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Vizi e peccati al “festival dei due mondi” di Spoleto

Creato il 06 luglio 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

Vizi e peccati al “festival dei due mondi” di Spoleto6 LUGLIO – A Spoleto, in occasione del ciclo di conferenze sui vizi capitali del Festival dei due mondi, monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, membro della Congregazione per la dottrina della fede e di molti altri consigli e congregazioni, ha descritto, ai microfoni degli intervistatori, la situazione culturale e morale internazionale con poche, chiare, definite parole. Anzitutto ha manifestato il suo entusiasmo per la grande affluenza che queste conferenze hanno avuto, conferenze volte a mostrare al pubblico la gravità dei vizi in cui sempre più l’uomo contemporaneo ricade.

Secondo il Cardinale Fisichella, questa affluenza è indice di interesse e di desiderio di conoscenza, quel desiderio di luce che conduce gli uomini verso Dio e l’amore per se stessi e per gli altri. L’eco che questa iniziativa ha avuto sottolinea, inoltre, il ruolo che ancora oggi ricopre la Chiesa Universale, ruolo che tuttavia è sempre più arduo mantenere, viste le tendenze culturali e sociali di oggi. Il monsignore ha parlato ai microfoni della stampa e, rispondendo alla domanda di Antonella Palermo sulla crisi della Chiesa Cattolica, ha affermato che questo periodo è un momento di crisi generalizzata, in cui, come disse il Papa nella sua ultima enciclica, “il mondo soffre per la mancanza di pensiero”. Secondo il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, la crisi di cui oggi si continua parlare è certamente economica, ma essa è il frutto della profonda crisi dell’uomo di oggi, che “appare confuso, disorientato, incapace di guardare al futuro, e quindi privo di speranza”. Oggi il peccato più rilevante è la superbia, frutto di un’incapacità di vedere se stessi con chiarezza e del conseguente superamento dei limiti.

La mancanza di fede conduce esattamente verso questo peccato infatti: “La superbia – lo diceva già la sacra Scrittura – si vince con l’umiltà. L’umiltà è avere la piena consapevolezza di sé stessi, dei propri limiti e anche delle proprie contraddizioni. Però l’umiltà ci porta anche a conoscere quelle qualità che noi possediamo e che devono essere messe a servizio degli altri. Non si può sempre pensare a una crisi che ci tocca all’esterno. La crisi antropologica è connotata anche da una profonda crisi di fede. Quando viene meno la dimensione profonda della fede, la preghiera e la vita di spiritualità, allora la conseguenza è che aumenta il limite e aumenta anche la capacità di sopravvalutare se stessi. Quindi, primo fra tutti, aumenta la superbia”. Queste parole, forti e chiare, sono in linea con quanto già ribadito dalla Chiesa, che guarda con sempre maggiore apprensione verso la nuova cultura. Alla fine della sua intervista, il monsignore ha però ricordato che il processo di evangelizzazione non è semplicemente frutto del linguaggio, sebbene la parola abbia la funzione, in quanto principale qualità umana, di diffondere il messaggio cristiano. Ciò avviene anche con uno stile di vita coerente, dettato dalla ricerca di Cristo nel quotidiano, lontano dagli estremismi che oggi sembrano dover caratterizzare la vita di ognuno. Il Santo Padre, infatti, sin dalla sua elevazione al Soglio Pontificio, ha manifestato il suo desiderio di riproporre la fede cattolica come fondamento della società, istituendo appunto il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, il cui scopo è “promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di “eclissi del senso di Dio”, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati “per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”.

Secondo la Chiesa Cattolica, oggi più che mai è necessario un recupero della fede, e alla base di questa crisi (che sembra essere diventata ormai la parola chiave di questi anni) ci sarebbe una grave caduta dei valori cristiani, che conducono l’uomo verso l’egoismo e quei vizi che questo Festival sta cercando di illustrare e combattere.

Enrico Cipriani


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