Noi italiani siamo proprio diversi.
Diversi dal resto del mondo, davvero. Vogliamo fare quelli che si integrano e ce la mettiamo davvero tutta.
Siamo generosi, positivi. E quelli che , come me, provano a vivere in un altro paese ce la mettono davvero tutta per integrarsi.
Ma tant’è…sempre teste calde siamo.
Noi non viviamo nel mondo, noi lo divoriamo. Siamo talmente appassionati, vorticosi, famelici di emozioni e di vita che in ogni cosa che facciamo dobbiamo, come dire, spaziare.
E tutto ciò agli occhi degli australiani è a dir poco scioccante.
Fino alla settimana scorsa non ci avevo mai pensato.
Martedì mattina la mia amica Arianna, milanese trapiantata a Sydney due anni or sono con il mitico marito, mi invita fuori a pranzo: “Ho una mezzora tra l’una e le due, mangiamo un boccone in centro?”. Come no, le rispondo.
L’appuntamento è alle 13 davanti a David Jones, in Castlereigh street, pieno centro a Sydney.E’ una delle catene commerciali più famose in Australia, un po’ come la nostra Rinascente o Coin ( ci sono ancora in Italia, vero?
Per Arianna non è stato facile trovare lavoro. Lei è permanent resident, figuratevi. Talentuosa, grande esperienza come giornalista, ragazza stupenda. Non le manca niente. Eppure ci ha messo più di un anno per trovare lavoro. Questa cità è strana…alle volte nella vita, pure se hai talento, ci metti un po’ per trovare la tua strada e vedi gente, con meno capacità, riuscire in un baleno…ma a che serve incazzarsi?
Lei ora lavora per un importante store nella city e si occupa di comunicazione. Ha tenuto duro e ce l’ha fatta. E sono orgogliosa della mia amica. Si merita il meglio
Solo che porca miseria me la stanno consumando. Hanno intuito il talento, la disponibilità e la generosità e me la fanno lavorare più di un camionista….
Arriva alle 13 precise, con un po’ di fiatone: “Scusa il ritardo!”"…Ma quale ritardo, Ari???
“Mangiamo qui da David Jones, ok? C’ho un appuntamento alle due con dei cinesi per una roba che non ho ancora capito…”
Andiamo nella food court di David Jones….una cosa immensa. Le food courts sono molto popolari in Australia: sono interi piani, solitamente ubicati all’interno di centri commericali, dedicati al mangiare.
Ci sono cucine di ogni tipo, per ogni palato e necessità. La Ari si è presa un bel paninazzo con salmone e altra roba non meglio identificata (aveva fame….) io un’insalata con zucca piselli e melanzane…ma la tipa mi ha messo la roba direttamente dal frigo al contenitore e le zucche avevano quel so che di…gelido!! Per poco non mi viene una congestione, li mortacci!!
Ci sediamo in uno dei tavoloni della food court…è tipo mensa, non ci si deve formalizzare e tutti mangiano vicini vicini….
Giusto per avviare la conversation, faccio l’errore di chiederle: “Come va il lavoro?”. Apriti cielo….
Ha dato giusto un morso, ha masticato, ha ingoiato e poi mi ha detto, guardandomi dritto negli occhi:
“Angelica, sono a pezzi”….
Le ho risposto che pure io ho raggiunto un livello di devastazione alto, ma tutto sommato sono contenta.
Lei mi sorride: “Si, pure io sono contenta, il lavoro è interessante e guadagno pure bene. Ma mi tolgono il sangue….e lo sai perché? Perché questi di lavoro organizzato non ne sanno una mazza!”.
