Ho visto il film di Ang Lee, forse con troppe aspettative, e sono rimasta delusa.
Uno scrittore è in viaggio in India in cerca di una nuova storia. Un uomo gli consiglia di andare da Pi e farsi raccontare la sua straordinaria avventura.
Pi lo accoglie in casa, racconta allo straniero l'origine del suo nome e la sua affannosa ricerca di Dio che da ragazzino l'aveva messo in bilico tra induismo, cristianesimo e islam.
Indugia ancora sulla famiglia e sul suo primo amore, perduto per emigrare in Canada.
Lo scrittore (così come gli spettatori!) inizia a essere impaziente: quando arriva la storia?!
Tutto inizia quando la nave, che doveva portare Pi, la sua famiglia e tutti gli animali del loro zoo in Canada, affonda sopraffatta da una tempesta.
Pi è l'unico superstite insieme a una zebra, una iena, un orango e una tigre. Con loro deve condividere lo spazio su una scialuppa di salvataggio.
La iena uccide la zebra e l'orango. La tigre uccide la iena e spazzola via gli avanzi degli altri animali.
E Pi? Dovrà usare il cervello per non soccombere e addomesticare la tigre.
Il ragazzo è vegetariano, pesca per sfamare la tigre e piange per ogni pesce che uccide.
Dopo settimane in mare, nutrito da qualche scatola di biscotti, il poveretto sta per arrendersi, quando giunge su un'isola da sogno.
Ma quell'isola perfetta è carnivora. Tutto quello che dà di giorno, lo toglie di notte.
Pi decide di rimettersi in mare. La tigre riparte con lui.
La fortuna li assiste, stremati raggiungono le coste del Messico e sono salvi.
Sarà vera quest'avventura? Per i più scettici c'è un'ipotesi alternativa che non vi rivelo, ho già detto anche troppo!
Be', troppo...il giusto! Che si salvava era ovvio, altrimenti come raccontava la storia allo scrittore?!
Ecco, appunto, il lieto fine è già rivelato in partenza!
Era da evitare la manfrina dello scrittore in cerca d'ispirazione e andare diretti sulla storia. Così ci sarebbe stato più spazio per lo spettacolo visivo e meno per la noia.