Un viaggio in Terranova - © 2015 Carlo Crescitelli
Avete mai pensato ad un viaggio in Canada, dove le terre si fanno aspre e ventose? Il vostro viaggio potrebbe portarvi dritti a Newfoundland, ovvero Terranova. Annissimi fa, quando feci il mio primo volo verso New York, osservai Terranova dall'alto e dissi tra me che prima o poi avrei fatto una visita a Newfoundland. Non ci sono ancora arrivata e per questo motivo ho pensato di intervistare Carlo, aka l'antiviaggiatore che ci racconta il suo viaggio alla scoperta di Terranova.Terranova, ovvero Newfoundland, sembra essere stata scoperta da 2 fratelli italiani alla fine del 1300. ben 100 anni prima del famoso viaggio di Colombo. C'è chi sostiene, sostenuto anche da prove archeologiche, che i primi a mettere i piedi su questa terra furono i Vichinghi.
Il vero atto di nascita di Terranova avvenne nel 1497 ad opera dei portoghesi fratelli Caboto, che diedero il nome a questo pezzo di terra nel nuovo mondo.
Si tratta di una terra estrema per posizione, storia e vita. Sicuramente è molto più antropizzata di luoghi come la Groenlandia, le Falkland o l'Antartide ma è senz'altro un posto capace di mettere alla prova i viaggiatori.
Passiamo quindi a leggete la storia di Carlo.
Giovy: Come mai hai deciso di visitare un luogo come il Newfoundland? Perché proprio quell'isola?
Carlo: Io amo molto il Canada, e all’epoca – stiamo parlando dell’estate 2006 – ci ero già stato tre volte: la prima a Toronto, la seconda a Vancouver e sulle Canadian Rockies, la terza in Québec. Considerato che la voglia di tornarci ancora non mi mancava - come non mi mancherebbe d’altronde neppure adesso! – a quel punto mi restavano grosso modo ancora due o tre destinazioni per potermi fare un’idea di un po’ tutti i vari scenari di quell’immenso paese… avrei potuto raggiungere l’area di Edmonton e le pianure centrali del Satskachewan, o magari affrontare lo Yukon ed i Northwest Territories, o perché no il versante atlantico: le Maritime Provinces, su su fino a Terranova, il Labrador, volendo il Nunavut.
Sono stato a lungo orientato per il Grande Nord, ma poi alla fine, proprio poco prima di chiudere la partenza, ho cambiato improvvisamente idea, lasciandomi attrarre dalle suggestioni della storia delle grandi esplorazioni via mare che avevo in parte già assaggiato in Québec: le mappe stilate da James Cook ed in genere i conflitti coloniali del XVIII secolo, ma soprattutto le antiche rotte vichinghe verso il Vinland. Io sono un appassionato di memorie vichinghe, vado sempre a cercarmele quando posso… e da questo punto di vista Terranova era senza dubbio la mia meta ideale!
G:Ti sarai fatto un'idea prima di partire. Quello che hai trovato è quello che ti aspettavi?
C: Prima di partire non approfondisco mai più di tanto, mi sembrerebbe di rinunciare al gusto della scoperta… mi basta più che altro capire che è il mio momento giusto per toccare il tale posto, che in linea di massima non me ne pentirò o ne rimarrò deluso, dopodichè mi fermo, quello che deve succedere succederà durante il viaggio, non voglio mai saperne troppo prima, e credimi, lasciarsi qualche area di vero stupore possibile da riportare a casa sta diventando sempre più difficile adesso, tra la rete che ci dice e fa vedere tutto in anticipo e noi altri travel bloggers sempre lì a raccontarlo dopo… scherzo, ma non del tutto, alla fine i lettori ci ringrazieranno se non gli sveliamo troppe sorprese, non credi? Ciò premesso, la risposta alla tua domanda è: sì, ho trovato tutto quello che mi aspettavo – e anche molto ma molto di più – soprattutto dal punto di vista emotivo, perché forse quello che volevo in fin dei conti era un viaggio in qualche modo indimenticabile, e l’ho avuto.
G: Indicazioni pratiche: come ci si organizza per arrivare là? Serve avere una preparazione particolare o attrezzatura particolare?
C: Come si sarà oramai capito, non sono proprio uno di quei viaggiatori superorganizzati né amo molto organizzarmi troppo ogni volta, e quindile vado scegliendo le mie destinazioni anche in funzione di questo… quanto al Canada, come molti sanno arrivarci è semplicissimo, e quanto specificamente a Terranova credo ci sia tuttora un volo diretto da Londra per S. John’s, anche se io volai via Parigi/Montréal. Ma il vero guaio viene dopo, perché – è questa è una delle non troppo gradevoli sorprese incontrate – i collegamenti interni sull’isola sono principalmente a mezzo di velivoli di piccole dimensioni, per lo più gestiti congiuntamente ai servizi di trasporto posta e merci ad opera di piccole compagnie di nativi che non sempre assicurano partenze quotidiane; e l’unica alternativa è costituita da linee di autobus che affrontano i lunghi percorsi via terra con corse ed orari radi e dilatati. Può non essere semplice persino procurarsi un’auto a noleggio, e questo perché la domanda, quale che sia, facilmente supera la limitatissima offerta messa a disposizione in zona.
