A quanto pare mi viene spontaneo iniziare questi articoli con frasi che mi sono sentita rivolgere da qualche cliente. Chiariamo una cosa: il fatto che un libro interessa a voi non implica necessariamente che noi lo dobbiamo avere. Materialmente è impossibile avere tutto. Se appena ho iniziato a lavorare in libreria l’idea delle rese non mi entusiasmava, ora il mio punto di vista è cambiato. Quando non si sa come fare a mettere un libro sullo scaffale, e si sogna anche solo un centimetro di spazio, allora è evidente che qualsiasi cosa che ci consenta di avere quel centimetro che ci serve così tanto è benvenuta. Anni di questa attività possono essere molto persuasivi nel cambiare il nostro punto di vista.
Non possiamo avere tutto perché altrimenti non avremmo lo spazio dove mettere i libri. Siamo una libreria fisica, non una virtuale. Davvero pensate che Amazon, Ibs, InMondadori e tutti gli altri siti di vendita on line abbiano in magazzino tutti i libri che vendono? Ma neanche per sogno, loro hanno i bestsellers, quelli che sanno con certezza che venderanno, tutto il resto lo ordinano agli editori nel momento in cui viene richiesto da un cliente. Non per nulla i tempi di spedizione variano a seconda di quale articolo volete acquistare. Semplicemente hanno un’ottima rete di distribuzione.
Sapete una cosa? Non siamo indovini. Noi cerchiamo di prevedere quante copie venderà ciascun libro e facciamo gli ordini di conseguenza. Ci basiamo, nelle nostre ipotesi, sulle statistiche dello stesso periodo dell’anno prima e sulle movimentazioni dell’ultimo periodo. A volte entrano in gioco altre variabili, come il sapere che da un determinato romanzo è stato tratto un film (ma c’è comunque film e film) o il fatto che l’autore sia stato ospite di Fabio Fazio. Se sbagliamo e stiamo troppo stretti si dice che andiamo in rottura di stock, e perdiamo delle vendite, se sbagliamo dall’altro lato riempiamo il magazzino di merce inutile, rendiamo più difficile il lavoro dei magazzinieri (che magari per aprire bancali di rifornimento che non ci serve così tanto lasciano indietro altri bancali contenti libri che invece avremmo venduto, ma anche qui: come fanno a sapere quale scatola chiusa va aperta per prima?) e facciamo spendere soldi inutilmente al negozio.
Ecco, protremmo non avere il libro perché lo abbiamo finito e siamo in attesa di rifornimento, potremmo non averlo perché abbiamo deciso di non tenerlo, perché ci è sfuggito quando abbiamo letto il venduto e non lo abbiamo messo in ordine o perché è fuori catalogo.
Cominciamo dai libri che arrivano in negozio. Dai grossi editori prendiamo quasi tutto. Quantità alte, si parla di diverse centinaia di copie, per i titoli di punta, per scendere fino ai titoli meno importanti in cinque copie, che per noi significa piletta da banco. Ignoriamo solo i titoli troppo tecnici o gli illustrati da 300 euro su argomenti decisamente di nicchia. In linea di massima prendiamo tutto anche dagli editori medio-piccoli, ma a volte il libro viene preso in una sola copia il che comporta automaticamente che quando arriva lo sistemiamo in parete. Per gli editori ancora più piccoli siamo molto selettivi, valutando anche quanto ci sembra importante per la nostra realtà. Noi siamo a Milano, un libro sulla toponomastica delle vie di Milano ha senso, uno sulla toponomastica delle vie di Trieste no.
Come facciamo a decidere come esporre i libri? Secondo alcune persone li mettiamo a caso, ho ricevuto commenti in proposito più volte il che è l’ennesima conferma del fatto che molte persone parlano senza prima aver collegato la bocca con il cervello. Se mettessimo i libri a caso, come faremmo a trovarli? I criteri ci sono, anche se per chi non lavora in una libreria possono non essere visibili a colpo d’occhio. Ma se un libro è stato sistemato da una collega mentre io non c’ero, e qualcuno me lo chiede, devo essere in grado di trovarlo. Ci sono convenzioni, suddivisioni in reparti, zone strutturate per argomenti, o per case editrici, o per autori, e sempre in ordine alfabetico. E la schermata del computer va interpretata perché gli scaffali non sono numerati ed è solo la logica, e a volte il fare due-tre tentativi, che ci dice dove stanno i libri.
