WARRIOR, di Antonio Lanzetta
La Corte Editore, 236 pagine, € 15,90
Genere: tecnofantasy
Voto: 3/5
In un futuro distopico, governato da un folle tiranno che mira a controllare le riserve energetiche del pianeta, Darius è un ribelle che cade in schiavitù e poi risorge per abbattere il tiranno.
Trama lineare, come vedete. La particolarità del romanzo è una commistione tra fantasy, fantascienza e storia; dico storia perché il background ricorda molto quello dell'antica Roma, con gladiatori e tutto il resto.
Cominciamo con il dire che è scritto benissimo; nessuna sbavatura di stile, registro linguistico ricercato, perfetta gestione del punto di vista.
Il problema è che non mi ha preso. Per niente.
Questa è una cosa che mi era già successa con il precedente romanzo di Lanzetta, "Ulthemar". Non so perché, probabilmente io e il suo stile siamo incompatibili; mi dispiace perché, come ho già detto, scrive bene.
Ho letto da qualche parte (forse è una frase di Stephen King) che quando il lettore dice in maniera generica che il libro non gli è piaciuto ha quasi sempre ragione; se invece comincia a elencare quello che secondo lui non va quasi sicuramente ha torto.
Tuttavia mi dispiace dire che un libro non mi è piaciuto punto e basta, quindi mi azzarderò a fare delle ipotesi. Però prendetele con le pinze perché non si tratta di considerazioni oggettive (come possono essere quelle sulla grammatica, per dire) ma meramente soggettive. Tanto è vero che la gran parte delle recensioni a questo romanzo sono positivissime, quindi deve essere di sicuro un problema mio.
Secondo me quello che manca è l'approfondimento psicologico dei personaggi; o meglio, c'è in parte, ma è decisamente sacrificato rispetto all'azione.
Ovunque si legge che questo romanzo è adrenalina pura (nota personale: nella biografia lo stile di Lanzetta viene indicato come "testosteronico". Ecco, questo mi fa morire dal ridere); va bene, l'adrenalina ci sta, ma io non sto guardando un film, sto leggendo un romanzo e quindi ho bisogno di empatizzare con i personaggi.
Ora, ho trovato difficile empatizzare con dei tizi che per la gran parte delle 234 pagine del romanzo non fanno altro che mozzare teste e arti.
Secondo me, ma sempre secondo me, eh, tenetelo presente, la parte iniziale in cui il protagonista è uno schiavo andava molto molto ampliata; e, correlativamente, andava ampliata anche la seconda parte, in cui si combatte contro il tiranno.
Lo dico perché, in realtà, la trama è fortissima. Ci sono degli spunti che avrebbero permesso di scrivere molte molte più pagine (tanto per fare un esempio, a un certo punto i personaggi arrivano in una New York in rovina che è appena accennata).
Questo mi fa venire in mente un altro difetto; secondo me il background doveva essere maggiormente approfondito. Vi sono rapidi cenni che spiegano la situazione dell'ambientazione ma sono, appunto, così rapidi che è difficile farsi un'idea approfondita del mondo in cui i personaggi si muovono. Questo ovviamente crea distacco nel lettore.
Qui però sono in grado di dare una spiegazione oggettiva: si tratta della maledizione dello "show, don't tell".
Spiego. Siamo nella testa di un personaggio che, naturalmente, conosce benissimo il mondo in cui vive e che perciò non ha bisogno di spiegarselo.
Ne risultano zero infodump, il che in teoria sembra andare bene; gli infodump rallentano la narrazione e sono noiosi. Di sicuro ammazzano l'adrenalina.
Però io lettore non vivo in quel mondo. Ci cado dentro da un giorno all'altro e ho biosgno che qualcuno me lo spieghi, altrimenti faccio una fatica becca per capire di che diavolo si sta parlando e dopo due pagine mi viene voglia di chiudere il libro.
Capite qual è il problema? La bravura di uno scrittore sta proprio nell'inserire infodump in maniera discreta, facendo sì che nessuno se ne accorga, ma non va bene eliminarli del tutto. Cosa che in questo romanzo, in base a quello che ho letto, succede.
Non so se sia stato un problema di editing o cosa, ma secondo me la scrittura è fin troppo asciutta. La scrittura asciutta va bene, ma si è un pochettino esagerato.
Al di là di ciò, sono sicura che a lettori non rompiscatole come me questo romanzo piacerà tantissimo, perché ha una trama interessante ed è scritto in maniera corretta e scorrevole. Perciò se non ricercate il pelo nell'uovo leggetelo pure, non resterete delusi.