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"Voglio 5 milioni di fucili e preti deportati a lavorare nelle paludi” Lenin?Fidel Castro? ...

Creato il 03 luglio 2012 da Ilazzaro @Ilazzaro

Ho letto con cupa attenzione un articolo apparso oggi su La Stampa a cura di Maurizio Maggiani, in cui si sottolinea quanto, Giuseppe Garibaldi, sia sottovalutato e, la sua opera di memoria, alquanto sterilizzata in questo paese.

Maggiani descrive con entusiasmo quanto fosse riconosciuto il ruolo internazionale di Garibaldi, e quanto fiero avesse tuonato entrando in parlamento, indossando un poncho e il cappello piumato sottratto (sic!) ai briganti lucani: «Non è questa l’Italia ch’io sognava».

Già, e forse noi terroni neanche, caro Garibaldi, lo immaginavamo. Forse neanche Carmine Crocco Donatelli che da garibaldino si fece brigante. E forse neanche tutti i morti nell'eccidio di Bronte, Casalduni e Pontelandolfo.

Ma c'è una cosa che Maggiani cita nell'articolo e che, secondo me, getta una tetra ombra sull'eroe risorgimentale: "Ci vuole una nazione con le spalle più robuste per caricarsi di un eroe così tosto, ci vuole un popolo con una notevole fiducia in sé per ricordare con onesta memoria l’eroe nazionale che fondò un partito che aveva fissato al primo e al secondo articolo del suo statuto i seguenti obiettivi politici: 1, l’acquisizione con ogni mezzo di cinque milioni di fucili per terminare la Rivoluzione Italiana. 2, la deportazione di tutti i preti abili al lavoro nelle Paludi Pontine per il proficuo impiego nelle opere di bonifica." (La Stampa)

Non osiamo immaginare a cosa altro sarebbero dovuti servire quei cinque milioni di fucili, visti i moltissimi paesi meridionali rasi al suolo e le migliaia di vittime senza nome a cui non resta neanche l'onore della memoria.

Così come non osiamo immaginare (o forse sì, visto come sono andate le cose) da dove sarebbero stati rastrellati i preti abili al lavoro per bonificare le paludi pontine.

Vuoi vedere che alla fine bisogna ringraziare il re sabaudo giunto a Teano per fermarlo?


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