vita da fiera di settore. osservazioni,tendenze, strategie e..soddisfazioni..

Da Mariachiara
Chi la fiera la vive dall'interno. 
Le riflessioni di Federica Maccari.. I nostri occhi a mandorla sul mondo del design d'interni.
Tour de force.
Due fiere consecutive, simili per molti aspetti, dissimili per quanto riguarda l'organizzazione.
O almeno così pensavo. Tornando all' esperienza passata, ripenso alla prima fiera,  più piccolina e di nicchia, dedicata agli “esperti” del settore, quella che gli studi di progettazione conoscono come “la fiera dei materiali”, occasione imperdibile girovagare tra gli stand e scambiarsi biglietti da visita, ritirare cataloghi e chiedere informazioni sulle novità. La seconda invece è stata la fiera “grande”, attesa dagli studi e dai clienti, dove ogni ufficio d'architettura e design cerca di dare il meglio di sé per cercare di vendere i complessi residenziali o i condomini che hanno progettato.
Quest'anno è stato diverso: la prima fiera presentava pochi stand con materiali, mentre c'erano molti mobili e accessori per la casa, dalle tende alle pentole, dalle vasche da bagno alle porte; immancabili poi gli stand con i prodotti culinari tipici, qualche intruso con stoffe tipicamente thailandesi e vestiti pronti da indossare. La novità è stata però la presenza di stand che pubblicizzavano i loro complessi residenziali: tra cui quella dell'ufficio per cui lavoro come freelance. 

(Ed ecco dove entro in campo io!! )
Lo studio si chiama AEKSIRI, e mi ha lasciato un semplice depliant, aggiungendo quella frase che pochissimi designer e architetti hanno avuto l'onore di sentirsi dire “fai tu”.
Libero spazio all'immaginazione e alla fantasia, nessun limite, un unico scopo:  guadagnarsi la maggior visibilità, riproponendo la linea delle case in vendita nel caotico spazio chiuso della fiera, organizzata nella sala congressi dell'università.

Quasi incredula della possibilità datami, ho visto per la prima volta dopo due anni di lavoro un mio lavoro, realizzato al 100% come lo avevo immaginato io: nessun cambiamento, nessuna discussione, niente serate passate al pc a riprogettare gli spazi, o peggio, la grafica, e soprattutto, nessun supervisore. Questa volta è veramente tutta opera mia, senza l'influenza di altri architetti (non che sia una brutta cosa collaborare e scambiarsi idee, ma le sensazioni che si provano nel veder realizzato il progetto, prima solo abbozzato su carta e poi schematizzato al pc, sono molto diverse. Entrambe positive, ma la soddisfazione di vedere la propria creatura diventare reale proprio come si era immaginati... non si puo' descrivere).
Ma... e i materiali? Mi sono molto stupita dell'assenza degli stand, soprattutto perché speravo di poter recuperare qualche catalogo da usare per il mio lavoro...
La seconda fiera pero' non mi ha deluso: una delle due sale riunioni usate per questa esposizione era interamente dedicata ai materiali.
Entro, fingendomi sicura di me, sperando di non "impappinarmi" e con biglietti da visita a portata di mano, mi dirigo verso il primo stand con un bel sorriso sulle labbra. Qui comincia la mia avventura.
 Più o meno è l'una del pomeriggio quando arrivo. Riesco a fermarmi solo dopo le cinque, dopo una breve pausa pranzo allo stand dove ho momentaneamente lasciato i numerosi cataloghi di cui sono riuscita a impossessarmi (andarli a cercare quando non è periodo di fiera significa spendere cifre onerose per pochi centimetri di materiale da mostrare ai clienti per non più di qualche minuto... mentre qui basta un sorriso, un biglietto da visita e si possono avere gratuitamente!).
Ovviamente non mi sono concentrata solo sui materiali: da brava interior mi sono fermata ad ogni stand per informarmi sui complessi residenziali che presto popoleranno la città, i nuovi condomini che spero non la trasformeranno pero' in una città caotica, e soprattutto per scambiare due parole con i proprietari degli altri stand, “vecchi colleghi di fiere passate”.

Conclusione: una giornata veramente piena, gambe stanche per il lungo stare in piedi, braccia doloranti, causa borse stracolme di depliant e cataloghi, foto fatte ad ogni angolo, alla ricerca di nuove idee per progetti futuri, e una bella sensazione di appartenenza.
Nonostante non lavori più presso il mio vecchio ufficio, ho imparato a farmi riconoscere, e ho incontrato molta gente che si ricorda di me, con cui magari mi capiterà di collaborare in futuro... senza contare la soddisfazione nel vedere che alcuni stand hanno rivelato alcuni strani “richiami” allo stand che ho progettato io: violazione del copyright?
Forse... ma di sicuro questo significa che un briciolo di bravura ce l'ho, se gli altri prendono ispirazione dai miei lavori.

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