Tutte queste difficoltà, costi e tempi lunghi di trasferimento sono essenzialmente il motivo per il quale, risalita tutta la Northern Peninsula del Newfoundland, ho infine desistito dal proseguire verso il Labrador, per raggiungere il quale vedevo viaggiatori più determinati di me elemosinare romanticamente passaggi sui pescherecci delle rotte costiere, con la scomoda e disagevole prospettiva di trascorrere le notti al freddo sul ponte. Perciò, se volete anche voi tentare soluzioni del genere, fate in modo di rendervi il più possibile autonomi ed autosufficienti con il vostro equipaggiamento da viaggio: altrimenti, potete fare come ho fatto io, cioè armarvi di flessibilità, pazienza e voglia di camminare per godervi, tra lo sconcerto dei locali, le bellezze che vi ritrovate di volta in volta a portata dei vostri scarponi.
G: A chi consiglieresti e a chi sconsiglieresti un viaggio in Terranova?
C: Lo consiglio: agli appassionati come me di storia dell’America e delle esplorazioni, ai filovichinghi di ogni età e ispirazione, agli irlandofili a oltranza (sai che molto i spesso i newfie parlano di sé proprio come di “irlandesi” tout court? Perché alla fine l’aria che respiri è quella, le canzoni che ti cantano son quelle, e per giunta oltre Signal Hill ci trovi persino delle scogliere a picco sull’oceano molto ma molto più grandi e imponenti dei Cliffs of Moher, solo che… nessuno lo sa!). Lo sconsiglio: a tutti quelli che hanno fretta in genere, e che dunque non si troverebbero affatto a proprio agio in un luogo così fuori dal tempo, a quelli che amano l’attualità e l’eleganza (eh no, non ci siamo proprio), e in genere a chi ad un viaggio in Nord America chiede uno sguardo d’assieme sulle megalopoli e sulle dinamiche della vita nel futuro, invece che una nostalgica full immersion nel passato coloniale.
G: Raccontaci un momento che non potrai scordare.
C: Vuoi sapere la verità? Ma proprio la verità? Di momenti memorabili lì ne ho vissuti davvero tanti (te ne cito qualcuno a caso: l’avvistamento all’alba di una femmina di alce nelle brughiere di L’Anse aux Meadows, la scoperta dell’ ”acqua imbottigliata di iceberg”(?!?), le imprevedibili serate country dello George Street Festival di St.John’s, l’essere stato invitato, come una sorta di ospite d’onore, la mostra dei documenti originali degli accordi di pesca stagionale al merluzzo del paesino di St. Lunaire/Griquet, e l’aver conversato con l’ultimo guardiano del faro di St. Anthony, al pensionamento del quale il faro sarebbe stato del tutto automatizzato) ma quello che forse davvero non scorderò mai per tutta la mia vita è quello che mi è successo proprio in uno di quei minuscoli aeroporti di cui ti parlavo prima, con la pista di atterraggio che si allunga in una radura tra gli alberi e nulla più di un prefabbricato accanto… la hostess di terra, una giovane donna molto imponente (la vita è difficile da quelle parti, sapete, e dunque la gente che ci vive deve essere per forza tosta uguale) si rigirava felice tra le mani il mio passaporto, ed ha anche chiamato tutte le colleghe per farglielo vedere!
Non avevano mai incontrato un italiano dal vivo prima di allora, io ero il primo, ma ti rendi conto? Per giunta, restituendomi il documento, mi ha fatto l’occhietto e ha scandito (in italiano) “Ciao, bello!” Bello io? Magari, dal loro punto di vista, si saranno anche fatte l’idea che ero magro… insomma per quelle donne nel bosco io quel giorno lì non sarei stato soltanto irresistibilmente italiano secondo tutti gli stereotipi del caso, ma molto probabilmente pure bello e magrolino: mi sono avviato a bordo col morale alle stelle… e quando ti capita mai di ricevere un complimento così?
Perché a Terranova, dove i sogni, per sopravvivere, si mischiano con la dura realtà, potrebbe succedervi di sperimentare la sensazione che le eventualità più remote, strane o improbabili, possano divenire d’un tratto magicamente possibili… buon viaggio a voi, allora! Gazie a te, Giovanna, per avermi offerto la preziosa occasione di riportare alla luce sul tuo mitico blog quelle belle giornate di oramai un po’ di anni fa.
Da parte mia io ringrazio di cuore Carlo perché Terranova è lì nella wishlist e si sa mai che si riesca a vivere un'avventura in quelle terre.
Nel frattempo, non scordatevi di seguire Carlo e le sue avventure. Il suo profilo twitter è @antiviaggiatore e guardate la gallery con alcune delle sue foto.