Dopo un non troppo rassicurante tratto di strada sterrata da Planina Lom, lasciamo l’auto nei pressi della Planina Kuk e ci incamminiamo lungo la comoda pista sterrata per il rifugio Planina Razor che, in leggera salita, alternando scorci panoramici con lunghi tratti immersi in un magnifico bosco di faggio, in circa un’oretta ci porta al rifugio. Secondo il meteo, pur se nuvoloso, sarebbero previste delle schiarite nell’arco della giornata, per cui, tenendo d’occhio i nuvoloni scuri e le altrettanto dense nuvole basse che salgono da fondovalle, non ci preoccupiamo più di tanto, anche perché, la maggior parte del percorso da qui al rifugio è nel bosco e l’avanzare nel verde diffuso dalla luce è accogliente e rassicurante.Un po’ perplessi al rifugio facciamo un brevissima sosta, guardiamo su, verso la forcella tra lo Zabiski Kuk e il Krnic, con un leggero sconforto.
Ma ormai siam qui e imbocchiamo il sentiero nella speranza che durante l’arco della giornata, magari proprio sulla cima si possa godere di qualche schiarita, magari verso nord, così, tanto per ammirare la parte più interessante, quella verso il Triglav e il Bogatin. Confido nella mia buona fede e invoco Kugy e Zlatorog affinchè intercedano sulla nebbia fitta e sul vento forte che adesso ci accompagnano nella salita.
Diciamo che non si può avere tutto ma li ringraziamo comunque……… nel nostro girovagare nella nebbia alla ricerca della via tra i mughi, avanzando passo dopo passo, ci ritroviamo ricoperti di stelle alpine. Sono tantissime, bisogna stare attenti a non pestarle. Le seguiamo con attenzione, passo dopo passo, metro su metro e ci ritroviamo alla sella tra il Zabiski Kuk e il Vogel.
Da qui alla cima solo una "comoda" cresta da seguire. La nebbia non è un problema, ma il vento si, quello soffia, forte, ma invece di spazzare le nuvole sembra concentrarle. Senza parlar, tanto non ci si sente, uno dietro l’altra saliamo, tocchiamo il mucchio di pietre, una foto pro forma e giù, al riparo, nella Krnica, sotto la cima, fuori dal mirino del vento che oggi spara a raffica. Chissà dove saranno le schiarite ?
A volte mi domando cosa ci spinge, quale sentimento è così forte da farci andare su, anche immersi nella nebbia, senza una logica apparente, senza la bellezza di un panorama o la carezza di un po’ di sole ?Mi vengono dei dubbi a parlare di necessità di ritrovare se stessi, di staccarsi per un po’ dal falso mondo cittadino. Cosa cavolo ci facciamo qui in mezzo al vento freddo e alla nebbia impenetrabile che copre tutto arrivando dai fianchi, dall’alto, dal basso con la sua tonalità monotona e grigia ?Non c’è un posto dove andare, la cima non è una cima, qualsiasi posto è nessun posto allo stesso tempo, eppure qualcosa c’è.E’ quello che io più volte chiamo il sentiero nascosto, sale a fianco dell’altro, ma si percorre confinati all’interno di un intima atmosfera, amplificando i sensi , cercando il cielo e scoprendo i profili della montagna che si svelano solo quando superi quella barriera immateriale che ti separa dalle sue sagome appena visibili, mentre ti concentri con attenzione per non sbagliare e provi ad immaginarle a tuo piacere. E’ il lato selvatico della montagna e ogni tanto capita per caso, ma anche no, di andare a dare una occhiata.
C’è una porta di accesso tra un sentiero e l’altro, due passi e sei di qua, il cielo è sempre grigio, ma le nebbie si diradano e riappare, come in un film, lo spezzone già visto, si scende, comodamente, tra i mughi, nel bosco di grandi alberi che ti proteggono e al rifugio, una birra, gli struklj......... tutto normale......
.........e poi il tratto in piano, la strada fino alla Planina Kuk…….per riordinare le idee, comunque con la piacevole sensazione di essere stati anche oggi ospiti e spettatori ……