E inizia a sfogarsi tra un morso e l’altro. Io provo a mandare giù l’insalata ghiacciata, sento proprio le pareti dello stomaco congerlaris e so già che passerò una brutta nottata…ma va bene così…
Mi racconta che questi australiani non sanno come si lavora, non sono organizzati, non si preoccupano. Lei lavora pure per gli altri, alla sera dopo cena si rimette al pc per parlare su skype con il capo italiano che sta in giro per il mondo e ogni tanto si degna di lavorare. Insomma si ammazza più del necessairo per sopperire alle mancanza degli altri…
E allora mi viene in mente che pure io mi faccio il culo al quadrato per lo stesso motivo.
Allo Star City Casino, dove lavoro, nella Sovereign room per la precisione, dove va a giocare il cremone dei giocatori, quelli che al black jack puntano la suocera e la moglie, perchè casa e mobili sono già un lontano ricordo, ecco dove lavoro io la situazione è la stessa. Io mi faccio un mazzo all’ennesima potenza mentre gli altri colleghi, australiani e asiatici, se la menano alla grande….
L’anno scorso ho vinto tre premi di “superproduttività” per questo motivo.
Li chiamano “Shine awards”, ti premiano perchè brilli al lavoro….
Il mio capo, Bernard (che personaggio) era così fiero nel conferirmi l’ambito premio……..il quale consiste in 50 dollari di voucher da spendere nei ristoranti o negozi del casinò…ma andate a…
Vabbè, meglio di niente, no?
Al buon Bernard io gliel’ho pure detto: grazie del premio, ma non sono io che brillo, sono gli altri che non fanno un belino!!! Gli ho detto proprio belino (altro mod per dire un caz…) in genovese, lui mi ha chiesto la traduzione e ha cominciato a ridere come un disperato…
Questo è il mio manager…fate voi… :-D
E ora che sono tornata la storia è sempre la stessa…
Ci sono alcuni colleghi italiani e si nota la differenza. Noi lavoriamo come matti, brilliamo davvero….ci diamo da fare insomma…non andiamo a lavorare per perdere tempo…non ci riusciamo proprio!!
E quindi alla mia povera Arianna, che nel frattempo si era sbranata il paninazzo, non ho potuto fare altro che dare ragione.
Ci siamo guardate intorno. La food court era piena di “lavoratori” australiani in pausa pranzo. Facce rilassate, come se fosse domenica….
Le faccio: ” Arianna però vedi, noi abbiamo un vantaggio rispetto all’australiano medio: abbiamo voglia di lavorare e lo facciamo bene. Loro fanno solo il minimo indispensabile per arrivare al venerdì, lavorano dalle 9 alle 5 e dopo se ne fregano. Vanno a casa, palestra, cena in famiglia e poi nel fine settimana si ammazzano dall’alcohlo nel locali…noi siamo diversi!”"
Lei spalanca la bocca, mi guarda con quegli occhioni grigio verdi e mi fa: “Angelica, non so te, ma io voglio fare l’Australiano medio!!”
E scoppiamo a ridere come due bambine.
Forse ha ragione, ma per me è perfettamente normale andare a scuola tre volte a settimana fino alle 4 del pomeriggio, studiare a casa, lavorare da venerdì a domenica al casinò e scrivere blog e articoli nei giorni restanti….
E’ stressante, è vero, ma è la mia vita. Sono fatta così…non sono fatta per rilassarmi.
Noi italiani in generale non lo siamo. Ma il bello di vivere qui in Australia è che sei circondato da questa lifestyle così rilassata, questa “Don’t worry mate” culture che fa bene a chi come noi, come me, fa della propria esistenza una continua corsa. Perchè forse un pochino rallenti, quando vedi gli altri andare così piano.
Ma solo poco. Poi l’”italiano medio” continua a spiccare sull’”australiano medio”. Ed è un punto di forza, credetemi ragazzi.
Qui ci stimano per questo motivo, soprattutto per questo motivo. Se avete intenzione di sfondare in Australia, non dovete fare altro che essere voi stessi, lavorare sodo e distinguervi.
Noi siamo “Shine Awards viventi”, viviamo per brillare…
Take care
La Maga media