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VLTI rileva la luce eso-zodiacale intorno a 9 stelle vicine

Creato il 04 novembre 2014 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Pubblicato Martedì, 04 Novembre 2014 07:09
Scritto da Elisabetta Bonora

ESA: luce eso-zodiacale - rappresentazione artistica

Utilizzando la potenza del Very Large Telescope Interferometer (VLTI), un team internazionale di astronomi è riuscito ad osservare la luce eso-zodiacale di 9 stelle vicine, ossia la luce stellare riflessa dalla polvere creata dalla collisione tra asteroidi e dall'evaporazione di comete. La stessa all'origine della luce zodiacale nel Sistema Solare.

Attraverso il VLT, la squadra ha osservato 92 stelle nel vicino infrarosso per sondare le loro zone abitabili.
Questi dati, combinati con le osservazioni precedenti del CHARA, gestito dalla Georgia State University, hanno permesso di identificare, in 9 stelle vicine, la luce brillante creata sia dai grani incandescenti della polvere eso-zodiacale, che dalla luce stellare riflessa da grani stessi.

Nelle zone buie della Terra, la luce zodiacale si presenta come un debole bagliore bianco diffuso nel cielo notturno dopo il crepuscolo o prima dell'alba. E' creata dal riflesso della luce Solare su piccole particelle.
Il bagliore osservato dal VLT è una versione molto più estrema del fenomeno.

La squadra, a differenza delle volte precedenti, non ha osservato la polvere responsabile della formazione dei pianeti ma quella creata dalla collisione tra piccoli oggetti di pochi chilometri di diametro, detti planetesimi (oggetti rocciosi primordiali). Polvere di questo tipo è anche all’origine della luce zodiacale nel Sistema Solare.

"Se vogliamo studiare l'evoluzione dei pianeti simili alla Terra vicino alla zona abitabile, abbiamo bisogno di osservare la polvere zodiacale in questa regione intorno ad altre stelle", ha detto Steve Ertel, dell'ESO e dell'Università di Grenoble, in Francia, autore principale dello studio. "Rilevare questo tipo di polvere attorno ad altre stelle, è un modo per studiare l'architettura e l'evoluzione dei sistemi planetari".

Il rilevamento di questa debole luce vicino ad una sorgente abbagliate, richiede osservazioni ad alta risoluzione con contrasto elevato e l'interferometria, che combina la luce in infrarosso raccolta nello stesso momento da diversi telescopi, si è rivelata finora l'unica tecnica.
Il team ha spinto il VLTI fino al limite in termini di precisione ed efficienza, raggiungendo un dettaglio senza precedenti, riuscendo a risolvere completamente i dischi creati dalla polvere e separando il loro debole bagliore dalla luce dominante della stella. Queste osservazioni, tra l'altro, hanno portato anche alla scoperta di nuove compagne per alcune delle stelle del campione esaminato.

I risultati dimostrano che la maggior parte della polvere si trova intorno alle stelle più vecchie, un risultato piuttosto sorprendente che solleva alcuni dubbi sulla nostra comprensione dei sistemi planetari. Ad esempio, in teoria, la produzione di polvere causata dalla collisione dei planetesimi dovrebbe diminuirsi nel tempo, dato che il numero stesso di planetesimi diminuisce a mano a mano che vengono distrutti.

Il campione esaminato comprendeva anche 14 stelle già note per avere pianeti extrasolari nel loro sistema e dalle osservazioni è emerso che tutti si trovano nella stessa fascia in cui è presente anche la polvere che emette la luce eso-zodiacale. Questo potrebbe costituire un ostacolo nella ricerca e nello studio di altri mondi in quanto, anche emissioni minime, renderebbero molto difficile l'individuazione di pianeti simili alla Terra con immagini dirette.

La luce eso-zodiacale rivelata dal VLTI è 1.000 volte più brillante della luce zodiacale vista intorno al Sole. Per cui, il numero di stelle con livelli di luce zodiacale simili a quelli del Sistema Solare, potrebbe essere molto più elevato nel campione esaminato.

"La percentuale individuata con questo livello luminoso suggerisce che deve esserci un numero significativo di sistemi contenenti polvere più debole, ma ancora molto più luminosa della polvere zodiacale del Sistema Solare", spiega Olivier Absil, dell'Università di Liegi, co-autore dello studio. "La presenza di tale polvere in tanti sistemi potrebbe pertanto diventare un ostacolo per le osservazioni future, che mirano a rendere le immagini dirette di pianeti extrasolari simili alla Terra".

Press release:
http://www.eso.org/public/news/eso1435/#3


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