Opzione 1: espongo il libro di faccia su diversi ripiani di uno dei nostri pilastri. Perché scelga quest’opzione devo avere poche copie che mi avanzano rispetto a quelle che metto sul tavolo o devo mandarne una quantità non eccessiva in magazzino. Troppi libri in magazzino sono un problema per il magazziniere e rendono tutti il lavoro più… laborioso.
Opzione 2: gli dedico ampio spazio su un tavolo che usiamo proprio per esporre i titoli più importanti. In quel caso posso non limitarmi a fare una piletta sul tavolo ma dedicargli tutto un lato, o mezzo lato, a seconda di quanti titoli importanti ho in quel periodo e di quante copie ho.
Ovvio che esposizioni di questo tipo rendono i libri più visibili e li fanno vendere di più. Perché le facciamo? Beh, se io – e qui sto facendo cifre ipotetiche e non mi sto riferendo a nessun libro in particolare – ho 200 copie di un libro e ne espongo solo 10 mi sto suicidando. Intanto se è un libro che vende parecchio, magari dieci copie al giorno (gli autori di punta nei primi giorni della loro pubblicazione possono avere anche cifre più alte), e ne tengo esposte solo dieci copie significa che tutti i giorni dovrò scendere in magazzino a fare rifornimento, procurandomi più lavoro del necessario. E se per caso non faccio in tempo a scendere, perché a volte siamo troppo impegnati per andare in magazzino, perdo delle vendite. In più ci sono persone che entrano in libreria con l’idea di comprare un libro ben preciso. Se lo vedono è tutto ok, ma se non lo vedono quanti di loro lo chiedono? Non tutti, quindi è meglio facilitargli il compito rendendo il libro ben visibile.
I principali destinatari di un’esposizione massiccia però sono coloro che non hanno in mente un libro ben preciso. Loro sono aperti ai suggerimenti, e se gli capita di vedere un certo libro perché lo abbiamo messo bene in vista le vendite di quel libro aumentano. Ecco, per un libro è ben diverso essere esposto fra le proposte, solo sul tavolo di appartenenza, a scaffale di faccia o a scaffale di costa. Le vendite calano in relazione a quest’esposizione o, ribaltando i termini, a seconda di quanto sono alte le vendite noi ci regoliamo con l’esposizione.
Come detto, la novità in due copie può finire direttamente a scaffale. In genere vengono pubblicati troppi libri, e io ho troppi problemi di spazio, per potermi comportare diversamente. La novità in cinque copie va sul tavolo, e ci rimane a seconda di quanto vende. Ovvio che teniamo d’occhio tutti i titoli, e cerchiamo di rifornirli in modo da non rimanere mai senza di qualcosa che si potrebbe vendere. Io devo giostrarmi sulle quantità che ho, ma è ovvio che se dopo un mese di permanenza sul tavolo un libro non ha venduto neanche una copia quel titolo se ne va a parete. Se ci riesco di faccia, mandando in magazzino solo la metà delle copie che avevo sul tavolo, se non ho spazio tengo due copie a parete e il resto va in scorta.
Queste scelte, e i nostri consigli, sono il tocco personale che diamo al negozio. Non posso decidere se tenere o no i libri di Camilla Läckberg, con quello che vendono se io non li tenessi farei un errore enorme. Non posso non tenere Licia Troisi, indipendentemente dal fatto che mi piaccia o no. Ma se consiglio un autore è più facile che vada su Michael Ende o su Jo Walton.
I libri che trovate sul tavolo sono presenti perché sono novità, o perché vendono tanto. Possiamo anche esporre in modo massiccio libri che secondo noi non valgono la carta su cui sono stampati, e il riferimento alle Sfumature di E.L. James non è puramente casuale, ma indipendentemente da quel che ne pensiamo noi come lettori questi libri hanno avuto il pregio di darci da mangiare per un bel po’ di tempo, perciò almeno un merito gli e lo dobbiamo riconoscere. E quell’unico merito è ciò che ha fatto sì che per parecchio tempo quella trilogia fosse davvero ben visibile.
Vi ho detto che leggiamo il venduto e facciamo rifornimento, e che facciamo pure le rese.
Teoricamente dovrei rifornire – badando di non avere mai più di una copia – i libri che vendono almeno quattro copie all’anno ma che non hanno un venduto alto. Con un pagamento all’editore dopo 90 giorni significa che noi ordiniamo il libro, lo mettiamo in negozio, lo vendiamo, incassiamo i soldi e parte di quei soldi li usiamo per comprare una nuova copia dall’editore, copia che pagheremo solo dopo averla già venduta. In teoria con questo meccanismo il negozio non dovrebbe mai mettere soldi propri, perché paga dopo aver già incassato. In pratica il negozio i soldi li mette perché ci sono libri che vendono meno, e perché se tutto funzionasse liscio non dovremmo mai fare le rese.
