VORACE, DIVORARE, DAN; Propone; Celebri; Battuta

Creato il 29 novembre 2012 da Chinalski

Voràce
Dal latino vorace(m), derivato di vorare ‘divorare’.
Aggettivo.
1. Che ha bisogno di una grande quantità di cibo per saziarsi (detto di animale): lupo vorace; la locusta è un insetto vorace. Sinonimo: edace.
2. (estensione) Che mangia molto o troppo, con particolare avidità, golosità o ingordigia (detto di persona): un bambino vorace. Sinonimo: ingordo.
3. (figurato, letterario) Che distrugge con furia, con impeto rabbioso: la fiamma subita e vorace / non perdonò ad alcun, ma tutti estinse (Ariosto).

Divoràre
Dal latino devorare, composto di dì- ‘di- rafforzativo’ e vorare ‘inghiottire’.
Verbo transitivo [io divóro ecc.].
1. Mangiare con avidità, con voracità (detto di animali, specialmente feroci): il leone divorò la preda; si è divorato il pranzo in un baleno.
(estensione) Mangiare voracemente, inghiottendo il cibo in fretta, senza quasi masticarlo: ha letteralmente divorato la cena.
2. (raro, letterario, figurato) Depredare, distruggere, soggiogare: l’ambizione… soffia in cuor de’ potenti, incitandoli a divorare i vicini (Muratori).
3. (figurato) Consumare, distruggere: l’incendio ha divorato tutto il bosco; essere divorato dalla gelosia.
Divorare un patrimonio: dilapidarlo, sperperarlo.
Divorare un libro: leggerlo velocemente, d’un fiato.
Divorare la strada, il cammino, i chilometri: percorrerli a gran velocità.
Divorare qualcosa o qualcuno con gli occhi: guardarlo con intenso desiderio.

Divoràrsi
Verbo intransitivo pronominale.
(figurato) Struggersi, consumarsi: divorarsi dall’invidia.

Una (parola) giapponese a Roma

Dan [dan]
Voce giapponese.
Sostantivo maschile invariabile.
(sport) Nelle arti marziali giapponesi, ciascuno dei gradi che indica il livello di abilità dei praticanti che hanno conseguito la cintura nera: primo, terzo dan.
Utilizzato per indicare chi ha raggiunto tale livello: tiene i corsi un terzo dan di karatè.

La Parolata propone e Frasi celebri

Sempre sul "sé stesso", ci scrive Cristina Marsi.

— Sto pensando che non sempre la parola "stesso" seguendo il "se" elimini la possibilità di confusione con il se ipotetico, neppure al singolare.
Pensa ad una frase del tipo:
"mi chiedo se stesso si scriva con una sola esse o con due".
Io sono per il sè accentato!

Inoltre ricordo una tiritera imparata al liceo per ricordare i monosillabi che richiedono l’accento:
"ché dà dì
è là lì
né sé sì"

Stava poi allo studente ricordare che:
ché= perché,
dà= voce del verbo dare,
dì= voce del verbo dire (e forse anche dì=giorno, dovrei controllare…),
è =voce del verbo essere,
là= avverbio di luogo,
lì= idem,
né= negazione,
sé= il soggetto della nostra discussione,
sì= affermazione. —

Cristina usa un trucchetto, perché la sua frase, a rigore, dovrebbe essere scritta con "stesso" tra virgolette: mi chiedo se "stesso" si scriva con una sola esse o con due. Ma accettiamo ugualmente la frase proposta e la inseriamo nella nostra collezione.

Battuta obbligatoria

Quando qualcuno sta trasportando qualcosa come, ad esempio, un cartone di bottiglie di vino oppure, ancora meglio, un pacco regalo, bisogna avvicinarlo dicendo: “Grazie, ma non dovevi disturbarti, sei gentilissimo” e fare finta di prendergli dalle mani il cartone o il pacco.



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