vita da bradipo
Creato il 13 luglio 2012 da Sara
Durante le mie vacanze montane ho tempo per riflettere e si stanno dissolvendo delle perplessità; mi dico che quella teoria secondo la quale siamo tutti anello e conseguenza di vite precedenti, deve essere vera. E' fuori di dubbio che Gastone ha alle spalle un lungo passato da stambecco, mentre la sottoscritta conta certamente dei bradipi in una qualche vita precedente.
Ma oltre al frustrante senso di inadeguatezza che ti assale quando guardi incredula certe mountain bike inerpicarsi con disinvoltura per salite improponibili e quadricipiti gagliardi toccare le vette come fossero coni di panna montata, la lentezza offre anche dei vantaggi. Tanto per cominciare ti obbliga a fare i conti con l'età e a misurarti con i tuoi limiti fisici e non solo, è poi l'occasione per concentrare l'attenzione sui dettagli, magari apparentemente insignificanti.
Non è forse di una lunga serie di quelli che in fondo è impastata la nostra storia? In proposito, mi vengono in mente le parole di una vecchia canzone di Ornella Vanoni "......a forza di dettagli stai cambiando la nostra vita...... ".
Fra Moso e Sesto, qui in val Pusteria, c'è una lunga passeggiata facile e piana che fra case, prati e boschi costeggia la parallela strada provinciale e ha molte cose da raccontare. Non è certo originale, il bucato è una banalissima quotidianità, ma che bello quando è steso all'aperto e balla col vento, altro che asciugatura in lavatrice, trovo che sappia veramente di pulito e profumato; mi mette allegria.
Adoro la voce dei ruscelli di montagna con le loro acque cristalline e gelide, non finisco di ammirare il tripudio di colori dei balconi, delle peonie talmente grosse che si riposano appoggiandosi alla staccionata e la delicata modestia di certi fiori spuntati generosamente dal nulla come i cardi selvatici.
Ogni tanto lungo il percorso ci sono dei pannelli che spiegano tante cose: quanto siano importanti le malghe per l'economia rurale montana, i diversi tipi di mangime del bestiame, le varie forme di stenditoi per l'essicazione del fieno, quei 25 litri di latte che servono per produrre un chilo di burro, come si fa il formaggio.
Interessante leggere ed imparare, ci sono talmente tante cose che consumiamo e di cui in fondo non sappiamo nulla; mi ha intrigato il pannello delle varie razze di mucche e colpisce la precisione e la dovizia di particolari. Della razza "simmental", per esempio, (credevo fosse solo il nome della carne in scatola) si dice che ce ne sono ben 229 esemplari a Sesto e che è longeva e di buon carattere.
La mia preferita è questa a sinistra che proviene dalla Scozia perché è magra e ha le corna, sembra una mucca originale, direi quasi un toro, difatti in circolazione nella valle ce ne sono soltanto due, e chissà dove, ci vorrà l'appuntamento per incontrarla. Però sono contenta, leggo che non ha "l'altissimo potenziale di aggressività" della mucca "Tuxer Rind" , ma anzi anche lei un gran buon carattere e la sua carne è povera di colesterolo.
A fine passeggiata Sesto mi offre un regalo inaspettato, il museo Rudolf Stolz. Ma chi l'avrebbe detto che in un buco di paese, quattro case e una chiesa tra le montagne, ci potesse essere uno spazio museale così bello, un vero piccolo gioiello, non solo per l'esposizione delle opere dell' artista che deve la sua fama di massimo affrescatore dell'epoca del Sud Tirolo agli affreschi della stazione ferroviaria di Innsbruck, purtroppo andati distrutti durante la seconda guerra mondiale, ma anche per la qualità architettonica e la sobrietà di gran buon gusto degli spazi, finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano.
Rudolf Stolz nasca a fine '800 a Bolzano, figlio del pittore Ignaz senior e come gli altri due fratelli, Ignaz e Albert, riceve la sua prima formazione nell'atelier del padre, seguiranno studi e lavori a Monaco di Baviera, a Vienna, a Venezia e a Berlino. Rudolf si stabilisce una prima volta con la famiglia in una Sesto completamente rasa al suolo dalla prima guerra mondiale negli anni '20 e vi ritornerà definitivamente nel '43.Interessanti la serie di opere eseguite insieme al fratello Albert sul fronte di guerra dell'Alto Garda negli anni 1915-16. Rudolf e Albert Stolz torneranno da questa esperienza sul campo con alcuni quadri a tempera, un carnet di guerra fatto di immagini e non di parole, tutte rappresentazioni suggestive e di forte impronta patriottica della realtà bellica. Dell' artista ho trovato personalmente bellissimi e ricchi di poesia gli angeli e la policromia di disegni ed acquerelli di piccolo formato sul tema della Madonna, realizzati intorno agli anni '50. Una religiosità intima e piena di colorato lirismo che illustra la visione dell'artista dell'ideale della Madre col Bambino. Per chi passa da queste parti, il museo Rudolf Stolz è una chicca gratuita da non perdere.
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