A. Einstein
Mi sono trovato più volte a riflettere sul modo in cui penso e sui meccanismi dietro le mie elucubrazioni mentali. Ho capito che le mie opinioni sono il risultato di una dialettica interiore (visto, che prima o poi Hegel sarebbe tornato utile?), a volte anche laboriosa. È come mettere insieme un puzzle. Capita che un fatto, una notizia o uno spunto da una conversazione si presenti davanti agli occhi e chieda di essere in un certo senso completato. Quel seme di idea non è un'immagine, è solo una piccola macchia di colore, dai bordi frastagliati. Comincia ad acquistare senso se riesco ad allargare il campo, aggiungendo altre piccole tessere. Per trovare quelle che combaciano comincio a farmi delle domande a partire dalla macchia di colore che vedo e accosto tutte le tessere-risposte che mi vengono in mente, scartando quelle che non mi sembrano consone. A volte trovo in giro altre tessere, da altri fatti, notizie o conversazioni, e piano piano l'immagine prende forma, attraverso una serie di tentativi di accostamento. Quando una tessera sembra combaciare, comincio a metterla in discussione, per vedere se è davvero lei quella giusta. È per questo motivo che quando discuto con qualcuno delle mie opinioni, spero sempre che siano messe alla prova: se sopravvivono si rafforzano, altrimenti ho l'opportunità di scoprire delle tessere nuove per completare il puzzle. In questo modo spesso "non so come la penso" su un determinato argomento finché non mi trovo a parlarne o, meglio, a discuterne.
Quando all'inizio di febbraio ho deciso di aprire un blog, lo immaginavo come un modo per cercare di mettere nero su bianco i miei pensieri, per poi scoprire, post dopo post, che a volte i pensieri li approfondivo proprio mentre scrivevo, usando le mie idee come oggetti di conversazioni con me stesso. Forse è anche per questo motivo che la cosa mi ha appassionato tantissimo, più di quanto pensassi. Ho scoperto il mondo dei blog, che conoscevo solo superficialmente, trovando un sacco di gente che, come me, scrive perché crede che un'idea muore se non circola e contribuisce a crearne di nuove. Ho iniziato a collaborare con la blog-zine Camminando Scalzi e quest'espezienza conferma ogni giorno di più la mia impressione.
Per tutte queste ragioni, non c'è cosa che mi disturbi di più che sentire molte persone interrogate su materie di attualità ripetere acriticamente concetti sentiti a destra e a manca da personaggi più o meno noti o, ancora peggio, affermare beatamente di non avere un'opinione. Queste persone sono i migliori (o peggiori) esempi di quale debba essere il compito dell'istruzione e della cultura in un paese, ossia quello di formare menti aperte e disposte al pensiero, più che sterili serbatoi di concetti destinati all'oblio o, comunque, ad ammuffire al buio. È il popolo dei "non so/non rispondo", fatto degli indifferenti tanto detestati da Gramsci. Gramsci chi? Non ha importanza, tanto era comunista, un mistificatore per forza.