Viaggiò per un anno intero, tanta libertà, non gli pareva vero!
Attraversò il deserto, solcò il grande mare, percorse vaste pianure, si inerpicò su per aspre montagne. Visitò piccoli villaggi e grandi città.
La sua missione aveva sempre in mente, quando si aggirava tra la gente. Chi si prestava ad ascoltare, lui prendeva ad interrogare. Interpellò vecchi saggi e arcigne fattucchiere, ascoltò uomini tutti d'un pezzo e donne che la sapevano lunga.
Ma nessuna risposta lo soddisfaceva, sempre nel cuore un vuoto aveva.
In più la nostalgia si faceva sentire: la famiglia gli mancava. Tanto, da impazzire!
Un giorno si accorse che non aveva più voglia di girare intorno al mondo e prese la strada del ritorno. Sebbene si sentisse sconfitto perché non aveva trovato le risposte che cercava, si era divertito e aveva imparato tante cose nuove.
La terribile tempesta lo colse una notte. Continuò ad avanzare impavido per un lungo tratto, casa sua non era più tanto lontana.
Un fulmine colpì il suolo proprio davanti a lui e illuminò una torre che si ergeva altissima in mezzo alla via.
Il piccolo cavaliere lasciò il cavallo al riparo delle imponenti mura e oltrepassò la porticina aperta alla base della torre.
All'interno non c'era altro che il silenzio e una scala ripidissima. Si tolse l'elmo e salì pochi gradini. C'era una finestrella. Affacciandosi si ritrovò naso a naso con il suo cavallo: "Hiiiiiii, hai girato tanto per cercare quello che dentro te devi trovare!".
Era sfinito dalla stanchezza, gli pareva di aver sentito l'animale parlare! Guardò in su: la scala saliva sempre più ripida. Appoggiò la spada e lo scudo ad una parete e continuò la salita.
Arrivò ad un'altra finestra e sbirciò fuori. La pioggia era cessata, in cielo la luna splendeva luminosa. Laggiù in basso si materializzò la scena del giorno della sua nascita: vedeva se stesso adagiato in una culla posta al centro di un crocevia di sentieri. Vide la sua mamma, che disponeva accanto alla culla una spada e uno scudo. Vide il papà che, fischiettando, sbarrava con alti cancelli l'ingresso dei sentieri. Vide la nonna, che stendeva un tappeto di velluto rosso sull'unica stradina lasciata aperta. Vide anche il nonno, con quella sua perenne aria svagata, che, quatto quatto, sollevava un lembo del tappeto e vi nascondeva sotto il grosso libro di fiabe. Il nonno alzò lo sguardo alla torre, proprio dov'era lui, e gli fece l'occhiolino. Il piccolo cavaliere si ritrasse svelto. Era spaventato. E anche molto arrabbiato! Era stanco e accaldato. Si sbarazzò della sua armatura, che non toglieva mai, nemmeno per dormire, e continuò a salire i ripidi gradini. Procedeva svelto ora, senza quell'ingombrante ferraglia. La scala terminava in cima alla torre. Si ritrovò in una stanza accogliente. C'era una tavola imbandita, al centro un'enorme torta al cioccolato con tante candeline accese e una scritta di zucchero: "Vivere pienamente".
Aveva una fame da lupo, ma era curioso e voleva affacciarsi dalla finestrella più alta. Là in basso vide se stesso com'era adesso, dritto e fiero, in sella al suo destriero. Non portava l'armatura, nè lo scudo, nè la spada. Alle sue spalle, un'unica strada tappezzata di velluto rosso, dinanzi a lui, mille strade si dipanavano, a tratti dritte, a tratti curve, certe più in là anche si intrecciavano. Sparivano verso l'orizzonte, il sole sorgeva splendente, dietro a un monte. Sorrise. Avrebbe soffiato sulle candeline e mangiato la torta. Poi sarebbe tornato a casa. Con calma, avrebbe scelto la strada.
Questo post partecipa al contest di Nina "L'amore non deve essere un segreto"