Vizio di Forma è l’ultimo film di Paul Thomas Anderson, basato sul libro Inherent Vice di Thomas Pynchon. La storia è quella di Doc Sportello (Joaquin Phoenix), detective privato e tossicodipendente, che riceve la visita di una sua ex, Shasta, che le chiede aiuto. L’uomo con cui ha una relazione sembra essere in pericolo, a causa di un piano per farlo “sparire” messo in atto dalla moglie e dal suo amante. Doc inizia a muoversi, imbattendosi spesso nell’ispettore Christian “Bigfoot” Bjornsen (Josh Brolin), suo acerrimo nemico, e si ritrova in una rete di misteri che coinvolgono gruppi criminali cinesi, droga e prostitute.
Comunque…il fatto è che in questo film la storia conta fino a un certo punto. Davanti agli occhi di Doc i misteri si infittiscono, si complicano, si intersecano e poi si risolvono, quasi da soli, ma soprattutto senza che Doc ne rimarra sconvolto e così lo spettatore. La pellicola ha lo scopo di far entrare lo spettatore nello stato d’animo di Doc, e così gli imprevisti, gli avvenimenti che vanno a posto da soli o i personaggi strani che si palesano nel film, non creano particolari colpi di scena o momenti di trambusto, perché – proprio come Doc – abbiamo il cervello annebbiato. A questo serve la lentezza di alcune scene o le mancate spiegazioni del film, a farci sentire come si sente Doc quando è fatto. Questa è la parte veramente interessante del film, ma purtroppo per quanto mi riguarda – sarò vecchio stampo – non basta, dev’esserci anche una storia coinvolgente.
In conclusione: non me la sento di dire che Vizio di Forma sia un film “brutto” o “senza senso”, perché così non è, ma semplicemente è un film che forse non ho capito fino in fondo, o al quale comunque manca quel guizzo che me lo avrebbe fatto apprezzare in maniera piena.