Il fatto curioso è che non ho né gambe né voce. Credo di non avere neanche un’anima, e quindi non ho emozioni. L’anima l’ho regalata un giorno a un certo Platone. Costui insisteva che io ne avessi addirittura tre. Un po’ troppe, mi dicevo. In cambio della mia anima, mi regalò un gatto nero e cieco. Mi regalò anche un’edizione intonsa del Cratilo, ma l’ho venduta per due soldi a un rigattiere.
Scrivo cose senza senso perché la vita non ha senso. Ne parlai un giorno con San Paolo nella basilica di San Pietro. Con me c’era anche il mio gatto nero e cieco. Annusava l’aria e non si dava pace. Ma lui non riusciva mai a terminare il suo discorso, mi diceva che andava di fretta. E se ne andava lasciandomi un opuscoletto con tante immaginette di santi e di miracoli. Confesso che in vita mia non ho mai preso un tram, preferisco andare a piedi, anche se non ho né gambe né voce.
E preferisco lacerarmi i bottoni della giacca piuttosto che ascoltare le lamentele della gente. Ogni tanto ne strappo uno per lasciarci giocare il mio gatto nero e cieco. A proposito, questo gatto apparteneva a Omero. Non è una notizia importante, lo so, ma rivelarla può darsi che abbia un poco di senso. Conosce a memoria l’Iliade e l’Odissea, e quando non ha la luna storta mi recita persino La raccolta di Cantate a Voce Sola di Francesco De Lemme. Spera sempre di suscitare in me un’emozione quando mi canta La bella cantatrice… la conoscete?
La bella sirenetta,
che l’alma mi rapì,
è furbetta furbetta,
ma mi piace così.
….. Spera di commuovermi… il ritrosetto; non ha capito che non ho un’anima, che l’ho regalata a Platone in cambio di una vocetta…