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Watchmen senza Alan Moore: Before Watchmen, un’analisi delle prime uscite

Creato il 19 dicembre 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Dopo mesi di polemiche, un paio di interventi pubblici di , la nascita di schieramenti e un po’ di parole forti fioccate da entrambi i lati, ecco arrivare anche in Italia Before Watchmen. La querelle scatenata da questa operazione editoriale ha finito col sollevare questioni forse più grandi di quanto realmente rappresenti,  ponendo al centro dell’attenzione alcune questioni in termini sin troppo radicali e dicotomici: rapporto tra autore ed editore, stato di salute dei comics e capacità creative degli autori contemporanei, debito nei confronti degli anni ’80, il confine fra il plagio e il gioco artistico, lo sfruttamento commerciale e il rispetto dei contenuti. Watchmen senza Alan Moore: Before Watchmen, un’analisi delle prime uscite> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="502" width="295" alt="Watchmen senza Alan Moore: Before Watchmen, unanalisi delle prime uscite >> LoSpazioBianco" class=" wp-image-62759 alignleft" />Mettere dunque quelle 8 lettere sulla copertina di un albo vuol dire rendere, nel bene e nel male, quell’albo una gallina dalle uova d’oro (i quattro albi in questione negli States hanno venduto insieme circa 416 mila copie), ma anche assumersi la responsabilità di un confronto con una delle opere che più ha cambiato la storia del fumetto.

Talvolta si decide di “strappare” un affresco, cioè di separare lo strato pittorico dalla parete e riportarlo su tela. Una volta trasportata, l’opera di certo conserva una sua bellezza; al contempo, staccarla dalla parete sulla quale era nata vuol dire comprometterne in ogni caso i colori, decontestualizzarla e isolarla dall’ambiente architettonico originario dal quale era completata. Il Before Watchmen che emerge da questi primi 4 volumi è una sorta di affresco strappato: quattro storie con sceneggiature non disprezzabili, private però dell’intima coralità di Watchmen, spogliate della loro architettura metanarrativa, in bilico lungo il sottile confine che separa la decostruzione dell’eroe dalla sua banalizzazione. Le due pagine finali di ogni albo dedicate a “La maledizione del corsaro cremisi” ne sono l’esempio più lampante: scritte dall’ottima penna di Len Wein e magistralmente disegnate da , hanno trasformato quello che nel 1986 fu un riuscitissimo esempio di narrazione parallela, un perfetto gioco di specchi, in niente di più che un mero supplemento.

Vi propongo una rapida carrellata dei quattro albi nell’ordine in cui li ho letti.

“Il Comico” scritto da Azzarello e disegnato da Jones, è un fumetto fantapolitico, che vede Edward Blake al servizio tra gli altri della famiglia Kennedy. In copertina il protagonista replica lo smile, icona del primo Watchmen, in una versione decisamente più inquietante e sadomasa, con tanto di passamontagna in pelle ed immancabile sigaro. Watchmen senza Alan Moore: Before Watchmen, un’analisi delle prime uscite> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="205" alt="Watchmen senza Alan Moore: Before Watchmen, unanalisi delle prime uscite >> LoSpazioBianco" class="size-medium wp-image-62761 alignright" />Azzarello come sempre mette su dei dialoghi rapidi, irriverenti, farciti di un vocabolario politically uncorrect, che si adattano perfettamente al personaggio a lui affidato. I disegni di Jones sono i più realistici fra i quattro e ben riproducono gli ambienti e le atmosfere degli anni dal 1962 al 1963 in cui la storia è ambientata.

L’albo di Nite Owl, sceneggiato da J.M. Straczynski e disegnato da Andy Kubert con le chine del compianto padre Joe, copre un arco di tempo più vasto, dal ’62 al ’66, e narra le vicende che hanno portato Daniel Dreiberg a indossare i panni di Nite Owl sostituendo Hollis Mason. Straczynski riesce particolarmente bene nel caratterizzare il giovane Daniel, ragazzino intelligente e sognante, preso dalla forte passione per il suo eroe Nite Owl/Mason, condannata dal padre violento e severo come infantilismo. Riuscitissima è la rappresentazione del primo atto d’eroismo di Dreiberg, della sua prima vittoria sul male ottenuta standosene seduto su una panchina sconsolato a guardare i suoi “pupazzi” bruciare mentre il padre muore di infarto. Lo sceneggiatore sembra poi premere l’acceleratore e descrive con un po’ troppa fretta il passaggio di consegne tra Mason e Dreiberg e la nascita del sodalizio con Rorschach.

