In La sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj (Einaudi – traduzione di Leone Ginzburg) i rapporti umani sono strani, eterei, variabili: fanno paura, annoiano, diventano l’unico motivo per cui vivere o l’unico motivo per uccidere. Tolstoj ci parla di un amore che si nutre di illusioni, di miraggi immacolati, di un’idea irraggiungibile di perfezione che conduce ineluttabilmente all’assassinio e alla morte, quando ogni illusione viene distrutta. Se l’amore non fosse così perfetto, così puro nella mente degli uomini, non si proverebbe il dolore della scomparsa, con La sonata a Kreutzer visitiamo le tappe più crudeli del declino di una storia d’amore: l’inconsapevolezza, la pura sofferenza causata dalla discrepanza tra desiderio e realtà, quando il dolore è ancora camuffato e si stenta a comprenderlo; il silenzio, l’ombra che separa insofferenza e realtà, l’attimo in cui si manifesta la fine di una storia che vive solo della reciproca indecisione. E alla fine, la fredda consapevolezza e quindi la morte dell’amore che porta all’omicidio, nel caso del protagonista. Breve, profondo, tagliente come una lama, come solo i grandi libri sanno essere, di una bellezza dolorosa e affascinante, rassegnata e brutale com’è l’amore, com’è a volte la vita. Il volto più tragico dell’Amore raccontato da due grandissimi della letteratura, una discesa negli inferi in nome di un sentimento universale che gli uomini di ogni tempo e regione hanno sempre descritto come puro, perfetto ed eterno. Leggere Lolita e La sonata a Kreutzer è come osservare il candore gelido della neve macchiarsi di sangue caldo, è il racconto di due assassini: nel primo caso la vittima resta in vita e diventa a sua volta carnefice, nel secondo la vittima muore, ma continua a perseguitare il suo carnefice spingendolo a confessare la sua colpa, perché l’Amore è un’arma a doppio taglio e quando colpisce, la ferita non resta mai soltanto su chi soccombe. Come trasformare un’idea di purezza in perversione e omicidio, come trascinarla nella polvere e poi cristallizzarla nella morte, come creare dalla banale quotidianità una tragedia che vivrà in eterno? Nabokov e Tolstoj lo sapevano, e possono raccontarcelo ancora.
Vladimir Nabokov, Lev Tolstoj e il Volto più Cruento dell’Amore
Creato il 05 gennaio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazinePossono interessarti anche questi articoli :
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