Vizio di forma

Creato il 06 marzo 2015 da Arpio

Per non passare proprio per idiota durante questa recensione, vorrei spiegare perché mi sono cimentato nell’avventura di “recensire film e serie tv”. Sono uno di quelli che credono alle parole di Nanni Moretti quando dichiara di “non parlare di quello che non si conosce”, ecco perché non ho aperto un blog sulla fisica quantistica o sull’idraulica. Da anni, infatti, mi interesso di cinema, anche se non è la mia “attività” principale. Ho seguito alcuni corsi universitari  dedicati e la mia tesi triennale era completamente basata sul cinema italiano degli anni ’60. Insomma, anche se l’umiltà mi impone di non strafare, credo di essere uno che qualcosa ne sa e che qualche film l’ha visto. Faccio questa premessa per un motivo: leggendo in giro recensioni di Vizio di Forma, trovo tutti commenti estremamente positivi…purtroppo questo non lo sarà, almeno non del tutto.

Vizio di Forma è l’ultimo film di Paul Thomas Anderson, basato sul libro Inherent Vice di Thomas Pynchon. La storia è quella di Doc Sportello (Joaquin Phoenix), detective privato e tossicodipendente, che riceve la visita di una sua ex, Shasta, che le chiede aiuto. L’uomo con cui ha una relazione sembra essere in pericolo, a causa di un piano per farlo “sparire” messo in atto dalla moglie e dal suo amante. Doc inizia a muoversi, imbattendosi spesso nell’ispettore Christian “Bigfoot” Bjornsen (Josh Brolin), suo acerrimo nemico, e si ritrova in una rete di misteri che coinvolgono gruppi criminali cinesi, droga e prostitute.

Ora, se andate a leggere la recensione del film sul sito dell’Internazionale, troverete una serie di frasi – che spesso secondo me non vogliono dire nulla – che inneggiano a questo film come capolavoro. Sinceramente leggere quelle recensioni, per me, è stato come guardare questo film: uno sforzo che non ha portato frutti. Secondo il saggista che ha fatto una seconda recensione, infatti, il fatto che Vizio di Forma abbia ricevuto poche candidature agli Oscar e non ne abbia vinto uno, è già di per sé sintomo del suo essere capolavoro d’autore. Non sono uno di quelli che giudica i film in base agli Oscar, anzi, ma continuare con la solita solfa del “se non ti candidano vuol dire che sei troppo bello per loro”, mi pare un po’ stantia come cosa.
Comunque…il fatto è che in questo film la storia conta fino a un certo punto. Davanti agli occhi di Doc i misteri si infittiscono, si complicano, si intersecano e poi si risolvono, quasi da soli, ma soprattutto senza che Doc ne rimarra sconvolto e così lo spettatore. La pellicola ha lo scopo di far entrare lo spettatore nello stato d’animo di Doc, e così gli imprevisti, gli avvenimenti che vanno a posto da soli o i personaggi strani che si palesano nel film, non creano particolari colpi di scena o momenti di trambusto, perché – proprio come Doc – abbiamo il cervello annebbiato. A questo serve la lentezza di alcune scene o le mancate spiegazioni del film, a farci sentire come si sente Doc quando è fatto. Questa è la parte veramente interessante del film, ma purtroppo per quanto mi riguarda – sarò vecchio stampo – non basta, dev’esserci anche una storia coinvolgente.
In conclusione: non me la sento di dire che Vizio di Forma sia un film “brutto” o “senza senso”, perché così non è, ma semplicemente è un film che forse non ho capito fino in fondo, o al quale comunque manca quel guizzo che me lo avrebbe fatto apprezzare in maniera piena.



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