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Volete un Oscar ? Ecco i consigli per vincere nelle categorie Attori...

Creato il 27 febbraio 2011 da Ludacri87

Quanti di voi, attori provetti o sognatori, hanno desiderato vincere un Oscar per la miglior interpretazione? Credo molti, d'altronde l'Oscar è un pò lo status-symbol dell'attore più che di ogni altra professione legata alla cinematografia. Ecco, per voi, una serie di consigli per carpire l'attenzione dell'Acadamy, con l'ovvia considerazione che è solo un gioco e qualora ci riusciate voglio un ringraziamento, con tanto di link al blog, durante la premiazione (ma se state leggendo questo articolo, probabilmente non siete i prossimi FrontRunner agli oscar)
Seguiamo un procedimento logico. Concentriamoci sui nomi e rispettivi ruoli premiati nelle quattro categorie (Protagonista e non protagonista, maschile e femminile) negli ultimi 10 anni, anche perchè andando troppo indietro nel tempo, i gusti dell'Academy sarebbero difficilmente amalgamabili con precisione. Prendiamo in considerazione, in primis, la categoria del Best Actor, dal 2000 al 2009. Ecco i nomi, in ordine cronologico inverso.
Jeff Bridges - Crazy Heart 
Sean Penn - Milk
Daniel Day-Lewis - There Will Be Blood
Forest Whitaker - The Last King of Scotland
Philip Seymour Hoffman - Capote
Jamie Foxx - Ray
Sean Penn - Mystic River
Adrien Brody - The Pianist
Denzel Washington - Training Day
Russell Crowe - Gladiator


Prima portiamo avanti una dissertazione circa l'attore, poi circa il ruolo ricoperto. Tra questi dieci interpreti premiati, il solo ad ottenere due statuette è Sean Penn, nel 2003 e nel 2008, per "Mystic River" di Clint Eastwood e "Milk" di Gus vas Sant. L'altra novità, tipica del nuovo millennio, è la presenza di un numero cospicuo di attori di colore, da Denzel Washington nel 2001, a Jamie Foxx nel 2004, a Forest Whitalker nel 2006. Aggiungiamo la nazionalità non americana di Russel Crowe e Daniel Day-Lewis (che non è al primo Oscar). Quindi, la varietas etnica viene accresciuta rispetto ai modelli prevalenti anni prima. Un'altra novità viene dal fatto che molti attori vengano premiati con film minori e non sempre così riguardevoli. Non è una vera novità, a dire il vero, ma vedere Denzel Washington con l'Oscar in mano per "Training day" potrebbe far storcere la bocca ai più. Su 10 nomi, 9 premiati non hanno a che vedere con il film poi risultato vincitore della cinquina più importante (l'unica eccezione è del 2000 con Russel Crowe per "Il gladiatore"), anche se ben 7 ruoli si riferiscono a film almeno nominati. Ergo, la potenza di un'interpretazione, da sola, non porta alla statuetta, ma di contrappasso, nemmeno la potenza della pellicola facilita il premio, che anzi richiede un livello buono del film e un'interpretazione, in un modo o nell'altro, più forte della stessa pellicola. Ancora, da notare l'abbassamento d'età grazie a Adrien Brody, il più giovane attore ad aver vinto l'Oscar nella categoria maggiore, alla sua prima nomination. Il contrappasso è rappresentato da Jeff Bridges che ottiene la statuetta dopo 4 insuccessi. Va detto che l'interpretazione di Brody è, tra le 10, quella più potente, anche per la tematica che ha portato all'Oscar (non ritirato personalmente) Roman Polanski. Quindi è una categoria molto difficile da abbordare per i giovani attori.
Andando ai ruoli, mi preme sottolineare che tutti e dieci siano di natura drammatica, con la predominanza della biografia e 5 ruoli su 10 sono legati a personaggi realmente esistiti. Andando in ordine inverso, Sean Penn vince per la trasfromazione in "Harvey Milk", primo politico apertamente omosessuale nella San Francisco anni '70. Forset Whitaker è Idi Amin, spietato dittatore ugandese. Hoffman è Truman Capote, il brillante e acuto scrittore dandy di "A sangue freddo" molto legato al teatro. Jamie Foxx è Ray Charles, il soulman senza vista con una storia difficile alle spalle. Adrien Brody è Władysław Szpilman, pianista polacco scampato alla Shoah. Altri due personaggi, di Russel Crowe e Daniel Day Lewis, pur non avendo un diretto legame specifico a nomi e persone reali, sono, in modo diverso, perfettamente inquadrabili in un certo contesto storico, dell'antica Roma e dell'affermazione del capitalismo rampante di inizio novecento. Jeff Bridges ha un ruolo ibrido e malinconico, molto vicino al Rourke di "The wrestler", che identifica un personaggio incapace di calarsi nel reale mondo del business imperante, ancora affidato alla vecchia concezione di musicista e di artista di musica country. Una sorta di uomo fuori dal suo tempo. L'unica eccezione parziale, in realtà un semplice clichè non molto originale, è quella di Washington in "Training Day". Per il resto, il ruolo del miglior attore è necessariamente inglobato e identificabile nella storia passata. Come avverrà anche stasera con Colin Firth protagonista.
 
