Parlarne bene equivale a prendere le parti di qualcosa che ormai, nell’immaginario collettivo, è soltanto un pezzo di materia organica anfibia; parlarne male è diventato quasi di moda, quindi è equiparabile a sparare sulla croce rossa.
Il problema vero di Naruto (e quindi, di riflesso, di Kishimoto) l’abbiamo ampiamente compreso: la delusione.
Delusione da parte di un qualcosa che amavamo nel profondo, e che all’improvviso ti tradisce. È un po’ come quando hai l’amichetto del cuore, e poi quello di punto in bianco sceglie un’altra compagnia di buzzurri e a te non ti caga più per motivi che sa solo lui.
Tu, naturalmente, ci rimani male.
Poi succede che l’amichetto lo rincontri dopo tanto tempo, parlate per un po’…e ti accorgi che, nonostante provi per lui un affetto di fondo, l’amico è completamente cambiato. È cresciuto in una maniera che per te è totalmente aliena. E quindi, pur essendo sempre il tuo amico, non è più lui.
Ecco, Naruto è esattamente così: è l’amico che ti accompagna per qualche anno, salvo poi crescere e cambiare in un modo che tu non capisci.
Perché pur volendo, fai fatica a comprenderlo.
A partire dai disegni.
Pensavo di essere l’unico, ma a quanto pare il fronte di coloro che non ci stanno capendo un’emerita mazza è molto, molto ampio. Il problema potrebbe essere causato dal fatto che Masashi-sensei ormai utilizza quasi esclusivamente la tavoletta grafica per disegnare.
E si vede.
Non c’è la minima diversificazione tra le linee dei disegni, è tutto troppo “eccessivamente” pulito e asettico.
Il risultato è che nelle scene d’azione non si comprende assolutamente nulla. Poiché, pur essendo tutto pulito, è tutto molto incasinato.
La storia è quella che ne ha risentito di più, naturalmente. Certo, la maturità dell’autore, il cambiamento dei personaggi, blablabla…Non ripeterò cose già scritte.
A grandi linee, letto tutto di filato, Naruto Shippuden “tiene botta” (aka “tiene duro”). Insomma, si fa leggere. Sotto certi aspetti intrattiene. Ma sono palesi i momenti WTF?, e non perdoneremo mai a Kishimoto lo svilimento di Naruto, da personaggio che faceva della forza di volontà il suo più grande punto di forza allo stra-abusato “bimbo della profezia” che riporterà ordine, pace e sicurezza nella Galassia.
Tutti aspettano con impazienza che il manga si concluda.
Entro quest’anno (o nei primi mesi di quello venturo) leggeremo la parola “FINE” all’opera di Kishimoto.
Perché la guerra finale/totale/tombale è in dirittura d’arrivo.
Una guerra che tutto sommato non è poi malvagia, se letta di filato. Ha i suoi momenti esaltanti, i suoi momenti buoni, i suoi “alti e bassi”, e i suoi momenti di inutilità (c’è una morte che probabilmente nelle intenzioni dell’autore avrebbe voluto essere un momento catartico, e invece l’unica cosa che suscita nell’animo del lettore è solo un sonoro sbadiglio).
È la mancanza di magia, di emozione, il vero problema di Naruto – per ritornare a quanto dicevamo all’inizio. Kishimoto non è più stato in grado di rendere magica la sua opera, che la differenziava (e la innalzava) dagli altri. Il mondo dei ninja, le sue regole, i suoi protagonisti…erano meravigliosi.
Una meraviglia che è andata depauperandosi perché subordinata (purtroppo) a scelte stilistico/narrative che hanno completamente dissolto quel “sense of wonder” che ci piaceva tanto.
Ci sono dei guizzi, però, che ogni tanto ci fanno sussultare e ci fanno rivedere un frammento della bellezza antica di Naruto. Ne abbiamo parlato.
I momenti fighezza con le splash page dei quattro kage, o delle bestie mitologiche, o di Naruto che si erge a protettore dei ninja perché senza i suoi amici sarebbe nulla ci riportano a quei tempi nostalgici in cui giocavamo felici col nostro amichetto.
Momento Fighezza livello uberfigo
Oppure i momenti in cui Obito sta per essere sopraffatto dal dolore e dall’oblio, ma grazie alla sua forza di volontà (e alla potenza dell’ammore), riprende il controllo evolvendo come un pokèmon alla fase finale: da Uchiha, a burattino, passando per galoppino, forza portante…e infine eremita
L'intera sequenza in cui Obito viene dilaniato è probabilmente la migliore vista nell’ultimo anno di Naruto. È dolorosa, è violenta, ha un impatto emotivo potente.
Certo, è un po’ scontata, ma nel manga di Kishimoto bisogna ricordare che incontriamo (e abbiamo incontrato) una serie di protagonisti che, sotto molti aspetti, sono il riflesso del protagonista: dal fratello di Tsunade, passando per Nagato, fino ad arrivare proprio ad Obito.
Soprattutto Nagato e Obito sono ciò che Naruto potrebbe diventare se decidesse di cedere “al lato oscuro”. Perché erano esattamente come Naruto alla sua età, con gli stessi sogni, gli stessi desideri, la medesima forza di volontà.
Ciò non toglie che il capitolo 640, a parte l’evoluzione di Obito e il poweruppo stile Freezer, sia abbastanza da sbadiglio.
La colpa è imputabile a quanto abbiamo detto.
Né più, né meno…
Voi che ne pensate?