Vonnegut e la fantascienza militante

Creato il 02 febbraio 2013 da Sulromanzo

[Articolo pubblicato sulla Webzine Sul Romanzo n. 5/2012 Intellettuali e Potere]

Qual è il modo migliore per dire la verità e far sì che serva a qualcosa, che possa incidere sul reale?
Forse, un’esposizione puntuale delle nostre ragioni, un’analisi accurata dei fatti, l’elenco dei nostri punti fermi, magari in ordine di importanza?
A mio avviso, la risposta giusta sarebbe: «Urlando», ma facciamo finta di non essere stati abituati all’indecoroso spettacolo televisivo dell’abbaiare insensatezze.
Passiamo, quindi, alla risposta successiva: possiamo cercare di farci ascoltare attraverso l’ironia. Litote («Il mondo non è un bel posto in cui vivere») e antifrasi («Il mondo è proprio un bel posto in cui vivere!») sono più incisive di una frase priva di orpelli. Così, in letteratura, il rovesciamento ironico, la deformazione e lo slittamento sono armi che il narratore può utilizzare per rinvigorire la propria forza comunicativa. Anche la fantascienza, dunque, può essere un ottimo strumento per criticare ferocemente governi e politiche, per cercare di mettere sotto gli occhi del lettore lo spettacolo del mondo in cui vive e in cui è troppo immerso per guardarlo oggettivamente, per “leggerlo” senza sovratesto, per osservarlo con occhi privi di lenti interpretative e scevri da condizionamenti. In questo, Kurt Vonnegut, autore considerato di fantascienza senza che ne avesse le intenzioni, riesce egregiamente.
In Un uomo senza patria, ultimo testo prima del postumo Armageddon in Retrospect, Vonnegut ci dice, fra le molte altre, due cose che ci fanno capire come la science fiction non sia il genere del divertissement letterario, ma l’approdo di chi voglia farsi ascoltare e di chi voglia parlare di realtà:

  • di aver scelto di suscitare il riso per potersi far ascoltare dai grandi di famiglia (e solo le freddure li distoglievano dai discorsi che stavano  affrontando);
  • di aver appreso di essere diventato uno scrittore di fantascienza solo quando lo hanno definito tale, ma ritenendo che l’etichetta fosse dovuta esclusivamente all’utilizzo della tecnologia nei suoi libri (scelta che riteneva obbligata: come escludere dal quadro un elemento che esiste?)

Quando Vonnegut scrive, per esempio, Ghiaccionove o La colazione dei campioni, sferra accuse feroci e critica aspramente il modo in cui gli uomini hanno ridotto il mondo, ma lo fa in due scritti, di cui:

  • il primo tratta dell’apocalisse, di un santone e del congelamento della terra;
  • il secondo ha un autore che dichiara di aver creato il personaggio che sta facendo muovere, rompendo così la finzione (sospendendo l’incredulità) e trascinando Kilgore Trout in una serie di improbabili avventure. Autore e personaggio sono messi sullo stesso piano e l’atto creativo dell’autore diventa, perciò, concreto, reale.

[Per continuare a leggere quest'articolo, clicca qui e vai a pagina 69]

Media: Scegli un punteggio12345 Nessun voto finora

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :