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Da Dragor

__ ___________________________________________________________________________________    Sono seduto al computer nella stanza che uso come studio, ma non sono solo. Dall’angolo inferiore della finestra alla mia destra, una striscia nera solca tutta la parete per sparire in un piccolo buco nell’angolo fra la parete e il pavimento. Vista da vicino, la striscia si rivela composta da migliaia di formiche. C’è una colonna che scende e una colonna che sale. Molte formiche portano carichi: fili d’erba, granelli, perfino insetti morti. Puntuale come un cronometro svizzero, la striscia compare dal nulla alle sei di mattino e alle sei di sera scompare come se non fosse mai esistita. Finché si fa i fatti suoi, la lascio in pace.

   Poi c’è il Ragno Saltatore. E’ un piccolo ragno che sembra un quadrato nero dal quale spuntano le zampe, quelle posteriori sviluppate come quelle di una cavalletta. Questo ragno ha la specialità di catturare la preda con un balzo. Per esempio, si trova sul tavolo e adocchia una mosca sulla parete. Prende bene la mira e... zac! Le salta addosso infallibile come un missile radioguidato, poi la infagotta nella tela e se la porta via per mangiarsela. Qualche volta cerca anche di prendere le mosche al volo. Il fatto che sbagli la mira e mi finisca in un occhio è puramente incidentale.

   Poi c’è Lorenzo. Lo chiamo così perché suona come Inyenzi, scarafaggio. In effetti è un Inyenzi color mogano, grosso come un topo. Si piazza sull’angolo del tavolo e mi guarda con aria supplichevole. Un giorno mi ha fatto pena e gli ho allungato un pezzetto di banana. Lo ha divorato in un istante, poi è tornato a guardarmi con quei suoi occhi tristi. Da allora abbiamo fatto un patto: lui sta buono nel suo angolo, io gli allungo le leccornie.

   Poi c’è Jake. L’ho chiamato così perché assomiglia a “geco”. Infatti è un geco, una piccola lucertola dalle zampe a ventosa che passeggia sui muri e si mangia gli insetti. A volte interrompo il lavoro per vederlo in azione. Si avvicina a una zanzara posata sulla parete, così lento che sembra fermo. Quando arriva a distanza utile... zac! Scatta avanti e se la pappa. Ha la velocità della lingua di un camaleonte, solo che la lingua è tutto il suo corpo. Affascinante, la legge della giungla a mezzo metro dal mio naso.

   Poi ci sono le Zampe. Le chiamo così perché non ho mai visto il resto. A volte, mentre scrivo, vedo due enormi zampe pelose spuntare da sotto l’orlo nel tavolo e protendersi verso la tastiera, chiaramente appartenenti a una creatura abitante sotto il piano del vecchio tavolo di legno che uso come scrivania. A giudicare dalle zampe, la creatura dev’essere grossa come un’aragosta. Non ho ancora osato guardare sotto il tavolo. Forse un giorno...

Dragor


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