Vito Introna:
Vito Introna nasce a Bari nel 1970 e lì ha conseguito la licenza liceale classica (1988) e la laurea in giurisprudenza (1993). Avvocato, sposato e con una figlia, vive e lavora dal 2001 a Roma, dove è anche attivo come sindacalista. In passato è stato un apprezzato web scrittore di fantascienza, con lo pseudonimo di Edorzar. Vorrei che il cielo fosse imparziale è la sua prima pubblicazione cartacea.
Sito: http://edorzar.ucoz.com/
Autore: Vito Introna
Serie: #
Edito da: Edizioni Diversa Sintonia
Prezzo: 13,00€
Genere: Narrativa contemporanea, Introspettivo
Pagine: 174
Voto:
Trama:
Annalisa vive da anni nella sua tenuta, spersa nel cuore degli Abruzzi. Si è lasciata andare, ritrovandosi trasandata, grassa e soprattutto ‘sola’. Orfana di entrambi i genitori non si è mai sposata e, dopo un’infausta esperienza lavorativa post laurea vissuta a Roma, si è chiusa in una sorta di autosufficienza esistenziale dalla quale non intende assolutamente uscire.
Ci penseranno Gemma e i suoi amici a risvegliarla, giovani musicisti girovaghi che giunti per caso una sera a casa sua, nel bene e nel male la sproneranno e accompagneranno in una difficile ricerca interiore.
Il terremoto dell’Abruzzo, l’alcolismo e una naturale inclinazione di Annalisa all’autocommiserazione, non basteranno a fermarla nella riscoperta di se stessa.
Una prova ostica di vita, che non mancherà di assumere connotati drammatici… fino all’inatteso finale.
Citazione:
“Perchè non esco mai?” – Semplice, perche non mi faccio sentire da nessuno.
“Perchè nessuno mi cerca?” – Sono grassa, trascurata.
“Perchè non faccio niente per uscire dal mio guscio?” – Perchè non mi va, sono pigra.
“Perchè non mi sono sposata?” – Perchè non mi ha voluta mai nessuno che amassi…
Già, nessuno tranne quel romantico porco di tre o quattro anni prima.
Recensione:
All’inizio non sapevo come comportarmi con questa protagonista, Annalisa, che non riuscivo ad inquadrare e non ero sicura se mi piacesse o meno. Le prime pagine mi hanno fatto restare indifferente, ma comunque in attesa che lei iniziasse a prender vita sotto i miei occhi.
Ad un certo punto mi ritrovo un’Annalisa del tutto diversa e non nascondo che ho dovuto chiudere il libro, dare uno sguardo al titolo (mica avevo sbagliato libro e ne stavo leggendo un altro?) e tornare indietro alle pagine precedenti per assicurarmi che si stesse parlando sempre dello stesso personaggio; insomma, Annalisa subisce una vera e propria trasformazione e a quel punto capisco cosa provo per lei: sì, mi sta davvero antipatica. Una donna che vive solo di rimpianti, che cerca una giovinezza di cui in realtà non ha mai goduto, che cerca delle amicizie che non è mai stata capace di avere, degli affetti che non ha saputo provare.
Questa donna non ha saputo vivere, o forse non ha saputo amare, una donna ricca e bella, ma che si mostra insicura e brutta ma anche acida e odiosa, alla ricerca costante di ciò che le manca, ma senza la capacità di saper trovare la strada giusta per iniziarne la ricerca… Alla fine le uniche risposte che è in grado di trovare sono unicamente nell’alcol. Annalisa stessa reputa triste la sua vita, forse ingiusta (vorrei che il cielo fosse imparziale: non è lei la prima a pronunciare queste parole, ma l’amica Sabrina che in fondo non fa che intepretare il suo pensiero… e viene anche disprezzata e maltrattata da Annalisa per la sua sincerità) ma solo perchè lei non sa guardare e rimane aggrappata a qualcosa di inconsistente, un solo e unico ricordo (unico elemento del romanzo che io lettrice non ho trovato plausibile… se volete sapere di cosa si tratta, leggetelo anche voi e poi venite a dirci cosa ne pensate!).
Che poi la storia abbia un suo lieto fine, mescolato ad un finale tragico, è come una conferma dell’imparzialità di quel cielo che ti dà ciò che vuoi, ma che al contempo, per non mostrarsi parziale verso di te, ti chiede qualcosa in cambio…