Sandra Bullock The Blind Side
 Kate Winslet – The Reader
 Marion Cotillard – La Vie en Rose
 Helen Mirren – The Queen
 Reese Witherspoon – Walk the Line
 Hilary Swank – Million Dollar Baby
 Charlize Theron – Monster
 Nicole Kidman – The Hours
 Halle Berry – Monster's Ball
 Julia Roberts – Erin Brockovich
Qui, evitando ripetizioni (il lavoro potete farlo da voi), mi preme sottolineare il fenomeno del premio di risarcimento. Sia la Nicole Kidman che Kate Winslet sono premiate per due interpretazioni minori, rispetto alla loro carriera, ma più integrate nel sistema classico dell'Academy. Altro fenomeno è quello delle box-office-women che vengono premiate in due casi, nel 2000 con Julia Roberts e nel 2010 con Sandra Bullock. Vedendo in modo contrapposto i premi di risarcimento alla Kidman e alla Winslet e quelli di ringraziamento alla Bullock e alla Roberts, si noti come ci sia una scelta di campo precisa per i personaggi, con le prime legate in modo drammatico al passato, le seconde di attualità cocente, le prime donne travolte e forti, le seconde donne vincenti e forti. In poche parole, se siete maestre di tecnica vi conviene puntare sull'interpretazione di un'eroina sconfitta del passato, se siete carismatiche vi conviene scegliere storie legate a donne rampanti, che hanno tutto sulle proprie spalle. Anche, in questo caso, è imprescindibile l'importanza della biografia, evidente in 7 casi su 10. In ordine, abbiamo la Brockovic della Roberts, contro la malasanità, la Woolf scrittrice depressa di una trasfigurata Kidman, la condannata a morte Wuornos per la Theron (imbruttita a livelli esagerati), la moglie di Johnny Cash Reese Witherspoon (altra gallina dalle uova d'oro del boxoffice), la regina Elisabetta II per Helen Mirren,  l'usignolo Edith Piaf per Marion Cotillard, la madre adottiva del campione problematico Sandra Bullock. Rimane fuori la contemporanea donna sfibrata e sfinita di Halle Berry (lo stesso anno della vittoria, in tandem, del poliziotto Washington), la Winslet donna da Olocausto (tematica che attrae molto) e la Swank (al secondo Oscar) nei panni di un pugile-donna in cerca di affetto (unico caso di concordanza con il premio al miglior film). La Portman, probabile vincitrice quest'anno, si inquadra perfettamente in questa categoria minoritaria, controversa e sessualmente complessa.




