Poi, certo, ci sono i Genny ‘a carogna, i Gastone, gli Ivan Bogdanov (già dimenticato, il simpatico trasfertista serbo che decise di non far giocare la partita di Genova tra l’Italia e la sua nazionale, nell’ottobre 2010?), gli ultras genoani che impongono ai loro giocatori di togliersi la maglia. E ci sono centinaia e migliaia di ragazzi che approfittano dell’ombra di questi gladiatori del terzo millennio per sfogare un po’ di rabbia, per sentirsi un po’ protagonisti. Certo, fa specie vedere uno scimmione a capo del tavolo delle trattative per prendere una decisione non solo sulla disputa o meno della finale di Coppa Italia, ma anche sulla sicurezza di migliaia di tifosi. Ma lo si era già visto a Genova come in un derby romano di qualche anno prima, in cui il pistolero metropolitano che ha originato il caos di sabato scorso, tale Gastone, aveva ordinato la sospensione della partita. Il perché in Italia accadano queste cose è fin troppo ovvio: fenomeno calcio gonfiato mediaticamente, deficit strutturale, personaggi poco raccomandabili che si aggirano ai piani alti di federazione e società, cultura sportiva ridotta allo sfottò salottiero e all’epica ridicolmente nazionalista.
Ma poi perchè sorprendersi di qualche scimmione che detta legge in uno stadio? Non abbiamo avuto forse l’esempio di un ultrà della politica che ha tenuto in scacco un intero paese per vent’anni, nonostante i processi e le amicizie imbarazzanti? E non abbiamo di fronte l’esempio di un energumeno del web che con la filosofia ultrà applicata alla politica ha costruito un cospicuo patrimonio di consenso? C’è forse differenza tra chi strumentalizza tragedie per ottenere consenso e un capo ultrà che inneggia a un condannato per l’omicidio di un poliziotto? Ci si scandalizza per la trattativa (come se l’Italia non fosse una Repubblica fondata sulla trattativa!) e intanto sciacalli e goliardi del web trasformano Genny ‘a carogna in un’icona istantanea, incuranti della delicatezza di una situazione che poteva mettere a repentaglio la vita di centinaia e migliaia di pacifici tifosi. Ma è giusto così, anzi è addirittura limitativo: Genny ‘a carogna non è solo un’icona dell’italietta, ma ne è la sintesi perfetta, la metafora di un paese in cui chi urla e mostra i muscoli ha sempre ragione.