«L’8 dicembre alle primarie del Pd potranno votare fuorisede tutti i cittadini che ne facciano richiesta. Tuttavia lo stesso non avviene per le elezioni politiche del nostro Paese: in Italia si stimano oltre 800mila cittadini che non riescono ad esprimere il loro voto a causa della lontananza dal luogo di residenza».
È l’appello lanciato da Io voto fuorisede, associazione nata nel 2008 che si propone di permettere a quanti vivono in città diverse da quelle di origine – studenti come lavoratori – di esercitare uno dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.
Di questa associazione ne fà parte anche un giovane menfitano, Salvo Ognibene, il quale ci riporta con rammarico la sua opinione sull’anomalia politica tutta italiana.
Salvo Ognibene: “È assurdo che per la primarie di un partito i fuorisede possano votare e per le politiche no. Non ci sono problemi di ordine legislativo, manca solo la volontà politica. La nostra proposta – continua Ognibene – oltre ad essere garantita dalla Costituzione, contribuirebbe ad abbattere i costi. Il disegno di legge che abbiamo elaborato l’anno scorso è arrivato al Senato, si aspettava la discussione assieme alla riforma elettorale, ma, complice la caduta del governo di Mario Monti, l’iter è stato inesorabilmente bloccato”.
In Danimarca, alle ultime elezioni, ha votato con questo sistema il cinque per cento degli aventi diritto. Alle primarie del Pd i voti dei fuorisede sono stati il due per cento. Alle politiche si potrebbe arrivare a due milioni e mezzo, ed è una cifra sottostimata.
Una fetta consistente di elettori impossibilitati a esercitare la propria scelta.
“E non è un problema solo di noi terroni – conclude Salvo Ognibene – con le nuove graduatorie nazionali per Medicina, molti studenti del Nord studiano al Sud. Adesso anche loro fanno parte dell’esercito di fuorisede senza diritto di voto”.