Take my love, take my land
Take me where I cannot stand
I don’t care, I’m still free
You can’t take the sky from me.
- The Ballad of Serenity, Joss Whedon
Il 20 settembre 2002 andava in onda per la prima volta The Train Job, il secondo episodio di Firefly, scritto e girato di fretta a causa dei capricci della Fox, che si rifiutava di mandare in onda il vero pilot, Serenity.
Firefly è forse l’esempio più lampante di show cancellato troppo presto, ma è anche la prova che non tutte le serie sono come dei motori diesel, ovvero che non tutte hanno bisogno di tempo per ingranare. Chiaro, le serie di Joss Whedon (The Avengers, Buffy The Vampire Slayer) hanno questa tendenza a migliorare esponenzialmente col tempo, ma se penso a quanto era bello Firefly, al fatto che Whedon ha ripetutamente ammesso di avere in mente almeno cinque stagioni per il suo western-fantascientifico, e a come sarebbe potuto crescere, mi viene da piangere quindi non lo farò.
“Certo che Star Wars mi ha influenzato, Star Wars ha cambiato tutto. Ma io non volevo scrivere un altro film di Star Wars, io volevo mettere i migliori film western degli anni ’70 sul Millennium Falcon.”
- Joss Whedon
Sì, Firefly è un western ambientato nello spazio in un futuro relativamente prossimo. Le risorse sulla Terra si sono esaurite, così l’umanità ha deciso di terraformare alcuni pianeti rendendoli abitabili. I pianeti centrali sono quelli più ricchi, mentre quelli periferici sono perlopiù abbandonati a se stessi o ridotti in schiavitù.
Il pilot, quello vero, si apre con la battaglia della Serenity Valley, fra l’Alleanza (il governo dei pianeti centrali) e la resistenza (i cosiddetti browncoats, che hanno dato il nome al fandom). Fra questi ultimi troviamo il Capitano Reynolds (Nathan Fillion) e Zoe Washburne (Gina Torres), i quali dopo la sconfitta decidono di acquistare un’astronave di classe Firefly (chiamata Serenity) e vivere di piccola criminalità e contrabbando.
Per sostentarsi, oltre all’equipaggio composto da Kaylee, la meccanica che tratta l’astronave come se fosse una persona, l’adorabile pilota Wash e il mercenario Jayne Cobb, la Serenity ospita Inara, una prostituta d’alto bordo, mestiere molto ben visto nella società (è paradossalmente lei ad alzare il profilo morale della nave) e alcuni passeggeri paganti: il pastore Book, il giovane medico Simon e sua sorella River.
Lo spettatore ci mette davvero poco ad affezionarsi alla ciurma, che sembra quasi una famiglia disfunzionale in pieno stile Whedon, e a vivere con i vari personaggi i momenti più belli e quelli più brutti, ma soprattutto a temere per la loro incolumità (è pur sempre una serie di Joss).
Dopo quattordici episodi mandati in onda in ordine sparso nello slot della morte del venerdì sera, la Fox ha cancellato Firefly, che però non è morta: l’ingiusta, crudele e prematura cancellazione è stata infatti talmente dolorosa da convincere i fans a ribellarsi e Whedon a farne un film, intitolato Serenity, che ha tirato le fila delle storyline rimaste aperte e dato un senso di chiusura nella tristezza.
Alcune storie, come quella del pastore Book, sono poi state riprese dai fumetti di Joss e Zack Whedon.
Nel 2012, per il decennale della serie, c’è addirittura stato un panel commemorativo al Comic Con di San Diego che potete vedere qui sotto
con quasi tutto il cast e il creatore Joss Whedon, che si è fra l’altro commosso e dopo anni ha dimostrato di non riuscire proprio a lasciar andare Firefly, anche se il più restio a voltare pagina sembra Nathan Fillion.
Mal: We’re still flying.
Simon: That’s not much.
Mal: It’s enough.
- Firefly, 1×01, “Serenity”