«Fuori c’è il sole. Vittoria mi accarezza i capelli, Mario Elvis e zio Armando cantano la Spada nel cuore, dalla cucina arriva l’odore del ciambellone al cioccolato. Sono il bambino più fortunato del mondo».
La cosa sorprendente di We Are Family è che sembra una storia uscita dal Sundance Festival.
Il terzo romanzo di Fabio Bartolomei possiede infatti gli elementi perfetti di un film da festival indipendente, girato da Wes Anderson o da Michel Gondry: un bambino geniale, un papà che si veste da Elvis Presley e una casa posta su un terreno instabile che cambia di continuo posizione.
Al Santamaria è un bambino prodigio che a quattro anni legge il dizionario e fa domande su qualsiasi cosa, anche la più imbarazzante, e che decide di salvare il mondo iniziando dal rendere ancora più felice la sua già felice famiglia. Ha un papà che si fa chiamare Mario Elvis, una mamma che cucina ciambelloni per i bar e una sorella dall’insana capacità di uccidere qualsiasi animale domestico le venga affidato. I Santamaria affrontano sacrifici economici e numerosi traslochi per trovare quella che definiscono “la casa promessa”, una ricerca esilarante che li condurrà in una casa tutt’altro che perfetta. Al diventa un uomo e un sognatore che mette al servizio degli altri la sua genialità, realizzando un progetto bizzarro quanto la sua famiglia.
Con dialoghi brillanti e toni da commedia, il racconto celebra il bisogno di sognare e l’importanza dell’unione familiare. Al non vuole crescere, e questo non equivale a fuggire dalle responsabilità, quanto piuttosto a non perdere la voglia di divertirsi e agire fuori dalle comuni, borghesi, e fin troppo “adulte” convenzioni.
Questa storia ambientata a Roma, sullo sfondo delle vicende italiane degli anni Settanta e Ottanta, fa delle sue piccole eccentricità gli elementi portanti, ed è divertente come una saga familiare alla Royal Tenenbaum. Diviso in tre capitoli che scandiscono le diverse età di Al, We are family è il surreale e ironico ritratto di una famiglia eccezionale, in cui Fabio Bartolomei ci racconta l’infanzia, la crescita, e il talento dal suo punto di vista, insieme all’ascesa del “principato Santamaria”. Con una scrittura precisa, senza sbavature e senza marcare sul registro dialettale, il testo alterna cliffhanger a punti di svolta che sorprendono di continuo il lettore. Un romanzo leggero ma non sciocco, ben strutturato e mai didascalico.
Nota sull’autore
Fabio Bartolomei ha pubblicato per edizioni e/o altri due romanzi, Giulia 1300 e altri miracoli e La banda degli invisibili, nei quali cala personaggi straordinari nella storia dell’Italia contemporanea. Vive a Roma, dove lavora come pubblicitario e sceneggiatore. Scrive di notte, anche diciotto ore di fila, e non legge i finalisti del Premio Strega. Nel 2006 ha vinto il Globo d’oro con il corto Interno 9. Dice sulla sua scrittura: «Mi fido dell’istinto e della convinzione che se un passaggio del romanzo riesce a strapparmi un sorriso quasi sicuramente riuscirà a strapparlo anche al lettore».
Per approfondire
Leggi l’intervista a Fabio Bartolomei
Leggi la recensione su la Repubblica
Qui la nostra intervista a Fabio Bartolomei e la recensione di Giulia 1300 e altri miracoli.
Fabio Bartolomei, We are family
e/o, 2013
pp. 280, euro 17