Visitare le Isole Shetland: intervista a Ilaria

Creato il 18 giugno 2015 da Giovy

Panorama delle Isole Shetland - © 2015 Ilaria Battaini.


Oggi la rubrica Terre Estreme ci porta alle Isole Shetland, politicamente appartenenti alla Scozia ma fisicamente più vicine a Bergen che a Edimburgo.Le Isole Shetland sono nella mia lista di viaggio da tanti anni. sono uno di quei luoghi estremi perché quasi alla fine del mondo. Non so se mi sono spiegata.Oggi sarà Ilaria a raccontarci il suo viaggio alle Isole Shetland, con un'intervista davvero interessante.
Piccola introduzione: volete fare un viaggio alla Shetland?Leggetevi Isole, Incontri, Pub... e soprattutto pub di Ian Marchant, magari in lingua originale.Chiusa l'introduzione... passiamo all'intervista!
Giovy: Come mai hai scelto le isole Shetland?
Ilaria: Sono tanti i motivi che mi hanno portato alle Shetland. Numero uno: l'attrazione magnetica che le isole esercitano su di me, soprattutto se fredde, ventose e remote. La ragione non mi è ancora del tutto chiara...forse il desiderio di mettere alla prova la mia capacità di adattamento oppure il tipo di energia generata dalla preponderanza dell'elemento acqua... Ma anche quell'idea romantica del sublime che già al liceo nutriva la mia immaginazione - un qualcosa di sconosciuto e vagamente ostile, che spaventa ma al tempo stesso attrae e dà piacere - o più semplicemente, il fatto di essere minuscoli universi compiuti e, per quanto estremi, a misura d'uomo. 
Numero due: il mio amore viscerale per la Scozia, una terra che ho incontrato per la prima volta nell'ottobre del 2008 e che ho amato fin dal primo istante. Da allora, mi ha richiamato a sé più e più volte (ben otto per l'esattezza) portandomi ad esplorarla in ogni sua parte...le Shetland non potevano certo mancare!
Numero tre: dopo averle sorvolate nell'agosto del 2013 durante l'avventuroso tragitto per raggiungere le Faroer e averne intravisto la sagoma verde e allungata emergere fra le nebbie e le acque agitate del Nord Atlantico, le ho continuamente pensate e desiderate per un anno intero.
G: Cosa pensavi di trovare e cosa, invece, hai trovato?
I: Diciamo che ho trovato esattamente ciò che immaginavo di trovare, moltiplicato pero' all'ennesima potenza. Un grandissimo senso di lontananza da tutto,  la forza implacabile degli elementi, una natura incredibilmente selvaggia; paesaggi aspri, brulli, a volte persino ostili...ma con una dolcezza intrinseca che è difficile spiegare.Il silenzio rotto soltanto dal costante sibilare del vento e dalle voci stridule di migliaia di uccelli. La luce ancor più mutevole ed eterea che nel nord della "terraferma" scozzese. Le persone, poche di numero e di parole, ma con un cuore grande. 
Un'identità culturale fortissima, in un affascinante mix di Scozia e Scandinavia che percepisci ovunque, a cominciare da quello spigoloso inglese dall'accento vichingo che ti tocca decifrare quando parli con la gente del posto. 
Gli "Shetlanders" conservano nelle proprie case elmi e scudi vichinghi, non indossano kilts e prediligono i violini alle cornamuse. Però a colazione mangiano porridge, haggis e bacon con uova fritte. Preparano il Fish&Chips più buono di Gran Bretagna (uno su tutti quello del pluripremiato Frankie's, a Brae). In queste isole a prevalere è il senso della vastità, la terra pare piccolissima al cospetto dell'oceano e sotto un cielo immenso che ubriaca i sensi di spazio. Niente montagne o costruzioni elevate a fermare lo sguardo nella sua corsa verso orizzonti infiniti.Tutto di un'intensità estrema. Tutto ben oltre ogni nostra aspettativa.
G: Cosa bisogna assolutamente sapere per andare da quelle parti?
