quali soluzioni propongono per eliminare la discriminazione sociale che divide a metà il mondo del lavoro?».
Il tema sotto riflettori oggi è l`articolo 18. «Un conto è il dibattito sui giornali, un altro è la discussione sul vero, drammatico, problema: la lotta alla precarietà. L`articolo 18 semmai deve arrivare alla fine del percorso. A quel punto si vedrà se è uno strumento utile o meno.
Faccio notare, però, che anche con la legge vigente si producono licenziamenti come a Termini Imerese. E con l`articolo 18 vigente è probabile che 800 mila persone nel 2012 vadano a casa».
La riforma del lavoro non andrebbe affrontata da un governo eletto? «Non ho capito se, ancora, nel dibattito pubblico fanno tutti i furbi. Siamo in una situazione Medita, eccezionale, il tracollo era a un passo e non è detto che ne siamo completamente fuori. L`intervento di Napolitano martedì ha avuto accenti storici. È stato giusto richiamare tutti a un`urgenza drammatica. In questa urgenza ci sta anche l`innovazione di cui il Paese ha bisogno. Compresa quella del mondo del lavoro. Non abbiamo più mesi o anni se vogliamo far crescere il paese. E trovare il lavoro che non c`è e produrre la ricchezza di cui l`Italia ha bisogno. Perché è questa l`urgenza drammatica di oggi.
Non pare che Monti sia favorevole alla concertazione. «Non è vero, credo pensi, a ragione, che su una materia come questa la concertazione è un dovere.
Ho fatto tavoli di concertazione a decine nella mia vita. Se il tavolo è finalizzato a decidere è un tavolo che funziona. Se serve a un guaio. Il governo si deve preparare al confronto senza pregiudizi.
Ma il sindacato tutto non può non porsi la questione di milioni di lavoratori che non sono rappresentanti dal sindacato e nel sindacato.
Non può non considerare questa sfida decisiva. Ho molta fiducia nelle organizzazioni dei lavoratori e spero che la nuova unità produca pensieri di lungo periodo».
Il Pd è destinato a spaccarsi sulla riforma? Subirà la pressione della Cgil? «La sinistra italiana è specialista nel trovare icone ideologiche sulle quali dividersi. La mia formazione è diversa, preferisco puntare a soluzioni sociali e valoriali capaci di modernizzare il Paese. Possiamo affrontare solo il punto dell`articolo 18, se vogliamo continuare a dividerci. Oppure si può discutere nel complesso di una riforma. Le ipotesi sono tante: quella di Ichino, quella di Boeri e Garibaldi, la proposta di far pagare di più un`ora lavorata da precario. Valutiamole.
Ma il punto è favorire l`integrazione dei precari in un mondo del lavoro uguale per tutti. È la battaglia del Duemila, paragonabile alle 8 ore. Nel `99 proposi il passaggio dal retributivo al contributivo nel sistema previdenziale. La Cgil di Cofferati era d`accordo, Rifondazione mise il veto e ci sono voluti 12 anni per arrivare al traguardo. Non possiamo più permetterci questi tempi lunghi».