Testi di Ciccio Russo & Charles – foto di Concerti a Roma
Ciccio Russo: Un’ultima gragnuola di mazzate in giro per l’Europa e poi lo scioglimento, annunciato lo scorso febbraio. Si chiude con questo tour la truculenta avventura, durata quasi venticinque anni, dei Vomitory. Io e Charles giungiamo piuttosto tardi, perdendoci i Dr. Gore (che avevo visto giusto un paio di settimane prima all’Interiora Horror Fest) e gli Hastur e ci presentiamo appena in tempo per l’esibizione dei modenesi Hateful, da poco fuori con il secondo full Epilogue of Masquerade. Il trio emiliano suona un death metal tecnico dai tempi sostenuti e di marca piuttosto moderna. Lo ammetto, non è il mio genere. Però suonano bene, la resa sonora è discreta e se ne vanno tra i giusti applausi di un Traffic con il pubblico delle grandi occasioni. Sono venuti veramente in tanti a dare l’ultimo saluto a una band magari non fondamentale ma capace di costruirsi, col tempo, un seguito nutrito e devoto grazie a una coerenza e a una devozione alla causa inattaccabili. Becchiamo il sempre ottimo Gabriele Hammerfall, uomo sopravvissuto all’esperienza deprecabile di recarsi al Fosch Fest con me e Trainspotting, e lo stimabilissimo sergente Kabukiman, al quale le statistiche di wordpress assegnano la palma di commentatore più assiduo di Metal Skunk (grazie, vi amiamo tutti) e con cui mi lancio in un’appassionata disamina dello stato di salute della scena di New Orleans. Ovvero, su chi sarà il prossimo ad andare in rehab. Il tempo di un’altra birra e il massacro è servito.
I quattro di Karlstad ci abbattono subito con The Carnage Rages on, prima traccia del penultimo Carnage Euphoria, il loro album che preferisco insieme al precedente Terrorize Brutalize Sodomize, dal quale verrà successivamente estratta l’amena title-track, in una scaletta che pesca un po’ da tutta la discografia – come conviene a un concerto, in qualche modo, celebrativo – e privilegia i pezzi più brutali e tirati, riducendo al minimo le concessioni a quell’anima melodica squisitamente svedese presente anche in un gruppo che di quella scena ha sempre rappresentato, insieme a gentaglia come Centinex e Demonical, l’ala più oltranzista e non compromissoria. Uno show quadrato e feroce, che non lascia respiro. Quando lasciano il palco con The Voyage, dal primordiale Redemption, sappiamo tutti che è solo una finta. Il bis inizia con Regorge In The Morgue, opener di quell’Opus Mortis VII destinato a restare il loro ultimo parto in studio, e si va a casa con i timpani allegramente a brandelli. Non sarò mai stato il loro maggiore fan sulla faccia della Terra e non lo diventerò ex post. Massimo rispetto, però.
Le foto sono scippate a quei bravi ragazzi di Concerti a Roma, che ogni giorno si fanno un mazzo immane per gestire l’unica guida veramente completa ed esauriente agli show di musica deteriore dell’Urbe. Li potete andare a trovare qua.