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Virtualpopulismo: impazza il menù del Senato. Viral? Social? Political Marketing del 2011

Creato il 11 agosto 2011 da Yellowflate @yellowflate

Virtualpopulismo: impazza il menù del Senato. Viral? Social? Political Marketing del 2011La politica sui social network in Italia è un luogo per creare business! Questo ormai lo sanno un pò tutti gli addetti ai lavori sia tra i collaboratori dei partiti sia chi di rete ci vive e ci mangia! Ecco che dopo i blogs macinadenari di Spider Truman, che sulle spalle dell’ingenuo italiano medio credulone, clikka e riclikka, gira e fa girare le pagine, c’è chi costituisce ora un interessante”gruppo” Facebook  dove viene  rilanciato e diffuso il caso-menù del Senato e della Camera.

Ed il popolo della rete abbocca. Nessuno che si chieda se dietro al gruppo che cresce ogni minuto vi sia un viral marketing o forse, perchè no, un interessantissima azione di social marketing. No, i navigatori made in Italy, “inkazzati” con il sistema partitico a questo non ci pensano, hanno solo un obiettivo unico: l’antipolitica e forse l’ademocrazia!

Sul social network si censura il fatto che il pranzo a palazzo Madama costa pochi euro, sette per la precisione. Compresi nel prezzo: pasta al ragù (un euro e 50) o riso all’inglese (un euro e 60) ma anche risotto con rombo e fiori di zucca (tre euro e 34 centesimi) o spaghetti alle alici (un euro e 16 centesimi). Poi c’è il secondo: roast beef (due euro), bistecca di manzo o petto di pollo (entrambi due euro e 68 centesimi). Infine, il caffè per 42 centesimi e la spremuta a 92 centesimi.

Per un pranzo leggero: verdure al vapore (2 euro e 62 centesimi), crudo di Parma (2 euro e 17 centesimi) oppure ovolina di bufala (1 euro e 74 centesimi), oltre chiaramente ad una grande varietà di insalate ricche, tutte a un euro e 43 centesimi. Insomma, la portata più cara del menù dei senatori è il filetto di bue che, come la lombata di vitella, costa 5 euro e 23 centesimi.

Nessuno degli utenti del gruppo si è chiesto ancora chi ci sia dietro questa ennesima azione da scoop di mezza estate di una Italia in crisi.

Il  popolo della rete poi si lamenta della mancata condivisione della foto, senza pensare mai alle regole del sistema di FB e dei limiti che il linguaggio di costruzione impone e così pagina per pagina si ipotizzano trame, censure, ispezioni e quanto altro, dimentichi che FB è radicato in America.

A pubblicare per primo l’immagine oggetto del parlare virtuale è stato per la prima volta il 5 luglio scorso, il settimanale l’Espresso, grazie all’aiuto del Senatore dell’Idv Carlo Monai che in un’inchiesta di alcune puntate ha raccontato i privilegi della camera alta. L’articolo era stato poi rilanciato in rete dal caporedattore del settimanale Alessandro Gilioli, sul suo seguitissimo blog Piovono Rane. Seguendo poi i misteriosi tempi della rete la notizia è rimasta “in sonno” per circa un mese, prima di venire rilanciata da alcuni gruppi su Facebook , apparso su FB ecco il successo immediato.

Il Senato poi ha ovviamente risposto alle “accuse” del popolo virtualrivoluzionario, a breve prenderanno una decisione.

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