Marcia Gay Harden – Pollock
 Jennifer Connelly – A Beautiful Mind
 Catherine Zeta-Jones – Chicago
 Renée Zellweger – Cold Mountain
 Cate Blanchett – The Aviator
 Rachel Weisz – The Constant Gardener
 Jennifer Hudson – Dreamgirls
 Tilda Swinton – Michael Clayton
 Penélope Cruz – Vicky Cristina Barcelona
Mo'Nique– Precious: Based on the Novel "Push" by Sapphire
Christoph Waltz – Inglourious Basterds
 Heath Ledger - The Dark Knight
Javier Bardem - No Country for Old Men
Alan Arkin - Little Miss Sunshine
George Clooney - Syriana
Morgan Freeman - Million Dollar Baby
Tim Robbins - Mystic River
Chris Cooper - Adaptation
Jim Broadbent - Iris
Benicio del Toro - Traffic
Entrambe le categorie presentano motivi di interesse per i provetti attori, ma anche per quelli consumati. Viene meno l'importanza assoluta della biografia, così come si affacciano generi meno affini al dramma e più aperti alla contaminazione. Nel caso delle donne, abbiamo due musical (e le rispettive stelle Zeta-Jones e Hudson) ad ottenere il riconoscimento, provenienti da situazioni molto diverse, con la prima affermata "moglie di", la seconda da un talent-show televisivo con furore. Ma c'è anche Penelope Cruz, che riempie di luce il tono sfavillante della commedia amorosa di Allen, che è un vero failure dal punto di vista qualitativo, tolta la performance dell'attrice. Ancora più imprevedibile, in un tour de force vero e proprio nel 2007, la vittoria di Tilda Swinton, che è l'antitesi per eccellenza della regina da Oscar, in un drama-thriller riuscito. Va detto che questa categoria è molto aperta ai personaggi meno istituzionalizzati in ambito cinematografico, come evidente da scelte non sempre comode. Adatto agli attori/attrici anticonformisti. Abbiamo la televisiva e rampante Mo'Nique, un carico di forza a tutto tondo, l'ambigua Rachel Weisz, la sottovalutata (oggi) Marcia Gay-Harden, mai esplosa in ruoli da protagonista, la sfibrata (oggi) Jennifer Connelly, promessa molto mancata, la Zellwegger ormai tesa a progetti di poco conto. Primeggia un unico nome, premiata per la sua interpretazione in "The Aviator" di Katharine Hepburn, Cate Blanchett, che è l'unica star del gruppo (anche se poi sottovalutata spesso dall'Academy). Situazione in parte simile per la categoria maschile, con soli pochi nomi da tener in considerazione per forte appeal di pubblico tra cui George Clooney premiato per un film "minore" (il meccanismo inverso a quello usuale per gli attori di poca fama),  Morgan Freeman (dopo anni di presenzialismo minore), Javier Bardem in gran spolvero (gli ultimi due sono un caso, perchè entrambi legati alla vittoria del film in cui recitano). A loro aggiungiamo l'Oscar postumo al brillante Heath Ledger, che fornisce la possibilità di spaziare ulteriormente nei generi, con il cine-comic adulto "Batman" nei panni del Joker che anni prima era stato oggetto dello stravolgimento di Nicholson. Proprio in questa categoria è possibile trovare altre particolarità. Si tratta di un premio molto spesso dato a personaggi di secondo piano nel mondo cinematografico, al punto massimo come comprimari. E così che Tim Robbins, Jim Broadbent, Chris Cooper, Alan Arkin hanno ricevuto, con ottime prove, in film minori, il coronamento delle carriere. Perciò, nel caso siate in fase avanzata di età, e con una carriera discreta alle spalle puntate a questa categoria. E' anche una categoria legata a personaggi non giovanissimi nè conosciuti, ma di indiscutibile capacità che vengono presi dai loro mondi e lanciati nel panorama hollywoodiano (nel 2009 il "Bastardo senza gloria" Waltz, nel 2000 Benicio del Toro). Se siete la Melanie Laurent, data per candidata l'anno scorso, della situazione, magari da un film straniero o di poca importanza prodouttiva o alternativo, il massimo a cui puntare (ma non sempre vi si riesce e alla Laurent non è riuscito) è l'inserimento nei non protagonisti.
Ora, conclusa questa carrellata, sta a voi trovare la chiave. Io vi ho dato gli indizi. A seconda della vostra duttilità, delle vostre possibilità.  Sta di fatto che, in molti casi, l'Oscar non porta automaticamente ad un successo duraturo, che anzi è più labile e meno ovvio che in altri campi.

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