Voci di carta

Da Famigliacolori

Teatro nella Terra di Mezzo è anche manipolare la carta, sentirne la leggerezza, la musica, la voce. Sempre ad occhi bendati.
«Ci piace l’illusione della carta – dice Rosa. Carta sempre da trattare, sempre da consumare. Dovevamo stringerla tra le mani, incorporarla, usarla come volevamo. Nei frammenti c’è rimasto ben poco, un’insidia solo … La mia vita è pesante, non è come la carta. Ho affrontato molte difficoltà».
Gavino è attento soprattutto al suono: «abbiamo chiuso gli occhi mentre manipolavamo la carta. Sentirne il fruscìo era come sentire le onde del mare». Ciccio, pugliese dalle grandi orecchie, sempre pronto a impermalosirsi quando non lo si pone al centro dell’attenzione: «io mi sono messo la carta sulla testa. Mi sentivo come Gesù.  La carta è una cosa liscia, fine. Ha tanti colori. Sulla carta di giornale ci sono tanti nomi, persone, anche morti di tanti anni fa».
Infine Rocco, il più giovane, siciliano sempre  pronto ad accendersi come un fiammifero: «io mi sento come carta tagliata. So di avere trattato male persone che non lo meritavano. Potessi tornare indietro non direi le cose che ho detto».
C’è anche una carta preziosa, da regalo,  in cui esibire agli altri la propria coscienza …