Con Minutemen andiamo ancora più indietro nel tempo, alla fondazione del primo supergruppo nel 1939, raccontata attraverso l’autobiografia di Hollis Mason, “Sotto il cappuccio”. L’albo, sceneggiato e disegnato da Darwyn Cooke, racconta la storia di ognuno dei Minutemen dedicandogli da una a quattro pagine, divenendo così un racconto delle origini dei personaggi in una serie che racconta le origini di questi e altri personaggi, operazione che rischia di risultare pleonastica. Il personalissimo stile grafico di Cooke diviene talvolta un po’ troppo cartoonesco, specie nelle pagine dedicate alla prima Silk Spectre.

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Una sequenza tratta da Silk Spectre#1 disegnata da Amanda Conner

Dicasi lo stesso per quello di Amanda Conner che disegna l’albo dedicato alla seconda Silk Spectre, sceneggiato sempre da Cooke. L’albo è dedicato all’adolescenza di Laurie Jupiter, resa difficile dall’ossessione della madre e dalla sua volontà di perpetuarsi forgiando/deviando la figlia a sua immagine e somiglianza.

Vere perle, infine, sono le cover, in particolare le variant presenti alla fine di ogni albo a firma di Jim Lee, Eduardo Risso, Kevin Nowlan, Michael Golden e Dave Johnson.Il rischio concreto – spero vivamente che i numeri successivi mi smentiscano – è che questi albi non aggiungano nulla a Watchmen, che si risolvano nel semplice soddisfacimento della curiosità di un largo pubblico bramoso di continuity.

Dan DiDio, nel pieno della polemica legittimò l’operazione dicendo a proposito dei personaggi che

non c’è nulla di finito riguardo loro. Hanno infinite possibilità nel tipo di storie che potremmo raccontare con loro. E posso dire di aver trovato gli autori giusti per raccontare quelle storie [1] .

Ma c’è davvero altro da dire e, soprattutto, da poter dire?
Chi vi scrive non crede nella sacralità dei testi o nell’inviolabilità delle opere (purché l’operazione sia legale e, beninteso, Before Watchmen lo è, essendo il contratto che Alan Moore firmò con la DC tanto moralmente discutibile quanto legalmente ineccepibile); ha però il sentore che il nascente universo Watchmen vada espandendosi senza però divenire più profondo.
Già a giugno, mese d’uscita di Before Watchmen negli States, Dave Gibbons al GameCity di Nottingham commentava: 

Per quel che mi riguarda, quello che abbiamo realizzato Alan ed io è stata la graphic novel e un paio di illustrazioni che furono pubblicate all’epoca. Tutto il resto – il film, il gioco, i prequel – non sono davvero canonici. Sono… sono sussidiari. Non sono davvero Watchmen. Sono qualcosa di differente [2] .

Una dichiarazione che in qualche modo coglie il pericolo che incombe su questa iniziativa editoriale: che sia sussidiaria, accessoria e in fin dei conti non necessaria, un Wathcmen di serie B o con l’eufemismo di Gibbons “non canonico”.

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Abbiamo parlato di:
Before Watchmen: Minutemen#1 – Silk Spectre#1 – Il Comico#1 – Nite Owl#1
Darwyn Cooke, Brian Azzarello, Joseph Michael Straczynski, Amanda Conner, J.G. Jones, Andy Kubert, Joe Kubert, Len Wein, John Higgins
Traduzione di Stefano Formiconi
Rw Edizioni – Lion Comics, novembre 2012
36 pagine, spillato, colore – 2,50€ cada
ISBN: 9788866912859 – 9788866912910 – 9788866912965 – 9788866913009

Note:

  1. comixfactory.blogspot.it/2012/05/usa-continuano-le-polemiche-dan-didio.html [↩]
  2. comixfactory.blogspot.it/2012/07/dave-gibbons-before-watchmen-non-e.html [↩]

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