Ore ed ore di pattume. Riversate nelle nostre case dalla tv pubblica e da quella commerciale. Un incubo metafisico. Popper vomiterebbe che a confronto l’Esorcista sarebbe una messa cantata.
Fortunatamente con la bella stagione tutti gli artefici di questo teatro degli orrori vanno in vacanza. Certo: questo fa sì che le loro chiappe flaccide, le loro pelate lustre e le loro cosce cellulitiche vengano infornate in qualche colostomico show di gossip vacanziero. Ma in generale il livello medio si alza.
E notevolmente.
Con buchi nei palinsesti grandi come le tette siliconate di qualche pupa priva della licenza media, è necessario riempire gli spazi con qualcosa che costi poco perché non avrebbe senso spender soldi per un programma che nessuno guarderà o bruciarsi il filmone tritatutto americano per una sparuta congrega di pensionati. Infatti, si presuppone che l’italiano abbia tre mesi di vacanza e che in quel periodo non guardi la tv perché impegnato in ludiche spiagge (sarà poi vero?). Ed ecco quindi rispolverati film di quaranta o cinquanta anni fa. Ti alzi la mattina e puoi beccare “Il ferroviere” di Pietro Germi. All’ora del caffè potresti beccare “Amarcord”. Nel tardo pomeriggio potresti imbatterti in un Monicelli d’annata, in un Antonioni transfuga… male che vada ti becchi un Franco e Ciccio che ha sempre un suo perché, un intramontabile Totò (magari quello di “Totò e Carolina”), in un glorioso Don Camillo o un accattivante Sergio Leone. In qualche canale satellitare puoi trovare anche qualche chicca degli anni ’90 come Strane Storie – Racconti di fine secolo o le repliche di sceneggiati preziosi come Ligabue, Dancing Paradise e A come Andromeda.
Roba di qualità: fatta da gente che sapeva fare il proprio mestiere (dice niente Vittorio Cottafavi? Dice niente Ugo Pagliai?) e che aveva talento da vendere.
Insomma: siamo lontani anni luce dai serial americani con adolescenti dai canini e dalle pettinature posticci, dalle sit – com piatte e prevedibili e dagli show siliconati nelle tette e nel cervello.
Se vuoi per forza accendere la tv sei costretto a guardare questa roba: il pusher, una volta tanto, fa bene il suo mestiere.
E se proprio non ti piacciono quegli ingenui e tenerissimi peplum in cui Ercole combatteva contro i Romani, hai sempre un’altra scelta: spegnere il maledetto arnese. E chissà che non ti venga voglia di riprendere quel vecchio libro che hai sul comodino da due anni o di rileggerti un fidato Diabolik o un immarcescibile Tex. O magari semplicemente di uscire a fare quattro passi in questo disastrato mondo. Celato per mesi al tuo sguardo da un lavoro annichilente e dal ghigno beota e cattivo di questa (spesso) pessima maestra a schermo piatto.