I:  Innanzitutto bisogna sapere che si tratta di un viaggio che non può essere improvvisato ma che va pianificato con cura. Arrivarci dall'Italia richiede come minimo 2 voli, addirittura 3 se si decide di stare tranquilli e optare per la combinata British Airways più Loganair. È questo infatti l'unico modo per essere garantiti sulle varie coincidenze, l'ultima tratta si compie con un piccolo aereo ad elica (avviso ai claustrofobici!) sempre accompagnati dal rumore assordante dei motori.L'alternativa è l'acquisto di un volo diretto low cost (che poi in alta stagione non è mai tanto "low") per Edimburgo o Glasgow e poi di un volo separato per Sumburgh, dove si trova l'areoporto, nell'estremo sud della Mainland (isola principale). Ulteriore opzione, la lunga traversata in ferry da Aberdeen, più o meno 14 ore da spendere in balìa del non placidissimo Mare del Nord, opzione consigliata solo a chi è forte di stomaco!Anche le sistemazioni vanno prenotate per tempo.La ricettività è molto scarsa e, al di fuori della capitale Lerwick, addirittura minima. In alta stagione (soprattutto a giugno e luglio, quando un gran numero di birdwatchers provenienti da ogni parte del mondo giungono sulle isole) trovare un posto per dormire all'ultimo minuto può diventare una vera "mission impossible".Altra cosa da sapere: le isole sono tante e ognuna ricca di tesori naturalistici da scoprire. Sarebbe un vero peccato affrontare un viaggio piuttosto costoso e articolato per poi rimanere solo pochi giorni. Molte delle meraviglie paesaggistiche si raggiungono solo con lunghe e corroboranti camminate che, ovviamente, richiedono tempo, così come i vari spostamenti da un'isola all'altra, da effettuarsi col ferry o - per alcune isole soltanto - mediante aerei ad elica ancora più minuscoli. I trasporti pubblici sono garantiti da alcune compagnie di autobus, ma per esplorare le isole a fondo e in piena libertà, a mio parere, è altamente consigliabile il noleggio di un'auto. 
G: A chi consiglieresti il viaggio e a chi lo sconsiglieresti
I: Consiglierei il viaggio a chi cerca un contatto totale e profondo con la natura ed è pronto ad accettare ciò che gli elementi decidono per lui. Il vento è una costante, pioggia e nebbia sono sempre in agguato. Ma intendiamoci: capitano spesso memorabili schiarite o persino giornate di limpidissimo sole che, nel pieno dell'estate, sembrano non finire mai. Incredibilmente, le Shetland sono mediamente meno piovose delle Highlands scozzesi di nord-ovest e le precipitazioni più copiose tendono a concentrarsi soprattutto nei mesi invernali. Sono una meta perfetta per chi ama il silenzio e non teme la solitudine; per chi ha spirito di adattamento e di avventura e ama sentirsi completamente "fuori dal mondo".Sono adattte a tutti coloro che prediligono le suggestioni del grande Nord e perfette per gli appassionati di birdwatching, perché in ogni isola nidificano un'incredibile varietà e quantità di uccelli marini. Un avvertimento: chi volesse vedere le buffe e dolcissime pulcinella di mare (puffins, in inglese) il periodo giusto è quello che va da maggio alla fine di luglio. Nella mia ingenuità ho creduto di poterne avvistare almeno qualcuna anche ad agosto, ma ahimè, niente...se ne erano già tornate tutte nel mezzo dell'oceano!!! 
Sconsiglio le Shetland a chiunque ami la vacanza "classica", all'insegna del dolce far niente e della mondanità, dell'avere tutto a portata di mano, del tempo stabile e perennemente soleggiato. Assolutamente inadatte anche a chi, ai grandi scenari naturali, preferisce monumenti e musei, sebbene vi sia qualche importante ed affascinante sito archeologico ed almeno un'interessante museo a Lerwick. Avvertimento anche a chi predilige la vegetazione rigogliosa e le vette spettacolari: queste sono isole decisamente brulle e prive di rilievi montuosi, con l'unica eccezione della quasi inespugnabile Ronas Hill...praticamente degli enormi e verdissimi prati dolcemente ondulati, che precipitano improvvisamente nell'oceano in vertiginose scogliere. E per chi soffre di agorafobia o non sopporta il vento potrebbero essere addirittura un inferno! Come ogni luogo estremo, per quanto bellissime, non sono per niente adatte a tutti.
