Ha vinto la speranza contro la rassegnazione. E questo provocherà ripercussioni in tutto il continente con effetti difficilmente prevedibili, ma che persino nell’Italia imbalsamata potrebbe favorire la formazione di un nuovo soggetto di centro sinistra e agitare le acque stagnanti e ormai francamente nauseabonde e velenose in cui il Paese sta facendo il morto.
Molto dipenderà dalle mosse di Tsipras: le promesse fatte dal leader di Syriza per superare l’emergenza umanitaria a cui è stato ridotto il Paese e contenute nel “manifesto di Salonicco”, molto più morbido rispetto alle posizioni iniziali del partito non sono compatibili con l’attuale assetto monetario ed economico europeo, questo dev’essere chiaro. Quindi Tsipras che non ha mai detto di voler uscire dall’euro e tanto meno dalla comunità europea, si trova adesso di fronte a una complicatissima partita e un bivio: quella di cercare qualche marginale compromesso in nome di quel’altra e impossibile europa che non potrà mai nascere finché c’è questa e dunque fallire o dimostrarsi deciso a mettere in gioco tutto pur di uscire dalle logiche austeritarie che – vale sempre la pena di ribadire le evidenze – non sono un capriccio, un’imposizione tedesca o una possibile variabile della governance continentale, ma aderiscono strettamente alle logiche di fondo del liberismo finanziario e dell’unione monetaria.
Nel primo caso Tsipras trascinerebbe nel fallimento tutta la sinistra europea, metterebbe in crisi i movimenti di contestazione nei confronti dell’austerità e non lascerebbe altra via d’uscita se non quella di un neo nazionalismo di destra per sottrarsi ai meccanismi di automatismo finanziario e antisociale cui si è abbandonata l’Europa, nel secondo permetterebbe in prospettiva di ricostruire l’unione continentale su altre basi purché ci sia il coraggio e la lucidità di tornare indietro rispetto ai troppi passi falsi compiuti negli ultimi vent’anni. Il problema non è quindi quello di cercare nel programma di Tsipras ciò che c’è di assai poco radicale o far notare come i durissimi e purissimi che Syriza non rappresenta che una faccia alternativa e morbida del medesimo capitalismo finanziario: si tratta invece di creare e rafforzare una corrente d’opinione continentale che aiuti Tsipras ad essere radicale e che sconsigli alle frange centriste e compromissorie di Syriza, che pure esistono, possibili tradimenti.
Insomma bisogna far sì che la rottura manifestatasi in Grecia cresca e agisca nonostante le enormi pressioni di ogni tipo, comprese le più estreme che verranno attuate per sterilizzare la novità quanto meno simbolica che si è determinata e di cui si teme la diffusione. Tsipras è ormai molto più che un abile leader greco: è l’inizio di un cammino che va molto oltre i suoi limiti. Lo testimonia anche la piazza dove è stata festeggiata la vittoria e piena di italiani, spagnoli, tedeschi, francesi: ” Questa è la realtà, buonanotte signora Merkel” dice un cartello inalberato dai militanti della Linke. Speriamo che questa possa essere davvero l’Europa. E lo potrà essere se si comprende che la vera battaglia comincia ora.