Vita su Marte: jarosite ed alte temperature, una combinazione letale per i composti organici

Creato il 18 febbraio 2015 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Gli scienziati hanno scoperto che la jarosite distrugge i composti organici quando viene riscaldata.
Di per sé questa notizia potrebbe sembrare poco rilevante e soprattutto riservata ad un pubblico ristretto ma vale la pena ricordare che questo minerale, un solfato di ferro, è molto diffuso su Marte ed è stato individuato più volte da Curiosiy nei campioni prelevati, come quello proveniente dall' ultimo drill su Mojave2, ad esempio.

Il rover utilizza il suo Sample Analysis at Mars ( SAM) per studiare sia l'atmosfera che i campioni solidi di rocce e terreno.
Il SAM contiene uno spettrometro di massa (QMS), un gascromatografo (GC) e uno spettrometro laser (TLS) e funziona praticamente come un piccolo forno, cuocendo i campioni progressivamente fino a 1.000° Celsius ed analizzando i gas emanati durante il processo.

Ora però, i ricercatori dell'Imperial College London e del Natural History Museum hanno replicato la tecnica usata da Curiosity per analizzare il terreno marziano e cercare composti organici, scoprendo che quando questi ultimi sono presenti insieme alla jarosite, intense raffiche di calore (flash-heating) abbattono il minerale in anidride solforosa e ossigeno, che a sua volta distrugge i composti organici senza lasciare tracce.
Davvero una pessima notizia!

Nel 2014, il professore Mark Sephton, del Department of Earth Science and Engineering presso l'Imperial College London e co-autore del documento pubblicato oggi sulla rivista Astrobiology, si era occupato del perclorato, un'altra spina nel fianco per la ricerca della vita. Anche questo minerale crea problemi se viene risclaldato, rompendosi e producendo ossigeno e cloro sotto forma di gas, che a sua volta reagisce con composti organici suddividendoli in anidride carbonica e acqua.

" Le proprietà distruttive di alcuni solfati di ferro e perclorati verso la materia organica possono spiegare perché le missioni attuali e precedenti non hanno finora offerto alcuna prova conclusiva di sostanze organiche conservate sulla superficie di Marte", ha dichiarato Sephton. "Questo nonostante gli scienziati sappiano da studi precedenti che i composti organici sono stati consegnati a Marte dalle comete, dai meteoriti e dalla polvere interplanetaria nel corso della sua storia".

Adesso il team sta studiando la possibilità di una nuova modalità operativa per Curiosity quando nella roccia sono presento questi minerali. Il loro lavoro, quindi, potrebbe avere importanti implicazioni sia per la missione in corso che per le future, come ExoMars che dovrebbe prelevare campioni dal terreno ed analizzarli con lo stesso metodo usato finora.

James Lewis, sempre del Department of Earth Science and Engineering all'Imperial College London, co-author del documento, ha detto: " il nostro studio mostra che se la jarosite viene rilevata, allora è chiaro che gli esperimenti di riscaldamento alla ricerca di composti organici non possono essere efficaci".

Sulla Terra, però, solfati di ferro come la jarosite si formano nelle difficili acque acide che sgorgano da rocce ricche di zolfo dove, nonostante le avverse condizioni, si crea un habitat ideale per i microorganismi.
Lewis ha aggiunto: "Il problema è che la jarosite è la prova di sistemi che potrebbero aver sostenuto la vita, quindi non è un minerale che gli scienziati possono evitare completamente nella loro analisi dei terreni su Marte. Speriamo che il nostro studio aiuterà gli scienziati ad interpretare i dati ed a setacciare l'enorme quantità di eccellenti informazioni che Curiosity sta producendo, per trovare le prove che Marte una volta era in grado di sostenere la vita".

Riferimenti: -
http://phys.org/news/2015-02-scientists-mineral-compounds-implications-mars.html

Nel 1915 Einstein completò le leggi della relatività generale, segnando una svolta nella concezione dello spazio e del tempo. Si apriva così la nuova frontiera degli studi sul misterioso fenomeno astronomico dei buchi neri. In questo volume, Kip Thorne racconta le scoperte e le false piste della ricerca sull'argomento, da Einstein a Hawking, esamina le conseguenze della teoria dello spazio curvo e le possibilità offerte dalla fisica dei quanti, fino a prendere in esame l'ipotesi dei "wormholes". Prefazione di Stephen Hawking. Leggi tutto: " Buchi neri e salti temporali. L'eredità di Einstein"


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :