Ieri vi ho salutato con la promessa che oggi vi avrei parlato di Volterra. Spero non vi sia venuto in mente il film con i vampiri, tanto non è stato girato qui come molti credono ma a Montepulciano.
Con o senza vampiri, il borgo di Volterra (Velàthri in etrusco e Βελάθρη in greco antico) è molto affascinante, un vero e proprio gioiello di arte etrusca, romana e medievale famoso per il suo alabastro. Non mi dilungherò sulle informazioni di carattere storico, tanto trovate moltissimo su internet.
Se vi capitasse di entrare nella Sala del Maggior Consiglio all’interno del Palazzo de Priori vedrete la scritta SPQV “Senatus PopolusQue Volterranus“, antica dicitura che simboleggia le origini della cittadina.
Ci perdiamo piacevolmente nei vicoletti, seguiamo la cinta muraria di origine etrusca e modificata in epoca medievale. Prendiamo un gelato e girovagando tra le botteghe arriviamo al teatro romano, datato I sec a. C., riportato alla luce negli anni 50.
Una curtiosità: Nell’Archivio storico della Diocesi di Volterra è conservata una pergamena del 1158, la “carta di Travale”, nota anche come “Guaita di Travale”, in cui viene riportata in quella che veniva definita lingua volgare, una tra le prime testimonianze della lingua italiana.
Torniamo a casa ammirando un magnifico tramonto sulle vigne toscane.