vite deragliate nel profondo Ohio...
Creato il 28 maggio 2013 da Omar
Knockemstiff, nella sperduta campagna dell’Ohio, è un informe raggruppamento urbano traversato da stradine lerce che vanno diluendosi senza soluzione di continuità negli spazi sconfinati dell’America più profonda. Proprio qui è nato e ancora oggi vive con la famiglia Donald Ray Pollock, scrittore dal canonico curriculum zeppo di mestieri umilianti: i racconti del suo incredibile esordio (a 50 anni suonati) sono tutti ambientati in mezzo a questa desolante manciata di catapecchie disseminate nel nulla, tra campi di frumento, drive-in cadenti e drugstore polverosi, e rappresentano un catalogo estremamente riuscito di personaggi inchiodati al proprio destino di loosers senza futuro.
Sono bifolchi laceri, sbevazzoni ignoranti e traboccanti di pregiudizi quelli che affollano queste incredibili, bellissime pagine: una razza di derelitti spiantati che srotola la loro miserabile esistenza tra mille patetici espedienti, lattine di birra, violenza gratuita e tonnellate di junk-food. Fin da piccoli respirano catrame e polvere ammazzando il tempo tra i tavoli di un bar oppure a caccia di scoiattoli e serpenti, facendo sesso in ogni dove, iniettandosi droga e ingerendo quantità impensabili di pillole, anfetamine, crack, speed e middle class appare lontana e irraggiungibile: quella Nazione che vota un presidente nero e che ipnotizza con le sue mille caleidoscopiche lucine salvo svelare a tradimento, dietro la facciata soave e seducente, la rarefatta concretezza del proprio Sogno.
qualsiasi altra cosa possa appannare i sensi facendogli dimenticare anche solo per un dannatissimo istante di vivere nel più fetido culo del mondo, in un posto dal quale l’America sognata, l'America perbene delle metropoli e delle villette unifamiliari della
Con uno stile diretto e tagliente - capace di assestarti improvvisi pugni nello stomaco - Pollock regala ai suoi lettori una ventina scarsa di racconti davvero esplosivi, storie che si svolgono tra i ’60 e i ’90 in un’America stordita e perdente che la critica ha amato e premiato in ogni modo. Tanti personaggi, tante piccole vicende che compongono un ordito in cui la vera protagonista è lei, la puteolente Knockemstiff, che tesse e incrocia le vite dei suoi abitanti sino a comporre un’opera corale in grado d'inserirsi nel solco della migliore tradizione delle short stories a stelle e strisce.
Quella di Pollock è una voce che si fa spudoratamente carico di un'intera tradizione letteraria (quella dei Faulkner e dei Caldwell), per aggiornarla e restituircela impregnata di sbruffonate da bar («Una volta ce l'avevo così duro che mi sono scopato un nido di vespe»), squallore quotidiano («Il trailer puzzava come un armadio pieno di brutti ricordi... Sulle pareti zampettavano mosche nere. Una pelle di serpente marrone sbriciolata era stesa sul piano della cucina. Daniel si guardò intorno e vide le bottiglie di whisky vuote e le lattine di maiale e fagioli sparse sul pavimento»), ma anche e sopratutto d'intollerabili scoppi di violenza: «Prima che Todd potesse rispondere, Frankie si rizzò di colpo e lo sbatte giù dalla sedia sul pavimento. I suoi pugni lo colpirono sette o otto volte ai lati della testa e Todd sentì che qualcosa gli si rompeva in un orecchio».
Non c'è un filo di speranza neanche a pagarlo oro, nelle pagine di questo nuovo e straordinario autore americano, perché non c'è redenzione, nella lurida e miserabile Knockemstiff. (di Pollock avevamo parlato anche qui)
Knockemstiff
Donald Ray Pollock (Ed. Elliot)
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