Perché io tenga in negozio più di una copia di un libro questo libro deve vendere più di una copia al mese. E perché lo rifornisca mi devo basare su dati concreti, non sulle intenzioni segrete delle persone. Parecchi anni fa Fanucci ha pubblicato la Storia del cinema di fantascienza in dieci libri. All’inizio qualche copia l’abbiamo venduta, poi i libri si sono fermati. Completamente. Dopo oltre un anno che non ne vendevo nemmeno una copia li ho resi tutti, e già avevo lasciato rimanere i libri in negozio per un tempo abbastanza lungo.
Oppure potremmo averlo spostato, e voi non sareste più in rado di ritrovarlo a meno di un colpo di fortuna. O conoscete perfettamente titolo e/o autore, o per noi fare la ricerca a computer è quasi impossibile. Il computer non cerca un libro che si intitola “XYZ o qualcosa del genere”. Non si ragiona con il qualcosa del genere, anhe se molti sembrano convinti del contrario. Se va bene riusciamo a capirvi, quando una signora mi ha chiesto L’arte della felicità di Allegra Speranza io ho capito che voleva L’arte della gioia di Goliarda Sapienza e glie l’ho dato. Ci abbiamo pure scherzato sopra, visto che la signora era dotata di senso dell’umorismo. La sua fortuna è stata di essersi confusa su un libro che vendeva abbastanza per cui il suo titolo mi era rimasto in mente. Se non lo avessi saputo di mio, come avrei fatto a trovarlo? E il fatto che ci dite che lo avete visto non troppo tempo fa proprio in un determinato punto del negozio non vuol dire niente. In primo luogo ognuno ha il suo concetto di non troppo tempo fa. Un signore una volta mi ha chiesto un libro dicendo che era appena stato pubblicato e quando, dopo una ricerca complicata sono riuscita a capire di cosa si trattava, gli ho fatto notare che che quel libro aveva tre anni, lui mi ha risposto “appunto, è un libro pubblicato da poco”. Con tutti i libri che vediamo per noi “poco” significa qualche mese, tenete presente che i lettori più assidui comprano i libri nel giro di una manciata di giorni dalla loro pubblicazione e anche per loro un libro “vecchio” di due mesi è, appunto, vecchio.
A volte nemmeno l’indicazione del tavolo su cui lo avete visto ha valore. Possiamo credere a quello che ci dite, anche se siete assolutamente in buona fede? Il beneficio del dubbio ve lo diamo, ma a volte un signore mi ha chiesto dove si trovava il reparto di storia e quando glie l’ho indicato ha ribattuto che lo avevamo spostato. Io gli ho risposto che era sempre stato lì dove si trovava anche in quel momento, lui ha insistito, io ho provato a spiegargli che magari si confondeva perché non era salito sempre dalla stessa parte e lui mi ha detto “lo vuole dire a me che sono cliente di questo negozio da dieci anni?” A quel punto sono stata zitta, perché altrimenti non sarei più riuscita a mantenere il tono cortese che avevo avuto fino a quel momento. Perché io in quel negozio ci lavoravo già da dieci anni, e forse avevo le idee un po’ più chiare delle sue. Ma come si fa a dirlo a uno convinto di sapere tutto lui? Come, mantenendo un tono cortese? Io non ne sono capace, perciò saluto e me ne vado il prima possibile. Tanto lui voleva sapere dov’era il reparto, e io lo avevo giusto accompagnato lì durante il nostro scambio di battute. Ma questo tizio, o quell’altro convintissimo che avevamo spostato gli ascensori (certo, come no, lo facciamo un giorno sì e uno no per dare un’aria sempre nuova al negozio) provano che non sempre ci possiamo fidare del senso dello spazio dei nostri clienti.
Ecco, se un libro vi interessa prendetelo subito, altrimenti non è detto che lo ritroverete. Se quel giorno non avete i soldi con voi, o non volete portarvi dietro il peso perché dovete andare in giro, potete sempre chiederci di metterlo da parte a vostro nome per qualche giorno, quando tornerete (sempre che non decidiate di fare il giro del mondo prima di tornare e non scomparita per 80 giorni) il libro sarà ancora lì ad aspettarvi senza tema di rese, vendite, titoli ricordati male o spostamenti. Potremo non avere, e di fatto non abbiamo, tutti i libri che ci sono in commercio ma se sappiamo, o anche solo sospettiamo, che un particolare libro possa interessare a qualcuno il libro sarà lì in negozio a disposizione del cliente.