Titolo: Viva la vida. I sogni di Ciudad Juarez
Autori: Baudoin e Troubs
Editore: Coconino, Fandango
Anno: 2012
Ciudad Juarez è una di quelle città ambigue per natura. La sua posizione geografica la rende divisa tra gli Stati Uniti, dove si chiama El Paso, e il Messico e rende questo luogo doppio uno dei centri della via della droga che dal Sud America risale fino ai “paesi occidentali”, nonché uno dei “porti” da cui partono centinaia di immigrati clandestini in cerca di fortuna nei ricchi Stati Uniti. Il tasso di criminalità è altissimo, c’è una media di venti omicidi al giorno, i narcotrafficanti conducono una guerra spietata con i federales e le guardie di frontiera statunitensi si divertono, in stile Machete, a ricacciare indietro – nel migliore dei casi – i poveri che tentano la sorte attraversando il confine. Nonostante questo, o forse proprio per questo, Ciudad Juarez suscita un fascino magnetico e morboso. Come Tijuana prima di lei, famosa per L'infernale Quinlan di Welles, la città ha ispirato decine di opere d’arte. L’ultima in ordine cronologico è la bella graphic novel Viva la vida di Baudoin e Troubs, edita da Coconino e Fandango.
Affascinati dai lavori a lei dedicati e dalla situazione di frontiera della città, i due fumettisti francesi decidono di partire con uno scopo preciso: barattare con i cittadini di Ciudad Juarez un ritratto in cambio del racconto di un loro sogno nel cassetto. In questo modo, come per magia l’arte sbiadisce la carica di violenza e di sangue che la città si porta appresso e fa riemergere la vita che continua a scorrere nelle sue strade. Con il loro tratto marcato, impressionista, in bianco e nero, i due danno voce a quell’aspetto che i quotidiani tendono a scordare perché troppo poco spettacolare. Emerge un ritratto composto dalle decine di piccoli camei degli abitanti. Si raccontano i problemi sociali connessi al narcotraffico, allo sfruttamento nelle maquiladoras (fabbriche statunitensi subappaltate ai messicani), alla prostituzione appannaggio dei ricchi yankees, alla frontiera, ma a tutti questi accidenti fa da contraltare la forza della vita con i suoi sogni e le sue speranze.
Viva la vida è un’opera sincretica frutto dell’unione tra il racconto illustrato e il reportage giornalistico, è un viaggio verso la frontiera – non ha importanza quale - alla ricerca di ciò che giace oltre la notizia, di ciò che continua ad agitarsi al di là del segno ed è da questo probabilmente inafferrabile, se non a prezzo di una violenta distorsione. È un omaggio al Messico, la terra delle angurie ritratte dalla Kahlo, alla sua forza e alla sua magia. È un inno alla vita che è sempre più forte di qualsiasi avversità e non da ultimo è un bel fumetto che, mischiando i generi e le tecniche dei due autori, ridà la molteplicità e la varietà di ciò che siamo soliti chiamare mondo. Come scrive Paco Ignacio Taibo II nell’introduzione al volume: “Quello che state per leggere è un lavoro meraviglioso. Per ciò che racconta, ma anche perché utilizza una delle più grandi Arti del XXI secolo, il fumetto”.
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