pagamento che ho ricevuto sono state delle lezioni di tedesco, per mio fratello invece, sono state spese duemila sterline”.
E ancora, rivolgendosi all’ipotetico interlocutore Virginia Wollf scrive: “Cos’è quel corpo di edifici un po’ severi, con cappelle, aule e prati tutt’intorno? Per lei, e altri come lei, è la scuola dove andava da ragazzo, Eton o Harrow; è Oxford o Cambridge, la sua università, fonte inesauribile di ricordi e di tradizioni. Ma per noi, che lo vediamo attraverso il velo di quell’ombra, per noi è un banco di scuola, il viaggio in autobus per andare a lezione; è una donnetta con il naso rosso che ne sa poco più di noi ma che ha da mantenere, magari, la madre invalida”.
Incalza Virginia: “…Ma le vostre sorelle non solo vi hanno regalato l’istruzione, ma anche tutto ciò a cui era collegata: viaggi di studio, viaggi d’arte, vestiti necessari, contatti…”
La Woolf sempre parlando dei sacrifici delle donne all’interno della famiglia accenna inoltre ai vestiti dimessi delle figlie, ai sacrifici per poter contribuire a mantenere i loro fratelli ai College, puntando il dito sul fatto che queste sorelle, sono le figlie degli uomini colti, quegli stessi uomini, che preparano ai loro figli maschi, una professione e un ruolo sociale, ignorando totalmente il desiderio di istruzione e conoscenza delle loro figlie.
Al termine della stesura delle “Tre ghinee” nel 1938, nel diario di Virginia Woolf intanto la guerra si accinge a vestire i panni del Fuhrer:
“Hitler dunque sta accarezzando i suoi spinosi baffetti. L’intero mondo trema: e il mio libro sarà forse come una farfalla sopra un falò – consumato in meno di un secondo”.
Un pensiero lucido, analitico, che anticipa la visione di quanto accadrà negli anni a venire e che sfocerà nella seconda guerra mondiale. Virginia Wollf, scrittrice, intellettuale, contraddistinta dal coraggio delle proprie convinzioni e dalla capacità di analisi, una figura indimenticabile e unica, una donna da ricordare e sui cui riflettere.
Silvia Lorusso alias Penelope