Vulcano di fango emerge in Pakistan dopo il devastante terremoto del 24 settembre

Creato il 28 settembre 2013 da Alessiamocci

Pochi giorni fa, esattamente il 24 settembre, un forte terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito la parte sudovest del Pakistan, provocando centinaia di morti e di feriti. L’epicentro è stato individuato nel distretto di Awaran, una zona montuosa nel sudovest del paese, al confine con Afghanistan ed Iran.

Nella provincia del Belucistan, di cui il distretto fa parte, le vittime accertate sarebbero per ora 328. Il terremoto è durato qualche minuto e le scosse di assestamento sono state avvertite anche nella città di Karachi, a centinaia di km di distanza in direzione sudest, e nella capitale indiana New Delhi.

Il terremoto avrebbe causato il crollo del 30 per cento delle case di Awaran, e si teme che molte persone siano rimaste intrappolate sotto le macerie. L’Usgs (United States Geological Survey), l’organismo operativo che esegue ricerche su fatti relativi all’ambiente, avverte che il bilancio dei morti rischia di aumentare in maniera considerevole e quindi saranno necessari gli aiuti umanitari. Il catastrofico evento ha visto apparire una piccola isola, laddove prima vi era solo mare.

Alta tra i 6 e i 12 metri, avente un diametro tra i 50 e i 100 metri, il promontorio è emerso nel mare Arabico a quasi un km e mezzo dalle coste pakistane, di fronte alla città di Gwadar. Un sismologo del centro di monitoraggio sismico nazionale, Zahid Rafi, ritiene che la formazione dell’isola non debba sorprenderci.

Nel 1945 il British Indian Geological Survey aveva documentato, nella stessa area la presenza, di un’isola “grande abbastanza da far attraccare le barche ed essere attraversata a piedi”, ma che scomparve qualche settimana dopo. Un altro terremoto, nel 1968, aveva fatto emergere un’altra isola nella stessa area, anche quella svanita dopo un anno.

È chiaro che l’isola non si è formata perché il fondale marino è stato sollevato dal terremoto”, ha dichiarato un geologo dell’Usgs all’emittente Nbc. I sismologi sospettano che la formazione dell’isola, se confermata, sia piuttosto collegata ad un vulcano di fango, cioè ad un getto di fango, sabbia e acqua che emerge a fiotti sulla superficie e che è stato generato o stimolato dalle onde sismiche del terremoto.

Non è necessario un evento catastrofico perché questo fenomeno si verifichi, come è stato provato a Yellowstone e in Alaska, negli Stati Uniti. Solitamente i vulcani di fango si osservano lungo le faglie, dove gli strati di sabbia sono sollecitati, i granelli di sabbia diventano più compatti ed esercitano una pressione sull’acqua, che spinge verso l’alto portando con sé sabbia e fango.

L’attività dei vulcani di fango può cambiare bruscamente la sua intensità anche senza un collegamento diretto con forti terremoti. Isole temporanee si formarono ai tempi del terremoto di Makran nel 1945. Tali isole furono attribuite a vulcani di fango che poi, entro un anno, furono erosi e distrutti dal mare. Sono stati documentati vulcani di fango, indotti da forti eventi a distanze da 20 a 900 km, anche in Azerbaijan nel 1902, in Mongolia nel 1957 e 2006, a Sumatra nel 2004 e in Makran nel 2001.

Il capo del dipartimento meteorologico del Pakistan, Arif Mahmood, ha dichiarato che l’isola comparsa ieri al largo di Gwadar sarà esaminata più a fondo. I vulcani di fango pakistani sono guidati dalla tettonica delle placche: la placca arabica è in subduzione o immersione sotto il continente eurasiatico. Sotto la pianura, in attività è anche la fusione del magma roccioso, che infonde nelle acque sotterranee gas e calore vulcanico.

Come “camini idrotermali”, i vulcani di fango sottomarini possono avere i loro ecosistemi unici pieni di forme di vita che ottengono la maggior parte delle loro energie da fonti chimiche, come il metano.

È raro però per i vulcani di fango “violare” la superficie dell’acqua. Invece, quella che svetta al momento in mezzo al mare, poco distante dalle coste pakistane, è proprio una bella montagna rocciosa. Per quanto tempo ne potremo ammirare ancora la presenza, non ci è dato sapere.

Written by Cristina Biolcati


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