G: Raccontaci un momento indimenticabile del viaggio
I: Quello che non potrò mai dimenticare è il nostro arrivo alla Fair Isle, la più meridionale delle Shetland, l'isola abitata più piccola e isolata in cui mi sia mai capitato di trovarmi. Il desiderio di raggiungerla è nato dentro di me forse ancor prima di quello di visitare l'intero arcipelago. Mi ci ha condotto la voce angelica di Lise Sinclair, musicista e poetessa nata e vissuta sulla Fair Isle per i suoi troppo brevi 42 anni. 
Ogni volta che ci penso mi chiedo come la morte abbia potuto arrivare fin lì a prendersela così prematuramente. Arrivarci non è affatto uno scherzo e devi volerlo fortemente, tutto va pianificato per tempo, con la consapevolezza però che ogni piano può andare all'aria all'ultimo istante. Per rendere l'idea: più o meno 5 chilometri quadrati di terra contro miglia e miglia d'oceano irrequieto, nessun centro abitato vero e proprio, 70 anime sparse in poche fattorie isolate, un'unica strada dissestata da percorrere a piedi (ammesse solo le auto dei residenti). 
A malapena due strutture ricettive, il Bird Observatory più una guesthouse con 2 stanze e bagno in comune, gestita da una coppia di statunitensi trasferitisi lì qualche anno fa. Nessun pub, caffè o punto di ristoro, soltanto un Post Office che vende anche qualche genere alimentare di prima necessità. L'osservatorio, oltre a monitorare i flussi migratori delle centinaia di specie di uccelli che ogni anno transitano di lì, offre nei mesi estivi vitto e alloggio a chi decide di vivere l'esperienza unica di soggiornare sull'isola. Stanze spartane ma pulite e confortevoli, una bella lounge panoramica dove lavorare al computer, leggere o conversare, e un grande tavolo comune dove consumare i pasti a orari fissi in compagnia degli altri ospiti, delle nazionalità più disparate...studiosi, fotografi, appassionati della tipica lavorazione a maglia (detta appunto "Fair Isle") oppure semplicemente persone in cerca di solitudine e introspezione, di un distacco totale dal mondo. 
Non dimenticherò mai quella mattina del 16 agosto, spesa interamente nella sala check-in del minuscolo aeroporto di Tingwall, con le dita incrociate, in attesa di una partenza resa sempre più improbabile dal susseguirsi di bollettini meteo da pollice verso. Enormi nuvole basse, vento feroce, pioggia battente e visibilità ridotta ai minimi termini! Il piccolo velivolo a otto posti non ce la può fare e persino il ferry, quel giorno, rischia di non poter affrontare l'impegnativa traversata verso l'isola.Dopo tre ore buone di ritardo, io e mio marito siamo rimasti i soli a non averci rinunciato, i soli a sperarci ancora. È la nostra unica possibilità di raggiungere quel piccolo lembo di terra in mezzo all'oceano: l'operativo voli e la nostra tabella di marcia non ci concedono nessun'altra chance. Ma quando ormai il nostro cuore è in lutto, ecco che il pilota alza inaspettatamente il pollice e dà l'OK per il decollo! Il tempo di imbarcarci e una nuova coltre di nubi inghiotte minacciosamente la pista. Ma i motori rombano già in modo assordante, mentre il trabiccolino blu è ormai lanciato verso il vuoto. Ci stacchiamo da terra e ci sentiamo di colpo in balìa del vento e dei vuoti d'aria, in un ondeggiamento continuo simile a quello di una barca. Siamo soli con il pilota, ci teniamo stretta la mano e ci guardiamo, sentendoci un po' incoscienti. Forse non era il caso di partire, forse avremmo dovuto rinunciare. Ma un alone luminoso ci guida inesorabile verso la Fair Isle e verso il sole. Un sole limpido e radioso che per due giorni ci accompagnerà lungo quell'unica strada che corre da un capo all'altro dell'isola, infiammandoci anima e cuore, mente e spirito.
Ringraziamo Ilaria per averci portato alle Isole Shetland e chiudiamo il post con la gallery delle sue foto.

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