"...Vorrei che questi giorni non finissero così in fretta, così maledettamente veloci come fanno, senza aspettarci. Se si fermassero un po', potremmo parlare di più, capirci e poi affrontare il mondo.
Vorrei uscire ancora da qui, mano nella mano, senza paure, scendere quei gradini e salutarti semplicemente senza temere lo sguardo di chi aspetta fuori.
Adesso che ho imparato a farlo, vorrei che nessuno avesse niente da dire, ecco perchè non vorrei andarmene da questa città splendida che ci ha accolto per qualche giorno.
Non è stato semplice lasciarmi guidare e guadagnare un po' di autostima, ma con infinita pazienza hai saputo entrare dentro qualche ferita dell'anima e farla rimarginare in fretta con dolcezza. Ne sono rimaste tante altre che avrebbero bisogno del balsamo della vita per non riaprirsi, ma il tempo è troppo poco e dovrò imparare a sopportare.
Vorrei che questo treno che ci riporta indietro, alla solita vita, non fosse così veloce o che allungasse il percorso attraverso altri paesaggi da ammirare e da vivere. Magari si potrebbe trovare un posto dove lasciarsi vivere a cuore aperto.
Vorrei che i riflettori del concerto di ieri sera non si spegnessero mai perchè con la loro luce hanno illuminato il tuo volto di una dolcezza nuova, più tranquilla del solito e per un attimo i tuoi occhi si sono fermati a guardarmi, mentre cantavamo, noi, con altre mille persone, come fosse il coro del mondo.
Vorrei che questa stazione non fosse l'ultima, che non fosse già arrivato il tempo di scendere, che questo viaggio non finisse adesso.
Vorrei che domani, quando ci rivedremo, potessimo avere ancora negli occhi la bellezza dell'andare insieme al posto dell'ansia della catena dei giorni nuovi e difficili da affrontare.
Vorrei che leggessi queste righe, dove non sono riuscita a dire la parola grazie, ma in realtà è l'unica parola che vorrei e dovrei dirti, per tutto quello che da te ho imparato..."
(Firenze 1981)