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Vulcano Marsili, il gigante del Tirreno ancora attivo

Creato il 19 gennaio 2014 da Makinsud

Da un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica “Gondwana Research” giungono notizie ben poco rassicuranti per gli abitanti delle città costiere del Tirreno che bagna il Sud Italia:

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è stato, infatti, accertato che il vulcano Marsili è ancora attivo. Il Marsili è un vulcano sommerso – il più grande d’Europa e del Mar Mediterraneo – e si estende nei fondali del Mar Tirreno, tra le Regioni di Calabria e Sicilia, per una lunghezza di 70 km e per una larghezza di oltre 30 km. Dal 2006 un gruppo di ricerca internazionale, che comprende l’Istituto per l’Ambiente  Marino del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli (Iamc – CNR) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma (INGV), ha iniziato lo studio ed il monitoraggio del Marsili a bordo della nave oceanografica “Universitatis” per verificare la potenziale pericolosità della sua continua attività sismica e idrotermale. A tale gruppo di ricerca internazionale hanno collaborato anche l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti, la Schlumberger Information Solution di Madrid, la Leibniz University di Hannover e la Società Eurobuilding Spa di Servigliano.

Le notizie che trapelano dai risultati dell’importante studio non risultano affatto positive, smentendo nettamente la precedente ipotesi che riteneva l’attività del vulcano ormai cessata da tempo. In tal senso, uno dei responsabili dello studio pubblicato su Gondwana Research afferma: “L’ipotesi più accreditata dagli studiosi era quella che considerava cessata, all’incirca 100.000 anni fa, l’attività eruttiva del vulcano. Nel corso della missione, finalizzata ad acquisire nuovi dati sui prodotti emessi dal Marsili e sulla loro età, è stata prelevata ad una profondità di 839 metri una colonna di sedimento che ha evidenziato due livelli di ceneri vulcaniche dello spessore di 15 e 60 centimetri, la cui composizione chimica risulta coerente con quella delle lave del vulcano”.

I ricercatori presenti sulla nave oceanografica “Universitatis” si sono serviti del carbonio 14 per risalire all’età degli strati di queste ceneri vulcaniche e le due analisi eseguite sui gusci di organismi fossili contenuti nei sedimenti hanno fornito, rispettivamente, età di 3000 e 5000 anni. Guido Ventura, ricercatore INGV, rivela che tali datazioni testimoniano una natura almeno parzialmente esplosiva del Marsili in tempi storici e ciò comporta la necessità di nuove ricerche per implementare un sistema di monitoraggio che possa valutare l’effettiva pericolosità connessa a una possibile eruzione sottomarina. In tal senso, sempre secondo gli esperti dell’INGV, “non è da escludere che il Marsili venga inserito nella lista dei vulcani italiani attivi”, proprio laddove compaiono già i nomi ben noti di Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari, i tanti “giganti dormienti” che ci auguriamo non decidano mai di interrompere il loro letargo.

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